giovedì 4 aprile 2019

La religiosita' e il bisogno della rivelazione


  
... Lo stolto ha detto in cuor suo: Dio non c'è (Anselmo d'Aosta) . L'ultima scoperta di uno studio americano su alcuni volontari. Uno studio americano a cui ha partecipato anche Giovanna Zamboni, ricercatrice italiana all’università di Oxford .Se si parla di religiosità, si attiva una specifica area cerebrale. La risonanza magnetica fotografa reazioni simili in credenti e non credenti .
Se Dio esiste, il cervello dell' uomo è lo specchio ideale per   rifletterlo. Nei credenti come nei non credenti, la questione dell esistenza di un aldilà impegna aree della corteccia cerebrale molto evolute che sono - così come la facoltà di credere in una divinità - assenti nelle specie diverse dall uomo.
Con una serie di domande a sfondo religioso e una macchina fotografica del cervello come la risonanza magnetica funzionale, un gruppo di ricercatori dei National Institutes of Health ( Nih ) americani è andato a pizzicare le aree del senso divino . Le immagini delle varie porzioni di cervello attivate da domande come: "la vita ha fini superiori ? o che effetti ha l'ira divina? " appaiono sul numero di oggi (10 marzo 2009) della rivista Proceedings of the National Academy of    Sciences ( Pnas )



Zona del cervello dove nasce la fede in Dio.

« L’argomento è delicato. Il nostro obiettivo non era trovare Dio nel cervello, ma capire cosa accade nel cervello quando si pensa a Dio » spiega Giovanna Zamboni, la ricercatrice italiana oggi all’università di Oxford che ha partecipato alla ricerca quando era ai Nih. « Abbiamo scoperto che chi non crede reagisce alle domande sulla fede in maniera simile a chi crede. Indipendentemente dalla risposte che ognuno si dà, gli strumenti intellettivi usati per affrontare il tema del divino sono comuni a tutte le persone ».
Chiedendo a una sessantina di volontari se Dio è coinvolto o meno nelle vicende del mondo, attraverso domande come "la sua volontà guida i tuoi atti?" o "ti aspetti una punizione da lui?", nel cervello si attivano aree della corteccia frontale legate al pensiero astratto e alle decisioni su quale sia il comportamento migliore da adottare . Riflettendo sulle emozioni attribuite a Dio (rabbia, amore, senso di protezione), l’organo del pensiero reagisce esattamente come se si trovasse di fronte a un’altra persona e cercasse di decifrare il suo stato mentale attraverso le espressioni del viso o i comportamenti.
Dottrine complesse come la trinità o la creazione del mondo hanno bisogno della funzione del pensiero astratto, molto specializzata nella nostra specie. Ricordare invece preghiere o cerimonie particolari attiva l’area visiva del cervello. Giorgio Vallortigara, che insegna neuroscienze all’università di Trento e ha scritto con Telmo Pievani e Vittorio Girotto "Nati per credere", commenta che " probabilmente nel cervello non esiste un modulo specifico per l’idea di Dio, ma la fede nel soprannaturale si appoggia a strutture cerebrali".La psicologia della religione "è nata per spiegare come mai le diverse espressioni di fede mostrano nuclei comuni, come se esistesse un nocciolo di credenza universale con una base biologica nel cervello» ..".
Essere religiosi come " appartenere ad una religione ". Il punto di vista di uno storico" .. « Sappiamo che più di tre-quarti della popolazione mondiale si considera appartenente ad una religione, a prescindere dal fatto che la pratichi o meno. Nella storia , essere religiosi ha significato tante cose differenti e persino opposte:
- credere che Dio è la sorgente e il fine della Vita, oppure che è nel migliore dei casi una distrazione infantile oppure che è il padrone spietato dell'universo e interviene nella storia oppure che è indifferente ad essa;
- amare il prossimo come se stessi, oppure separarlo dalla propria vita augurandogli un destino persino peggiore della morte;
- consultare maghi e streghe alla ricerca della sapienza oppure bruciarle vive;
- avere un'anima, oppure non averla;
- obbedire al comando di generare la vita,
- oppure prendere i voti ed essere celibi per tutta la vita;
- ritirarsi nel silenzio, oppure parlare in diverse lingue;
- può richiedere di radersi completamente a zero, oppure di non tagliarsi neppure un pelo o un capello;
- andare in moschea al venerdì, in sinagoga al sabato o in chiesa alla domenica;
- pregare, meditare, adorare, andare in trance o in estasi, costruire la basilica di San Pietro, il Tempio d'oro oppure la Grande Piramide;
- attraversare gli oceani e i continenti per andare in pellegrinaggio verso i luoghi sacri;
- convertire gli altri, bandire crociate, guerre sante ed altro ancora. »
( John Bowker)

Essere religiosi come " appartenere ad una cultura". Il punto di vista di un sociologo« Una cultura è un modo particolare di vivere la propria umanità in tutte le sue dimensioni, in cui simboli e racconti, approvazioni e disapprovazioni sono tenuti in comune e trasmessi di generazione in generazione. Appartenere ad una cultura significa sempre in qualche modo appartenere anche ai valori religiosi di quella cultura.
Oggi noi guardiamo alle religioni come a comunità di persone che condividono particolari costumi e credenze (in un Dio o in più dei), che si riuniscono in appositi edifici per celebrare o meditare, e che vivono nel mondo in un modo tutto loro. 
Secondo alcuni il termine religione deriva dal latino religare, ovvero "legare insieme con fermezza ", il che ci rivela qualcosa di molto importante sulla natura della religione.  Le religioni legano insieme le persone attraverso usanze e dottrine comuni; le dirigono verso un medesimo senso della vita. 
Dal punto di vista della sociologia essere religiosi significa per lo più riconoscere una propria identità religiosa ed una propria appartenenza religiosa . »
Il "fattore religioso"(Il Fattore religioso di Don Giussani - Comunione e liberazione. Il Senso Religioso, Rizzoli, 1999 )
"  [...] Il fattore religioso rappresenta la natura del nostro io in quanto si esprime in certe domande: "Qual è il significato ultimo dell'esistenza?", "perchè c'è il dolore, la morte, perchè in fondo vale la pena vivere?". O, da un altro punto di vista: "Di che cosa e per che cosa è fatta la realtà ?". Ecco, il senso religioso si pone dentro la realtà  del nostro io a livello di queste domande: coincide con quel radicale impegno del nostro io con la vita, che si documenta in queste domande. Uno dei brani letterari più belli è là  dove il "pastore errante dell'Asia" di Leopardi ripropone alla luna, che sembra dominare l'infinità  del cielo e della terra, le domande dall'orizzonte anch'esso senza fine:
" ... E quando miro in cielo arder le stelle;
Dico fra me pensando:
A che tante facelle?
Che fa l'aria infinita, e quel profondo infinito seren?
che vuol dir questa
Solitudine immensa?
ed io che sono?"
Fin dai tempi più antichi uno dei paragoni più usati per identificare la fragilità  e l'enigmaticità  ultima della vita umana, è quello delle foglie, foglie aride cadute d'autunno. Ecco, potremmo dire che il senso religioso è quella caratteristica che qualifica il livello umano della natura e che si identifica con l'intuizione intelligente e l'emozione drammatica con cui l'uomo, guardando la propria vita ed i propri simili, dice: "Siamo come le foglie". 

"Spesso quand'io ti miro
Lungi dal proprio ramo,
povera foglia frale,
dove vai tu?" 

Ma, comunque, la ripresa leopardiana della poesia di Arnauld ha degli antenati ben noti non solo nella letteratura greca, e compare in tutte le letterature del mondo.
Il senso religioso è lì, a livello di queste emozioni, dicevo, intelligenti e drammatiche, inevitabili, anche se il clamore o l'ottusità  della vita sociale sembrano volerle tacitare: 

E tutto cospira a tacere di noi,
un po' come si tace un'onta,
forse, un po' come si tace
una speranza ineffabile"

Queste domande si attaccano al fondo del nostro essere: sono inestirpabili, perché costituiscono come la stoffa di cui esso è fatto.  Qualunque moto dell'uomo ha questa sorgente, ha questa radice energetica, è secondario e dipendente da quest'ultima, originale, radicale, enigmatica fonte. In quelle domande l'aspetto decisivo è offerto dagli aggettivi e dagli avverbi: qual è il senso ultimo della vita, in fondo in fondo di che cosa è fatta la realtà ? Per che cosa vale veramente la pena che io sia, che la realtà  sia? Sono domande che esauriscono l'energia, tutta l'energia di ricerca della ragione. Sono domande che esigono una risposta totale che copra tutto l'intero orizzonte della ragione, esaurendo tutta la "categoria della possibilità  . C'è una coerenza della ragione infatti che non si arresta, se non arrivando a una esaurienza totale.

"Sotto l'azzurro fitto del cielo
qualche uccello di mare se ne va;
nè sosta mai:
perchè tutte le immagini portano scritto:
più in là !"

Se solo rispondendo a mille domande fosse esaurito il senso della realtà , e l'uomo trovasse la risposta a novecentonovantanove di esse, sarebbe irrequieto e insoddisfatto come fosse da capo. .. Il "Sè umano " non è niente altro che esigenza clamorosa, indistruttibile e sostanziale ad affermare il significato di tutto. Ed è appunto così che il senso religioso definisce l'io: il luogo della natura dove viene affermato il significato del tutto. .. "

Essere religiosi come "avere un sentimento religioso" . Il punto di vista di un filosofo.
A cosa crede chi non crede ?(Accademia Universale delle Culture http://www.tolerance.it/ita/)( gli autori del testo si dichiarano atei )  

" .. I bambini molto presto iniziano a chiedere ai loro genitori molti "perché", perché il sole fa luce, perché l'acqua bagna, eccetera eccetera.
" Il sentimento religioso nasce quando gli uomini si chiedono perché sono al mondo, ovvero perché esiste e come è nato l'Universo , si chiedono se l'Universo è stato fatto da Qualcuno, si chiedono come debbono vivere e comportarsi coi loro simili, se ...angeli, spiriti, o altre forze della natura li aiutano, li proteggono, giudicano, premiano o puniscono, etc ...
Quando l'uomo si pone domande intorno al suo rapporto con gli altri uomini e si chiede perchè è legato a loro, l'uomo manifesta in qualche modo un sentimento religioso, anche se non crede in nessuna religione. "E siccome tutti gli uomini sentono che qualcosa è male (per esempio l'ammalarsi, il morire, il perdere le persone care o le cose a cui tengono di più) essi si chiedono come mai al mondo le cose non vanno come desiderano... Infine si chiedono che cosa accadrà  a loro e agli altri dopo la morte. Finirà  tutto nel nulla o chi ha creato il mondo si prenderà  cura di loro?
Tutte queste domande sono manifestazioni del sentimento religioso, o senso religioso .Noi non sappiamo che cosa pensino i cani, i gatti o gli uccelli, ma non ci risulta che gli animali abbiano una religione . Invece tutti i popoli di cui sappiamo qualche cosa hanno mostrato di possedere un sentimento religioso .In un certo senso tutti hanno un sentimento religioso , anche coloro che non riconoscono alcuna religione. Tra costoro ci sono gli agnostici e gli atei . Gli agnostici sono coloro che ritengono che, alle domande di cui abbiamo parlato, non si possa dare una risposta. Pertanto non accettano le risposte date dalle varie religioni. Ma non è che sottovalutino molte di quelle domande. ..cercano a modo proprio di trovare dei princìpi di vita a cui ispirarsi .          

In genere le religioni riconoscono che c'è qualcosa di superiore a noi, qualcosa di Sacro, che noi non vediamo o tocchiamo, ma da cui dipendiamo.
Per Principio Trascendente ( in filosofia ) s'intende una Divinità che non fa parte di questo Universo ed è fondamentalmente diversa da noi. Essa è di natura spirituale e vive in cielo o da qualche altra parte.
Per Principio Immanente si intende una Causa (o diverse Cause) che fanno parte del nostro stesso Universo, che viene sovente considerato come la stessa Divinità.
Gli atei sono coloro che non credono in nessun dio, tuttavia...anche gli atei, come gli agnostici, cercano di ispirarsi ad alcuni princìpi di vita (Sistemi etici ).
È vero che ci sono alcuni che non solo non credono ad alcuna divinità ma ritengono che, se Dio non esiste, allora si può fare tutto quello che si vuole, e per soddisfare ogni proprio desiderio possono uccidere, rubare, calpestare i diritti degli altri. Ma costoro sono meno frequenti di quanto si creda. È difficile che un essere umano non si ponga il problema di ciò che è bene e ciò che male, e non senta di essere legato ai propri simili da affetti, doveri, responsabilità comuni. Questo perché l'uomo è anzitutto un essere sociale, vale a dire che può vivere solo se gli altri lo riconoscono, lo amano, lo aiutano. "
(http://www.tolerance.it/ita/)
Le domande fondamentali della vita
Il sentimento religioso è bisogno di rivelazione Quando l'uomo si pone consapevolmente queste domande si scopre immerso in un grande Mistero . Si scopre proiettato verso la felicità  e nello stesso tempo limitato e incapace di raggiungerla ; trova ostacoli di ogni genere e lotta ma non sempre riesce a superarli definitivamente . Gli ostacoli definitivi sono il male e la morte e si domanda: perche esistono il male e la morte? Si possono eliminare? Esiste un dio che fa superare questi limiti ? , etc.
Il senso religioso si rivela all'uomo come bisogno di 
compimento, di salvezza , Un bisogno di rivelazione.
Tutti gli uomini sono orientati dalla loro stessa natura limitata a ricercare eventi in cui si manifesta la possibilità di superamento del proprio limite naturale, per compiersi in pienezza : 
le rivelazioni . 

Fede e religione Il punto di vista dello psicologo.  di Giacomo Daquino - psicoanalista in Credere e Amare

" La religiosità  è un fenomeno intrapsichico, che scaturisce dall'uomo naturaliter religiosus, cioè religioso per natura ... è un vissuto soggettivo, un bisogno psichico che s'inquadra nell' evoluzione psicologica dell'individuo. Appartiene allinconscio psichico.... e particolarmente all'Eros o istinto di vita, di armonia, di ordine. Tale sentimento rende gli uomini attenti ed interessati a tutti quegli eventi in cui si manifestano forze straordinarie ( il Sacro) che possono far loro superare i limiti umani.
Le manifestazioni del Sacro sono jerofanìe e cratofanìe , nel linguaggio popolare contemporaneo sono miracoli e prodigi. Essi sono eventi di rivelazione.

La jerofanìa è una manifestazione del sacro. Quando alla jerofanìa si accompagna la parola di un intermediario che ne rivela l'autore ed il significato allora si tratta dirivelazione.

Quando il sentimento religioso incontra  una rivelazione e questa lo soddisfa, l'uomo opera una sintesi e aderisce con la fede alla rivelazione .La sintesi tra senso religioso e rivelazione si esprime normalmente nella creazione/adesione ad una religione : questa è l'espressione della maturità  psicologica dell'uomo nella dimensione religiosa.
Secondo la psicologia il credente è colui che ha trovato l'armonia tra la propria religiosità  e una religione.
Fede nella rivelazione e pratica della religione ... Quando le concezioni personali non coincidono con quelle della rivelazione si apre una scelta tra le proprie idee e la rivelazione . ... tale scelta ...comporta non soltanto motivazioni affettive ma anche intellettive, così che alla disponibilità  emotiva a credere ( sentimento religioso) non sempre s'accompagna la volontà  di credere ( adesione consapevole alla rivelazione, fede). 

Quando si parla di fede ci si riferisce all'«andare oltre l'uomo» abbracciando il mistero (contenuto nella rivelazione) che il credente deve accettare consapevolmente .Non basta un atto di volontà  per credere, come non basta per amare. Non ci si può infatti imporre di amare una persona: o la si ama o non c'è niente da fare. Quindi, più che cercare la fede, è utile rendersi disponibili in un atteggiamento di accettazione e di maggior conoscenza di se stessi, sapendo attendere con grande pazienza perché a volte la religiosità  rimane una domanda senza risposta. 

Come non basta la volontà  per credere, così non è sufficiente nemmeno la ragione. Un semplice atto di conoscenza o d'informazione ( sulla rivelazione) non consente di conquistare la fede. L'uomo è immerso in psicodinamiche che lo spingono a vedere, a toccare, a sentire per capire, per verificare, per credere. Ma la concezione dì Dio non è sperimentabile. 

...la... " religiosità  matura" ... è caratterizzata dal fatto che non si ferma entro i propri confini, che va al di là  del sensibile, del percettibile. E' la disponibilità  al soprannaturale, all'assoluto (conditio sine qua non per diventare credente religioso). Essa può essere presente anche nell'adulto ateo, religioso benchè senza fede, a patto che il suo ateismo non abbia motivazioni nevrotiche.Soltanto chi unisce la disponibilità  religiosa naturale ( il sentimento religioso) alla dimensione soprannaturale della rivelazione può trasformarsi in credente.
La 
religione tende a prendere dalla rivelazione quegli elementi che permettono di costruire una istituzione che garantisca il Sacro per il soddisfacimento del bisogno religioso , purtroppo anche a costo di manipolare la rivelazione .. La fede matura percepisce la presenza di Dio senza volerlo manipolare o mistificare.   Non deriva dalla paura, dal dovere, dall'illusione, ma dall'amore. Non è cieca, astratta, imposta da una gerarchia ( sacra) , ma radicata nella vita, in un'alleanza di mente e di cuore.
E ( la fede matura) nemmeno la si può ridurre a dottrina, poichè permette di vivere in un progetto d'eternità  . Quando la fede diventa certezza o un repertorio di certezze ( una dottrina ) , non è piu' tale.E se pure la fede poggia su probabilità  storiche, razionali e sociali, essa è sempre rischiosa poichè non dà  sicurezze. Per questo...vive nel dubbio. Una fede matura non va contro la ragione pur andando oltre la ragione, e implica la capacità  di spostare certe domande dalla testa al cuore. E, come l'amore, è un'avventura non facile che comporta il dubbìo, perchè amare una persona o Dio è amare qualcosa di diverso da noi, di ignoto, quindi di imprevisto e irriprevedibile. Il dubbio è infatti alla radice di ogni fede, che non è abitudine o passività , ma stimolo, azione, conquista. Si ha il diritto, quasi il dovere al dubbio e, poichè ogni vita è un cammino di ricerca, si avvertono anche i rischi di questo itinerario. E in tale percorso non ci sono scorciatoie.
Non basta l'entusiasmo: occorre 
la maturità  psicoaffettiva. La fede conosce le sue prove, le sue difficoltà , il suo tormento, richiede lo sforzo dell'umiltà . Quando un fedele non ha dubbi è difficile discernere se crede in Dio o soltanto in se stesso. Perchè ... a partire dal momento in cui si incontrano difficoltà , e cioè dal momento in cui le concezioni personali non coincidono con quelle di fede, sì apre una scelta tra le proprie idee e la rivelazione divina, e quindi si presenta un'occasione posìtiva per superare il proprio egoismo e per approfondire la cultura religiosa.
Una fede matura è dunque quella che, attraverso le incertezze e le difficoltà , si autentica e si fortìfica.
Del resto una fede senza affanni non è testimonianza, perchè la fede non si può spiegare, si può solo offrire agli altri con l'esempio, soprattutto quando diventa carisma o quando puo' cambiare la vita, radicalmente."
"La religione è una preziosa espansione della religiosità , cioè un tramite, un mezzo per appagarla. Infatti se per religiosità -religione si intende il significato letterale di essere «re-legati», cioè legati a qualcosa-qualcuno riconosciuto come importante per se stesso, ci si deve aprire a un oggetto fuori del Sè. La religione è un fenomeno estrinseco della personalità , extrapsichico, che riceve la sua legittimazione da elementi esteriori al Sè. Corrisponde a quell'istituzione sociale formata da una comunità  che ha accolto un assoluto . 
La religione è l'adesione alle credenze, alle pratiche, ai riti e alle gerarchie alla radice delle quali sta il riconoscimento ( consapevole) da parte dell'uomo di una realtà  assoluta . Per questo, a differenza della religiosità , la religione coincide con il conscio.
In termini psicologici la religione è l'insieme dei rapporti cognitivi, volitivi ed emotivi che esistono tra il soggetto e quell'oggetto religioso con cui la religiosità si armonizza.Si parla allora di maturità  religiosa, che è frutto di una faticosa evoluzione spirituale. Come quella psichica, non si acquisisce in tempi rapidi ma è un processo di crescita continua su cui influiscono l'esperienza, la capacità  di ragionare, l'autostima, la cultura ecc. La religiosità  può differire da soggetto a soggetto soltanto per il livello di maturità  o d'immaturità  dell'esperienza religiosa o per la diversità  del credo.

La religione diventa così il naturale soddisfacimento del sentimento religioso, la risposta alla religiosità  personale intrinseca dell'Eros.  E poichè il sentimento religioso è presente in tutti gli esseri umani, questi hanno sentito la necessità -per soddisfare il proprio bisogno spirituale - di organizzarsi intorno alle religioni. "

Fede e/o religione ?
L'adesione ad una religione nasce principalmente per ragioni geografiche e storiche : l'uomo cerca il soddisfacimento del suo sentimento religioso, del suo bisogno di rivelazione principalmente nella religione che incontra nella propria famiglia, in una determinata cultura.

Così chi nasce e cresce in Giordania sarà probabilmente 
musulmano, chi in India, indù, chi in Europa, cristiano, e così via. Naturalmente il mondo cambia continuamente ed anche le persone le quali a volte abbandonano una religione per aderire ad un'altra. ( Conversione religiosa) 

La religione è tutto ciò che l'uomo fa per un dio ( o un assoluto ) : per soddisfare il proprio sentimento religioso e per meritare /conquistare uno status umano che risponda adeguatamente ad un proprio bisogno di felicità  definitiva. 
La 
fede è accogliere nella esistenza una rivelazione e affidare il proprio essere a ciò che il dio fa per l'uomo -o promette di fare- per compierlo in pienezza.

Fede e religione
 
storicamente coesistono sempre perchè anche nell' adesione di fede ad una rivelazione l'uomo rimane sempre religioso nel suo inconscio e tende sempre ad esprimersi anche religiosamente .

La Chiesa cattolica e le religioni
1. Nel nostro tempo in cui il genere umano si unifica di giorno in giorno più strettamente e cresce l'interdipendenza tra i vari popoli, la Chiesa esamina con maggiore attenzione la natura delle sue relazioni con le religioni non-cristiane. Nel suo dovere di promuovere l'unità  e la carità  tra gli uomini, ed anzi tra i popoli, essa in primo luogo esamina qui tutto ciò che gli uomini hanno in comune e che li spinge a vivere insieme il loro comune destino. I vari popoli costituiscono infatti una sola comunità . 
(Documento conciliare Vat. II ° "Nostra Aetate")
I vescovi cattolici, riuniti in Concilio universale negli anni 1960 a Roma, dopo aver pregato lo Spirito Santo e aver riflettuto su tutti gli insegnamenti trasmessi loro dagli Apostoli di Gesù attraverso i loro predecessori, osservando la realtà  contemporanea degli uomini rilevavano che , di fronte all'evoluzione attuale del mondo, diventano sempre più numerosi quelli che si pongono o sentono con nuova acutezza gli interrogativi più fondamentali: cos'è l'uomo? Qual è il significato del dolore, del male, della morte, che continuano a sussistere malgrado ogni progresso? Cosa valgono quelle conquiste pagate a così caro prezzo? Che apporta l'uomo alla società , e cosa attendersi da essa? Cosa ci sarà  dopo questa vita? "

1... 
Gli uomini attendono dalle varie religioni la risposta ai reconditi enigmi della condizione umana, che ieri come oggi turbano profondamente il cuore dell'uomo: la natura dell'uomo, il senso e il fine della nostra vita, il bene e il peccato, l'origine e lo scopo del dolore, la via per raggiungere la vera felicità , la morte, il giudizio e la sanzione dopo la morte, infine l'ultimo e ineffabile mistero che circonda la nostra esistenza, donde noi traiamo la nostra origine e verso cui tendiamo.

2. 
Dai tempi più antichi fino ad oggi presso i vari popoli si trova una certa sensibilità  a quella forza arcana che è presente al corso delle cose e agli avvenimenti della vita umana, ed anzi talvolta vi riconosce la Divinità  suprema o il Padre. Questa sensibilità  e questa conoscenza compenetrano la vita in un intimo senso religioso.
... La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità  che illumina tutti gli uomini.
Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare, 
il Cristo che è via, verità  e vita (Gv 14,6), in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con se stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinchè, con prudenza e carità , per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.
(Documento conciliare Vat. II ° "Gaudium et Spes") 
Tratto da Piccolo corso bibblico


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