Che senso ha vivere? Quante cose si fanno nella vita: si
vive per raggiungere scopi, obiettivi, target , in modo consapevole
, organizzato e determinato, in modo tecnicamente sempre piu' efficace e
con grandi investimenti .
Raggiungere obiettivi, realizzare progetti , ma ci si domanda : che senso
ha tutto questo? Tutto quello che ognuno di noi pensa e fa nella vita , in
fondo, a cosa mira? Tutti gli scopi che gli uomini si danno
nella vita , sono essi a dare senso all'esistenza, oppure l'esistenza
umana è un fatto che la ragione può comprendere come "significativa
in se stessa" ?
Qual è il significato della nostra esistenza?
Lungo la storia, nelle sue riflessioni l'uomo
- si riconosce imperfetto e desidera la perfezione;
- incompiuto, desidera compiersi , realizzarsi in pienezza;
- finito e limitato, desidera superare ogni limite ;
- impaurito dal mistero della vita , desidera che ogni segreto sia
svelato;
- provvisorio e mortale, desidera l'immortalità .
C'è uno scienziato che per piu' di 20 anni ha osservato le specie animali e la
specie umana in relazione ad esse: Darwin. Charles Darwin , grande
osservatore della natura, nella sua Autobiografia ,riflettendo su più
di 30 anni di ricerche e studi scrive:
"Anche prescindendo dagli infiniti e meravigliosi adattamenti che
osserviamo di continuo nelle specie della natura ci possiamo chiedere qual è la
spiegazione dell'armonia e del buon fine di tutte le cose del mondo.
Alcuni autori ,profondamente colpiti dalle profonde sofferenze che esistono nel
mondo si domandano se tra gli esseri sensibili sia maggiore il dolore o la
gioia, la sofferenza o la felicità , se il mondo nel suo complesso sia
buono o cattivo. Io credo che la felicità prevalga decisamente benchè sia
difficile dimostrarlo.
Se tutti gli individui di una specie soffrissero sempre molto intensamente essi
trascurerebbero la procreazione. Ora non v'è ragione di credere che questo sia
mai avvenuto con una certa frequenza. Inoltre qualche altra considerazione può
farci ritenere che in generale tutti gli esseri sensibili siano stati costruiti
in modo da poter godere la felicità ."
V.Frankl: l'uomo non cerca la felicità , ma una ragione per essere felice.
Da qui il linguaggio delle rivelazioni che dà queste ragioni.
K.Marx: il desiderio di felicità nell'uomo, non trovando compimento nel
reale, si costruisce una sovrastruttura mentale in cui crea esperienze
sedicenti spirituali che plachino il desiderio di felicità e/o ne
differiscano post-mortem il compimento definitivo.
S.Freud: il desiderio di felicità appartiene
all'inconscio e si esprime come un insieme di pulsioni o bisogni psichici
che costituiscono la psiche umana e trovano una diminuzione di tensione
nella cosiddetta attività spirituale.
A.Maslow: l'ansia di felicità .. sono solo peak-experiences,
esperienze di pienezza, di pace, gioia intensa in cui l'esistenza assume un
senso nuovo...tutto viene sentito come un dono piovuto da altrove.
Darwin aveva osservato la vita di moltissimi animali catalogandoli, cercando di
scoprirne l'origine e ipotizzando una evoluzione delle diverse specie. Dopo 20
anni di studio e riflessione gli parve evidente che tutti gli esseri
sensibili siano fatti e vivano fondamentalmente per godere la felicità .
Nel racconto della storia l'uomo di tutti i tempi è stato agitato da un
desiderio insopprimibile: quello di raggiungere una condizione di
felicità piena e definitiva.C'è una Legge naturale , propria
dell'uomo che lo guida alla felicità, un istinto come negli animali ?
Gli animali sono orientati da un istinto a vivere l'esistenza in modo
pieno e si orientano a questo in ogni momento e situazione. Il ragno da 4000
anni, come raggiunge l'età comincia a fare la tela e non sbaglia mai.
Dove ha imparato? E' l'istinto. I castori fanno le dighe allo stesso modo da
migliaia di anni e non sbagliano mai. Gli animali crescono finchè ad un certo
punto diventano autonomi sanno come vivere la loro esistenza di specie senza
sbagliare, la vivono in modo autentico.
Attraverso l'istinto della specie e l'apprendimento parentale, in
condizioni normali, gli animali maturano con l'età . Una gallina
non si sbaglierà mai a comportarsi come un cane e viceversa.
L'animale non e' libero nel suo rapporto con l'ambiente , è limitato nell'ordinare
le proprie pulsioni in motivi, in comportamenti: e' dominato dall'istinto. L' istinto
guida l'animale a vivere l'esistenza autentica della sua specie. Quando
l'animale soddisfa l'istinto, questo gli basta, e' felice. Questo
è il senso della sua esistenza . Un animale perfetto , in un ambiente
perfetto , non puo' fallire il suo istinto e raggiunge la sua
felicità .
L'uomo è dotato di un corpo simile a quello animale, ha dei bisogni, deve
soddisfarli pena la malattia o la morte. Ha bisogno di calore, di
cibo, di liquidi, di dormire etc. Ma
l'uomo non mangia o beve per istinto : ha fame e sete ma può
digiunare .
L'istinto domina l'animale , il quale vive per essere appagato nel
suo bisogno. L'istinto lo guida e lo determina . L'uomo
invece non ha istinti che lo guidano alla felicità , ha desideri (della
fame, della sete , della riproduzione, etc. ) .
L'uomo è libero di rinunciare a colmare il proprio desiderio/bisogno o
di differirne l'appagamento, in vista di un benessere superiore . Essendo
libero l'uomo è creativo , crea modi diversi di colmare i suoi
desideri, di cercare la sua felicita' .
L'uomo produce cultura , un insieme di modi per realizzare
l'esistenza , di rispondere ai propri bisogni e desideri, di
raggiungere la felicità .
L'uomo è un essere di desiderio.
I bisogni e i desideri si
manifestano nell'essere umano come pulsioni che
lo muovono a comportamenti tesi
a soddisfarle. Ai motivi ,
che sono gli scopi, gli obiettivi ,
le mete cui
tendono i comportamenti ,
è connessa una energia psichica che
rende l'uomo attivo e determinato a realizzarli : la motivazione.
Quando la pulsione ,
il motivo è -
per esempio- l' amicizia, il comportamento (
la condotta relazionale
) che si adotta con
le persone con cui si vuol
vivere l'amicizia tende a compiere il
motivo .
Il motivo può essere sostenuto da una energia
in forma piacevole oppure spiacevole. Ci sono motivi inferiori (
di carenza , mancanza )
o motivi di deprivazione (bisogno
di cibo, di acqua,
della toilette etc.)
cui corrispondono stati
motivazionali spiacevoli e irritanti. Se vengono soddisfatti
tali motivi, lo stato
affettivo che ne consegue è quello della soddisfazione,
del piacere ,
dell'appagamento; stato
che non perdura nel tempo perchè il bisogno/desiderio presto si
ripresenta.
Ci sono motivi
superiori ( bisogni di crescita, come il
bisogno di informazione,
di conoscenza, di
creazione e bisogni
affettivi come il benessere da relazione )
cui corrispondono stati
motivazionali piacevoli. Se vengono soddisfatti tali motivi, lo stato affettivo che ne
consegue perdura a lungo e c'è una motivazione piacevole
residua.
Quando i comportamenti messi
in atto raggiungono gli obiettivi e
i bisogni/desideri vengono soddisfatti l'essere
umano sperimenta una sensazione
piacevole , quando li falliscono una sensazione
spiacevole. Questa sensazione,
piacevole o spiacevole è l ' affettività. L'esperienza di compimento o realizzazione di un
motivo crea uno stato affettivo che è una tonalità di
malessere-benessere .
La condotta che si tiene e
gli effetti che si vivono producono affettività (una
misura di benesse-malessere) o anche emozione (una misura alta di
affettività ) che puo' essere piacevole o spiacevole e puo' essere misurata su
una scala di gradazioni .
La scala dell'affettività Tecnicamente l'affettività
è la misura del nostro
star bene nel mondo e questa misura puo' essere positiva o
negativa. Nel linguaggio comune provare
affetto sta ad indicare uno stato di benessere positivo,
una misura di affettività positiva. Possiamo allora costruire una scala della tonalità del
malessere-benessere che sperimentiamo quando raggiungiamo
una meta , un obiettivo, sia consapevolmente che inconsapevolmente.
Dal negativo al positivo:
infelicità .....
(la mia vita è un inferno non vedo vie d'uscita)
dolore....
sofferenza...
dispiacere...
disgusto
insoddisfazione...
---------------------------------------------------------
soddisfazione...
piacere...
appagamento...
gioia ...
felicità (sono
felice: non desidero più nulla )
Che cos'è la felicità? Come
esprimono gli uomini la loro felicità?
La felicità viene intesa comunemente come uno stato di benessere
totale della persona che non lascia
desideri residui e viene espressa come pienezza dell’esistere .
L'individuo felice si percepisce come uomo compiuto, colmato, realizzato.
Lo stato di benessere è sempre soggettivo ed è connesso al proprio essere
nel mondo, alle relazioni con il mondo : quali stati di benessere sperimenta l'essere umano?
1° grado-La soddisfazione
L’uomo è un essere che ha un corpo animale e con esso è sottoposto ai bisogni.
Bisogno di mangiare, bere, riposare etc. Come gli animali, l’uomo che dà una risposta
adeguata ai suoi bisogni è soddisfatto.
La soddisfazione è uno stato di benessere che viene dalla risposta adeguata
ad un bisogno.
E' talmente importante essere soddisfatti nella vita che spesso si
identifica la soddisfazione con la felicità. La soddisfazione è sempre e solo
quella della persona, non è mai condivisibile.
Se faccio pipì, gli altri non possono condividere la soddisfazione. La
soddisfazione è centrata sull’Io e sui suoi bisogni, è per natura egocentrata.
La persona che vive soltanto per
sentirsi soddisfatta è una persona egocentrica, chiusa sul proprio Io.
Il comportamento che tende alla soddisfazione è "
la mano che prende". Soddisfare i bisogni è necessario per
l’esistenza ma una esistenza centrata sulle soddisfazioni è una esistenza
egocentrica, rafforza l’egocentrismo.
2° grado-Il piacereIl piacere è
uno stato di benessere più ricco della soddisfazione che deriva da un desiderio che ha ricevuto risposta adeguata.
Molti bisogni nella persona umana diventano qualcosa di più ricco di più
complesso del bisogno animale, diventano desideri. " Ho bisogno di
mangiare per sopravvivere : desidero mangiare
una pizza!"
Il desiderio coinvolge la persona a livello culturale e creativo. Una cosa è
ingurgitare per soddisfare la fame, altro è il piacere di mangiare una pizza.
Si mangia la pizza anche quando non se ne ha bisogno, basta che ne nasca il
desiderio !
Anche il piacere è egocentrato, non è mai condivisibile. Il piacere segue
una legge particolare
secondo cui la persona tende a centrarsi in esso ripetendo quasi meccanicamente
i comportamenti che lo provocano. Una esistenza fondata soltanto sulla ricerca
di soddisfazioni e piaceri è una esistenza chiusa sull’io della persona,
egocentrata, tende a chiudere la persona su se stessa.
3° grado-L'appagamento:L'appagamento
è la pienezza della
soddisfazione e del piacere . La
persona che soddisfa tutti i suoi bisogni, secondo i suoi desideri , dice
di sentirsi appagata.
4° grado -La gioia:Il desiderio può spingere la
persona a stati di benessere più intensi: « ho bisogno di mangiare; desidero
mangiare una pizza; non mi va
di mangiare da solo, invito degli amici »
La vita di relazione con gli altri ci produce una benessere
piu' intenso di ogni soddisfazione o piacere: è la gioia cioè lo star bene
nella relazione con gli altri.
La gioia implica la relazione positiva con gli altri. Per provare gioia la
persona deve uscire dal proprio egocentrismo ed aprirsi alla relazione con
gli altri. Di piu': deve essere capace di stabilire relazioni
affettive positive con
gli altri. La gioia necessita di una partecipazione attiva, culturale, creativa della
persona nella relazione con gli altri.
La persona che spinge il suo desiderio verso la gioia costruisce attivamente la
propria vita cercando di creare le
condizioni per la gioia percio’ è aperta, comunicativa, creativa,
attenta alle relazioni.
La gioia è radiante,
comunicativa, contagiosa. La gioia apre la persona alla relazione con gli
altri, la spinge alla comunicazione, alla creatività culturale , spinge
all’affetto, alla condivisione, alla tenerezza, all’amicizia, in
definitiva all’amore.
Il segno della gioia di vivere è il "dare",
irradiare.
5° grado -La felcitàLa gioia è uno stato di
benessere tendenzialmente duraturo ma in realtà si manifesta a tratti. E'
passeggera ma è la porta
della felicità. Una persona che vive permanentemente nella
gioia dice di sentirsi felice. «sto così bene nel mondo e
con gli altri da non desiderare più nulla, sono felice »
La felicità è uno stato di benessere della persona che vive
una gioia piena, permanente,
sovrabbondante. Non desidera più nulla.
La persona felice e' piena,
traboccante di gioia, non desidera piu' nulla per se' , non sente
piu' il desiderio di prendere:
e' nella condizione e nella capacita'
di poter dare! Il comportamento che tende alla felicità è " la mano che dà a tutto e a
tutti".
L'amoreIl benessere che la persona felice sperimenta la apre agli altri in
tutte le dimensioni (affettiva, culturale, euristica,
politica, sportiva, economica, etc ) e mette in moto tutte le sue risorse per
" dare". Non
si può essere felici da soli , ognuno è veramente felice solo quando tutti sono
veramente felici e totalmente disponibili alla felicità!
Solo la persona felice diventa capace di
autotrascendersi ( superare se stessa ) , per darsi spontaneamente con gioia agli altri cioe' amare .
Possiamo dire che ogni uomo puo' essere felice solo in una umanità felice, una
umanità che ama. La persona felice lo sente e si dona per
la felicità, propria e degli altri, " ama" in tutto ciò che fa .
L'amore non è un comportamento che si può imporre alla persona, nè può essere
frutto di addestramento . Chi non è capace di amare non ha mai sperimentato una relazione che gli ha donato
felicità.
L'"umanità autentica" è cultura della felicita' // cultura
dell'amore . Gli animali
diventano autonomi e maturi, cioè sono in grado di soddisfare i
loro istinti/bisogni crescendo in
età: non è la stessa cosa per la specie umana.
L'uomo non diventa maturo con l'età, per istinto, ma ha bisogno di ricercare e
apprendere continuamente i
modi per vivere la propria esistenza ed autorealizzarsi
, compiersi ,
nella felicità- insieme
agli altri, amando.
Essere capaci di
amare e creare felicità -insieme agli altri- significa essere autenticamente "
umani".
Alla scuola dei
genitori ed alla scuola della vita noi apprendiamo i
comportamenti che ci permettono di raggiungere la felicità, la cultura della felicità, il modo di vivere
l'esistenza in modo autenticamente umano. Costruire la felicitàsignifica costruire
se stessi come esseri umani autentici.
Alla scuola istituzionale apprendiamo
come gli uomini del passato hanno pensato e vissuto l' autenticità umana,
ma apprendiamo anche ad analizzare scientificamente il passato per intravederne
nuovi sviluppi possibili .
Durante tutta l'esistenza è necessario
costruire continuamente una cultura della felicità adeguata ai tempi ,
per diventare piu' liberi, piu'
autonomi, piu' maturi, in definitiva più autentici come esseri umani. La
specie umana ha dovuto inventare la scuola per conoscere ed elaborare le
culture , per comprenderle e progettare nuove e piu' autentiche forme di vita personale e collettiva che
portino ad una felicita piena e duratura.
Esiste una ricetta, una via,
una regola per vivere la vita in modo autenticamente umano?
Tutto lo scibile umano su questo argomento viene riassunto da tutte le grandi
culture con questa regola che -non per niente- viene chiamata " La Regola d'Oro " :
«tutto cio' che non vuoi sia fatto a te , tu non farlo agli altri». Detta
in positivo :«Fai agli altri tutto ciò che
tu vorresti fosse fatto a te». Oppure in altro modo: «ama il prossimo tuo come ami
te stesso»
L'amore è la via
universale per la felicità /autenticità.
Ogni individuo è chiamato a raggiungere la propria autenticità/felicità imparando
ad amare. Chi è
felice , ama e chi
ama, crea felicità
L'amore è un comportamento che si può acquisire solo
attraverso l'
esperienza di felicità insieme agli altri. Che
cosa sia l'amore ( da non confondere con l'innamoramento ) tutti lo apprendiamo
esistenzialmente dai genitori : tutto ciò
che fanno per noi lo fanno per vederci felici . Da subito l'esistenza
umana manifesta una carenza radicale, la mancanza
dell'altro come elemento essenziale perchè l'esistenza diventi
piena, felice. Da subito si stabiliscono relazioni affettive con l'altro.
Il soggetto umano è segnato fin dal concepimento dal desiderio dell'altro: la
mamma.
La mamma fa di tutto per renderci felici, ci ama. L'amore che riceviamo e la
felicità che vi è connessa è esattamente ciò di cui sentiamo il bisogno.
Fin dalla nascita. E per tutta la vita. Questo desiderio-esigenza dell'altro che alla
nascita si manifesta come ricerca
della mamma, più tardi si manifesta come esigenza di amicizia,
esigenza di appartenenza ad un gruppo .
La forza che accompagna questi processi, l' eros ,
spinge verso l'altro e si manifesta nella ricerca del reciproco di noi stessi. L'eros
tende , attraverso il fenomeno dell'innamoramento a creare una relazione
stabile tra due esseri reciproci in cui nasca un amore totale, un desiderio ed
una capacità di far felice l'altro che coinvolge la totalità della persona, una
comunione di vita che si traduce in capacità di trovare gioia e felicità e di
generare figli cui trasmetterla.
L'identitàI gruppi sociali,
cui l' Io si sente appartenere,
tendono a organizzare e realizzare
valori con i quali l'individuo si pensa, si comporta, si situa e si relaziona con
se stesso e con gli altri : la propria Identità.La percezione che la persona ha
di sè , le aspettative,
i valori organizzati
in priorità che intende realizzare ,
costituiscono e costruiscono continuamente la sua Identità , "Chi" è
.
L’essere umano è culturale,
un essere segnato fin dal suo concepimento da una rete di rapporti
interpersonali significativi ( famiglia, gruppo etnico,
sociale, religioso) da significati,
valori, che formano e
trasformano la sua identità. Cercando
di costruire la felicità l'uomo costruisce
se stesso, la sua identità.
Nel nostro mondo, ogni giorno, adottiamo più o meno freneticamente una
molteplicità di comportamenti: chi/cosa
stiamo costruendo ogni giorno con la nostra vita? L'identità riguarda
il modo in cui
ogni uomo costruisce se stesso come
membro di determinati gruppi
sociali: nazione, classe , cultura, etnia, genere, professione,
religione, etc.
L'identità personale ( l'Io
autosciente) , non è uno status definitivo della persona,
ma è una realtà continuamente sottoposta al bisogno di migliorarsi, di
svilupparsi verso una autenticità
dell'essere. La domanda , " come posso essere felice ,
corrisponde per l'essere umano a " Chi
sono chiamato a diventare per essere felice ? Qual è la
mia umanità autentica?
L'autenticita' della vita umana, il suo valore , il suo significato, sta nelle risposte /comportamentiche gli uomini danno ai motivi fondamentali della vita : amarsi per costruire la
felicità.
L'uomo è un essere di desiderio.
I bisogni e i desideri si
manifestano nell'essere umano come pulsioni che
lo muovono a comportamenti tesi
a soddisfarle. Ai motivi ,
che sono gli scopi, gli obiettivi ,
le mete cui
tendono i comportamenti ,
è connessa una energia
psichica che rende l'uomo attivo e determinato a
realizzarli : la motivazione.
Quando la pulsione ,
il motivo è -
per esempio- l' amicizia, il comportamento (
la condotta relazionale
) che si adotta con
le persone con cui si vuol
vivere l'amiciziatende a compiere il
motivo .
Il motivo può essere sostenuto da una energia
in forma piacevole oppure spiacevole. Ci sono motivi inferiori (
di carenza , mancanza )
o motivi di deprivazione (bisogno
di cibo, di acqua,
della toilette etc.)
cui corrispondonostati
motivazionali spiacevoli e irritanti. Se vengono soddisfatti
tali motivi, lo stato
affettivo che ne consegue è quello della soddisfazione,
del piacere ,
dell'appagamento; stato
che non perdura nel tempo perchè il bisogno/desiderio presto si
ripresenta.
Ci sono motivi
superiori ( bisogni di crescita, come il
bisogno di informazione,
di conoscenza, di
creazione e bisogni
affettivi come il benessere da relazione )
cui corrispondono stati
motivazionali piacevoli. Se vengono soddisfatti tali motivi,lo stato affettivo che ne
consegue perdura a lungo e c'è una motivazione piacevole
residua.
Quando i comportamenti messi
in atto raggiungono gli obiettivi e
i bisogni/desiderivengono soddisfatti l'essere
umano sperimenta una sensazione
piacevole , quando li falliscono una sensazione
spiacevole. Questa sensazione,
piacevole o spiacevole è l ' affettività. L'esperienza di compimento o realizzazione di un
motivo crea uno stato affettivo che è una tonalità di
malessere-benessere .
La condotta che si tiene e
gli effetti che si vivono producono affettività (una
misura di benesse-malessere) o anche emozione (una misura alta di
affettività ) che puo' essere piacevole o spiacevole e puo' essere misurata su
una scala di gradazioni .
La scala dell'affettività Tecnicamente l'affettività
è la misura del nostro
star bene nel mondo e questa misura puo' essere positiva o
negativa. Nel linguaggio comune provare
affetto sta ad indicare uno stato di benessere positivo,
una misura di affettività positiva. Possiamo allora costruire una scala della tonalità del
malessere-benessere che sperimentiamo quando raggiungiamo
una meta , un obiettivo, sia consapevolmente che inconsapevolmente.
Dal negativo al positivo:
infelicità .....
(la mia vita è un inferno non vedo vie d'uscita)
dolore....
sofferenza...
dispiacere...
disgusto
insoddisfazione...
---------------------------------------------------------
soddisfazione...
piacere...
appagamento...
gioia ...
felicità (sono
felice: non desidero più nulla )
Che cos'è la felicità? Come
esprimono gli uomini la loro felicità?
La felicità viene intesa comunemente come uno stato di benessere
totale della persona che non lascia
desideri residui e viene espressa come pienezza dell’esistere .
L'individuo felice si percepisce come uomo compiuto, colmato, realizzato.
Lo stato di benessere è sempre soggettivo ed è connesso al proprio essere
nel mondo, alle relazioni con il mondo : quali stati di benessere sperimenta l'essere umano?
1° grado-La soddisfazione
L’uomo è un essere che ha un corpo animale e con esso è sottoposto ai bisogni.
Bisogno di mangiare, bere, riposare etc. Come gli animali, l’uomo che dà una risposta
adeguata ai suoi bisogni è soddisfatto.
La soddisfazione è uno stato di benessere che viene dalla risposta adeguata
ad un bisogno.
E' talmente importante essere soddisfatti nella
vita che spesso si identifica la soddisfazione con la felicità. La
soddisfazione è sempre e solo quella della persona, non è mai
condivisibile.
Se faccio pipì, gli altri non possono condividere la soddisfazione. La
soddisfazione è centrata sull’Io e sui suoi bisogni, è per natura egocentrata.
La persona che vive soltanto per
sentirsi soddisfatta è una persona egocentrica, chiusa sul proprio Io.
Il comportamento che tende alla soddisfazione è "
la mano che prende".Soddisfare i bisogni è necessario per
l’esistenza ma una esistenza centrata sulle soddisfazioni è una esistenza
egocentrica, rafforza l’egocentrismo.
2° grado-Il piacereIl piacere è
uno stato di benessere più ricco della soddisfazione che deriva da un desiderio che ha ricevuto risposta adeguata.
Molti bisogni nella persona umana diventano qualcosa di più ricco di più
complesso del bisogno animale, diventano desideri. " Ho bisogno di
mangiare per sopravvivere : desidero mangiare
una pizza!"
Il desiderio coinvolge la persona a livello culturale e creativo. Una cosa è
ingurgitare per soddisfare la fame, altro è il piacere di mangiare una pizza.
Si mangia la pizza anche quando non se ne ha bisogno, basta che ne nasca il
desiderio !
Anche il piacere è egocentrato, non è mai condivisibile. Il piacere segue
una legge particolare
secondo cui la persona tende a centrarsi in esso ripetendo quasi meccanicamente
i comportamenti che lo provocano. Una esistenza fondata soltanto sulla ricerca
di soddisfazioni e piaceri è una esistenza chiusa sull’io della persona,
egocentrata, tende a chiudere la persona su se stessa.
3° grado-L'appagamento
L'appagamento è la pienezza della soddisfazione e del piacere .
La persona che soddisfa tutti i suoi bisogni, secondo i suoi desideri , dice
di sentirsi appagata.
4° grado -La gioiaIl desiderio può spingere la
persona a stati di benessere più intensi: « ho bisogno di mangiare; desidero
mangiare una pizza; non mi va
di mangiare da solo, invito degli amici »
La vita di relazione con gli altri ci produce una benessere
piu' intenso di ogni soddisfazione o piacere: è la gioia cioè lo star bene
nella relazione con gli altri.
La gioia implica la relazione positiva con gli altri. Per provare gioia la
persona deve uscire dal proprio egocentrismo ed aprirsi alla relazione con
gli altri. Di piu': deve essere capace di stabilire relazioni
affettive positive con
gli altri. La gioia necessita di una partecipazione attiva, culturale, creativa della
persona nella relazione con gli altri.
La persona che spinge il suo desiderio verso la gioia costruisce
attivamente la propria vita cercando di creare le
condizioni per la gioiapercio’ è aperta, comunicativa, creativa,
attenta alle relazioni.
La gioia è radiante,
comunicativa, contagiosa. La gioia apre la persona alla relazione con gli
altri, la spinge alla comunicazione, alla creatività culturale , spinge
all’affetto, alla condivisione, alla tenerezza, all’amicizia, in
definitiva all’amore.
Il segno della gioia di vivere è il "dare",
irradiare.
5° grado -La felcitàLa gioia è uno stato di benessere
tendenzialmente duraturo ma in realtà si manifesta a tratti. E' passeggera ma è
la porta della felicità.
Una persona che vive permanentemente
nella gioia dice di sentirsi felice. «sto così bene nel mondo e
con gli altri da non desiderare più nulla, sono felice »
La felicità è uno stato di benessere della persona che vive
una gioia piena, permanente,
sovrabbondante. Non desidera più nulla.
La persona felice e' piena,
traboccante di gioia, non desidera piu' nulla per se' , non sente
piu' il desiderio di prendere:
e' nella condizione e nella capacita'
di poter dare!
Il comportamento che tende alla
felicità è " la mano
che dà a tutto e a tutti".
L'amore: Il benessere che la
persona felice sperimenta la
apre agli altri in tutte le dimensioni (affettiva, culturale,
euristica, politica, sportiva, economica, etc ) e mette in moto tutte le sue
risorse per " dare".
Non si può essere felici da soli , ognuno è veramente felice solo quando tutti
sono veramente felici e totalmente disponibili alla felicità!
Solo la persona felice diventa capace di
autotrascendersi ( superare se stessa ) , per darsi spontaneamente con gioia agli altri cioe' amare .
Possiamo dire che ogni uomo puo' essere felice solo in una umanità felice, una
umanità che ama. La persona felice lo sente e si dona per
la felicità, propria e degli altri, " ama" in tutto ciò che fa .
L'amore non è un comportamento che si può imporre alla persona, nè può essere
frutto di addestramento . Chi non è capace
di amare non ha mai sperimentato una relazione che gli ha donato
felicità.
L'"umanità autentica" . Gli animali
diventano autonomi e maturi, cioè sono in grado di soddisfare i
loro istinti/bisogni crescendo
in età: non è la stessa cosa per la specie umana. L'uomo non
diventa maturo con l'età, per istinto, ma ha bisogno di ricercare e apprendere
continuamente i modi per
vivere la propria esistenza ed autorealizzarsi , compiersi ,
nella felicità- insieme
agli altri, amando.
Essere capaci di
amare e creare felicità -insieme agli altri- significa essere autenticamente "
umani".
Alla scuola dei
genitori ed alla scuola della vita noi apprendiamo i
comportamenti che ci permettono di raggiungere la felicità, la cultura della felicità, il modo di vivere
l'esistenza in modo autenticamente umano. Costruire la felicità significa costruire
se stessi come esseri umani autentici.
Alla scuola istituzionale apprendiamo
come gli uomini del passato hanno pensato e vissuto l' autenticità umana,
ma apprendiamo anche ad analizzare scientificamente il passato per intravederne
nuovi sviluppi possibili .
Durante tutta l'esistenza è necessario
costruire continuamente una cultura della felicità adeguata ai tempi ,
per diventare piu' liberi, piu'
autonomi, piu' maturi, in definitiva più autentici come esseri umani. La
specie umana ha dovuto inventare la scuola per conoscere ed elaborare le
culture , per comprenderle e progettare nuove e piu' autentiche forme di vita personale e
collettiva che portino ad una felicita piena e
duratura.
Esiste una ricetta, una via,
una regola per vivere la vita in modo autenticamente umano?
Tutto lo scibile umano su questo argomento viene riassunto da tutte le grandi
culture con questa regola che -non per niente- viene chiamata " La Regola d'Oro " :
«tutto cio' che non vuoi sia fatto a te , tu non farlo agli altri». Detta
in positivo :«Fai agli altri tutto ciò che
tu vorresti fosse fatto a te». Oppure in altro modo: «ama il prossimo tuo come ami
te stesso»
L'amore è la via
universale per la felicità /autenticità.
Ogni individuo è chiamato a raggiungere la propria autenticità/felicità imparando
ad amare. Chi è
felice , ama e chi
ama, crea felicità
L'amore è un comportamento che si può acquisire solo
attraverso l'
esperienza di felicità insieme agli altri. Che
cosa sia l'amore ( da non confondere con l'innamoramento ) tutti lo apprendiamo
esistenzialmente dai genitori : tutto ciò
che fanno per noi lo fanno per vederci felici . Da subito
l'esistenza umana manifesta una carenza radicale, la mancanza dell'altro come
elemento essenziale perchè l'esistenza diventi piena, felice. Da subito si
stabiliscono relazioni affettive con l'altro. Il soggetto umano è segnato
fin dal concepimento dal desiderio dell'altro: la mamma.
La mamma fa di tutto per renderci felici, ci ama. L'amore che riceviamo e la
felicità che vi è connessa è esattamente ciò di cui sentiamo il bisogno.
Fin dalla nascita. E per tutta la vita. Questo desiderio-esigenza dell'altro che alla
nascita si manifesta come ricerca
della mamma, più tardi si manifesta come esigenza di amicizia,
esigenza di appartenenza ad un gruppo .
La forza che accompagna questi processi, l' eros ,
spinge verso l'altro e si manifesta nella ricerca del reciproco di noi stessi. L'eros
tende , attraverso il fenomeno dell'innamoramento a creare una relazione
stabile tra due esseri reciproci in cui nasca un amore totale, un desiderio ed
una capacità di far felice l'altro che coinvolge la totalità della persona, una
comunione di vita che si traduce in capacità di trovare gioia e felicità e di
generare figli cui trasmetterla.
L'identitàI gruppi sociali,
cui l' Io si sente appartenere,
tendono a organizzare e realizzare
valori con i quali l'individuo si pensa, si comporta, si situa e si relaziona con
se stesso e con gli altri : la propria Identità.
La percezione che la persona ha
di sè , le aspettative,
i valori organizzati
in priorità che intende realizzare ,
costituiscono e costruiscono continuamente la sua Identità , "Chi" è
.
L’essere umano è culturale,
un essere segnato fin dal suo concepimento da una rete di rapporti
interpersonali significativi ( famiglia, gruppo etnico,
sociale, religioso) da significati,
valori, che formano e
trasformano la sua identità. Cercando di costruire la felicità l'uomo costruisce
se stesso, la sua identità.
Nel nostro mondo, ogni giorno, adottiamo più o meno freneticamente una
molteplicità di comportamenti: chi/cosa
stiamo costruendo ogni giorno con la nostra vita? L'identità riguarda
il modo in cui
ogni uomo costruisce se stesso come
membro di determinati gruppi
sociali: nazione, classe , cultura, etnia, genere, professione, religione,
etc.
L'identità personale ( l'Io
autosciente) , non è uno status definitivo della persona,
ma è una realtà continuamente sottoposta al bisogno di migliorarsi, di
svilupparsi verso una autenticità
dell'essere. La domanda , " come posso essere felice ,
corrisponde per l'essere umano a " Chi
sono chiamato a diventare per essere felice ? Qual è la
mia umanità autentica?
L'autenticita' della vita umana, il suo valore , il suo significato, sta nelle risposte /comportamentiche gli uomini danno ai motivi fondamentali della vita : amarsi per costruire la
felicità.
Felicità e religioneLa realtà della vita dà sempre scacco
ad ogni evidenza del pensiero : la felicità è per tutti un problema. Nel
mondo tutti cercano la felicità ma non c'è felicità per tutti. Perchè?
Cosa impedisce all'umanità di essere felice? Tutti gli uomini studiano, lavorano,
si divertono, fanno molte cose, faticano, rischiano la vita e cosa
cercano in tutto ciò che fanno? La felicità! Ma ci riescono? No! è la
risposta più comune.
Che cosa impedisce di essere felici? La guerra, le malattie, i
cattivi,etc.: il male !
L’uomo sbaglia, cerca la felicità attraverso comportamenti che producono
sofferenza, dolore, infelicità. Tutti gli uomini fanno l’esperienza del male.
Male e morte sono i due nemici irriducibili della felicità umana.
La vita comincia presto a porci davanti a dei fatti a delle domande che sono
difficili.
A 16 anni mi ritrovo a vivere per studiare: chi me lo fa fare?
Studiare non mi rende felice in questo momento: che senso ha vivere cosi? sarebbe
meglio smettere, lavorare ,guadagnare e divertirsi! o forse sarebbe meglio
continuare a studiare per aspirare ad una vita più autentica? come faccio
a saperlo? Provo smarrimento e insicurezza.
A 18 anni un amico va sbattere con la moto. Ha le gambe paralizzate. Sento
che la sua vita è finita. Ha ancora senso vivere? eppure deve vivere per
forza! come può vivere una vita in queste condizioni? Che senso ha la
sofferenza? Provo smarrimento e insicurezza.
A 19 anni mi ritrovo a lavorare: guadagno , spendo e mi diverto ma non mi
sento felice realizzato. Lavorare non mi rende felice in questo momento: che
senso ha faticare nella vita? Chi me lo sa dire con sicurezza? Ma poi
perchè bisogna lavorare nella vita, chi l'ha detto? Meglio sarebbe rubare!
Provo smarrimento e insicurezza.
A 24 anni muore una persona cara: perchè è capitato proprio a lei?
Ora che faccio? Come sarà la mia vita? Ha ancora senso coltivare le mie
speranze, i miei progetti? Ma vale proprio la pena faticare per vivere se tutto
finisce nella tomba? Cosa c'è dopo la morte? Provo smarrimento e
insicurezza.
Tutti gli uomini prima o poi nella vita sperimentano un limite conoscitivo,
una insufficienza di significati ordinari, una mancanza radicale di
forze necessarie per dominare l'ambiente ordinario ma soprattutto lo
straordinario (malattia morte carestia, guerra ) e in definitiva il futuro,
l'avvenire . La vita -prima o poi - pone tutti di fronte a domande
difficili, eppure fondamentali ; domande che provocano
smarrimento, insicurezza, anche angoscia.
Domande fondamentali sulla vita partono dall'inconscio e premono continuamente
sull'io profondo esigendo delle risposte. Se non si trovano risposte, soluzioni
concrete, l'io e' incerto , disorientato, non sa dove e come orientare
l'esistenza. La persona prova un malessere esistenziale : «...Non e' mai
felice, e' agitato, disorientato, a volte depresso, a volte violento, fino alla
disperazione ed al disturbo psichico...»
Adolescenti e adulti vanno in depressione e si tolgono la vita, oppure cercano
una sopravvivenza meno angosciante: sballo da droghe o sesso, l'emozione del
crimine, del rischio estremo, etc. Se le domande fondamentali sulla vita
trovano risposte/soluzioni adeguate allora l'io si sente integro/autentico ed
orienta tutte le energie tutte le risorse della persona verso la
felicita'.
C'è una evidenza: l’uomo sperimenta nella vita di essere teso , in tutto
cio' che fa, a raggiungere uno stato di benessere pieno, la felicità, ma
sperimenta anche qualcosa che gli impedisce di essere pienamente felice e che
si chiama male.
Il male produce sofferenza e dolore, infelicità. Il male e l’estremo male, la
morte, impediscono all’uomo di realizzare la propria esistenza , di essere
felice.
6° grado -La beatitudineSiamo fatti per essere felici e sperimentiamo che non
siamo capaci di realizzare la felicità in modo autentico. Esiste una salvezza
da questa condizione ? Nella storia, solo l'irruzione del sacro nel
mondo, le rivelazioni ,
hanno dimostrato di poter aprire questa possibilità.
L’uomo da solo comprende che può combattere il male e la morte con tutte le sue
forze, ma non può vincerli. Esiste una realtà superiore all'uomo a cui
potersi rivolgere per eliminare male e morte?
Tutte le culture attestano che è possibile essere felici in questo mondo
indipendemente dalla condizione storiche in cui si vive ; ci sono infatti
persone felici - e lo dimostrano nella vita perchè sanno amare e
creare felicità- la cui felicità viene dalla relazione con il
sacro !
Pensiamo a San Francesco, al Buddha , agli immortali del Taoismo,
a jivan mukta dell'Induismo e a tutti i "beati" ( uomini
compiuti , diversamente intesi) delle diverse religioni. Persone che -come
tutti- non erano pienamente felici in questo mondo e non erano pienamente
capaci di amare , ma per un dono del sacro sono diventati felici e capaci
di amare anche nella povertà , nella sofferenza, nell'indigenza, nel
bisogno.
La beatitudine è uno stato di benessere permanente pieno e traboccante che non
dipende dalla relazione con questo mondo ma che nasce solo nell’incontro
vivo con il "sacro " .La religione.
Tutti i popoli da sempre hanno sperimentato che solo attraverso forze che
vengono dal sacro, gli uomini possono sperare di vincere il male e la
morte e raggiungere la felicità. Tutte le religioni hanno portato ai
popoli forze soprannaturali, interventi divini ,( rivelazioni ),
il sacro degli dèi che sono stati loro alleati nel
combattere il male e la morte e camminare verso la felicità. Tutte le religioni
attestano questi interventi.
Se e' evidente a tutti che non e' possibile avere la felicita' dal
mondo e' anche vero che alcuni hanno avuto la felicita' dal sacro e a partire
da questo , essere capaci di amare pienamente e di creare felicita' per tutti .
Il desiderio umano di felicità non si accontenta se non di una felicità
duratura, definitiva e questo desiderio spinge la persona ad aprirsi
al sacro e quando avviene l'unione ad esso che porta la beatitudine,
essa muove l'essere a perseverare in essa fino alla morte!
La divinità è al sicuro dal male e dalla morte : unirsi al sacro
significa sperare di essere salvati dal male e dalla morte . Nella unione
permanente al sacro il male (pur diversamente percepito) e la morte, possono
essere sconfitti .
7° grado -La santitàLa beatitudine che supera la morte è comunemente chiamata
" santità".
La Santità è la felicità definitiva di un essere umano autentico,
" compiuto" e definitivo.
E' il compimento di un cammino umano che include :
- la gioia , il benessere della realzione con gli altri
- la felicità , la relazione di amore con gli altri e con il tutto,
- la beatitudine dell'unione al sacro
I Santi delle
diverse religioni sono coloro che danno segni (
miracoli e prodigi, il Sacro) di questo loro stato di benessere
permanente .
Religione e
fedeLa vita spinge l'uomo alla compiutezza, la realizzazione
dell'uomo definitivo . Questo è il senso del vivere. Una felicita' definitiva seppur diversamente
intesa e raggiunta e’ un valore universale. Essa e’ cio’ che da senso
definitivo al vivere, a tutto cio' che che si fa , cio’ che realizza
in pienezzal'uomo come Uomo compiuto.
La felicità piena e definitiva ( o santità ) si rivela solo nell'unione
permanente al sacro che si manifesta nella rivelazione .
La religione mette in relazione con il sacroche si
offre nella rivelazione . e questa relazione apre alla fede nel
compimento dell'essere e guida alla santità.
Un popolo in relazione con il sacro puo' vivere una reale speranza
di felicità definitiva se la religione lo conduce alla fede .La
scelta di fede in una rivelazione e’ determinante per
l’orientamento della persona verso una felicità permanente. Si tratta di
conoscere e saper valutare le diverse rivelazioni.
INDUISMO : JIVAN MUKTA è l' anima libera dal Samsara , l'illuminato che
possiede la coscienza cosmica dei 5 paradisi del Brahman.
BUDDHISMO: BUDDHA è la coscienza pura della chiara luce , la
coscienza/beatitudine detta Nirvana.
TAOISMO : GLI IMMORTALI (XIAN) UOMINI VERI (SHENG REN).
sono coloro che hanno raggiunto la perfezione dell'Armonia e la
beatitudine che vi è connessa.
GIAINISMO : SIDDHA è l' anima liberata che risiede all'apice
dell 'universo in uno stato di pura beatitudine. Le più alte anime liberate o
entità supreme sono gli ARHAT , i degni , o GINA , o costruttori
del guado.
EBRAISMO : I GIUSTI sono coloro che compiono la fedeltà (o ubbidienza oosservanza ) all'
alleanza con Dio e -alla fine dei tempi -risorgono con il corpo
nel suo Regno. La rivelazione ebraica è profetica: è una promessa divina ; non
si sono ancora rivelati i giusti perchè bisogna attendere la
resurrezione ed il Giudizio Universale.
ISLAM : I GIUSTI La sottomissione ad Allah ( Islam ) ,
rende l'uomo un muslim(sottomesso) ,introduce nella comunione di vita
con Allah , la dimensione dei giusti ( o santi ) ai
quali è riservata -alla fine dei tempi - la resurrrezione del corpo e
la vita eterna insieme a Dio. La rivelazione musulmana è profetica: è una
promessa divina, non si sono ancora rivelati i giusti perchè bisogna
attendere la resurrezione ed il Giudizio Universale.
CRISTIANESIMO: Gesù , a chi ha fede in Lui, il Risorto , l'Uomo
definitivo, dona la sua pienezza, la sua felicità . Gratuitamente.
Gv 14, 27 Vi lascio la pace
( la felicità ),
vi do la mia pace
( la mia felicità).
Non come la dà il mondo,
( non è la felicità che vi dà il mondo , parola che nei testi di
Giovanni indica il mondo che si oppone al progetto di Dio , l'Uomo definitivo
)
io la do a voi. ( quella mia , quella dell'uomo compiuto, morto/risorto,
definitivo )
Non sia turbato il vostro cuore e non abbia timore.
28Avete udito che vi ho detto: «Vado e tornerò da voi».
(vado al Padre)
Tratto da Corso di Religione Cattolica
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