Inizia oggi 06.03.2018 il mercoledi’
delle ceneri e segna il calcolo inverso
alla Santa Pasqua.
- 40 giorni ma
PERCHÉ LA QUARESIMA INIZIA COL MERCOLEDÌ DELLE CENERI
La celebrazione di oggi nasce a
motivo della celebrazione pubblica della penitenza: costituiva infatti il rito
che dava inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti
dai loro peccati la mattina del Giovedì Santo.
Se ci pensiamo inizia con la cenere
in testa e termina col giorno della
lavanda dei piedi (acqua sui piedi), una strada, apparentemente poco meno di due metri circa ,se consideriamo la lunghezza del corpo,
ma in verità lunga e faticosa perché si tratta di partire dalla propria testa per
arrivare ai piedi degli altri. In questo
giorno la Chiesa prescrive il digiuno e l’astinenza dalle carni.
Simbolicamente, le ceneri indicano la penitenza, richiamandoci alla caducità della vita terrena e la
necessità della conversione
Con il Mercoledì delle Ceneri inizia
la Quaresima, il periodo che precede la Pasqua, ed è
giorno di digiuno e astinenza dalle carni, astensione che la Chiesa richiede
per tutti i venerdì dell’anno ma che negli ultimi decenni è stato ridotta ai
soli venerdì di Quaresima. L’altro giorno di digiuno e astinenza è previsto il
Venerdì Santo.
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». Questa frase veniva recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote imponeva le ceneri – ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente – ai fedeli.
«Memento homo, quia pulvis es et in pulverem reverteris», ovvero: «Ricordati uomo, che polvere sei e polvere ritornerai». Queste parole compaiono in Genesi 3,19 allorché Dio, dopo il peccato originale, cacciando Adamo dal giardino dell’Eden lo condanna alla fatica del lavoro e alla morte: «Con il sudore della fronte mangerai il pane; finché tornerai alla terra, perché da essa sei stato tratto: polvere tu sei e in polvere tornerai!». Questa frase veniva recitata il giorno delle Ceneri quando il sacerdote imponeva le ceneri – ottenute bruciando i rami d’ulivo benedetti la domenica delle Palme dell’anno precedente – ai fedeli.
La celebrazione delle Ceneri nasce a motivo della
celebrazione pubblica della penitenza, costituiva infatti il rito che dava
inizio al cammino di penitenza dei fedeli che sarebbero stati assolti dai loro
peccati la mattina del Giovedì Santo. Dal punto di vista liturgico, le ceneri possono essere imposte in tutte le celebrazioni
eucaristiche del mercoledì ma, avvertono i liturgisti, è
opportuno indicare una celebrazione comunitaria "privilegiata" nella
quale sia posta ancor più in evidenza la dimensione ecclesiale del cammino di
conversione che si sta iniziando.
Il digiuno è importante per tutte le religioni: i musulmani celebrano il mese di Ramadan, gli ebrei il kippur e i cristiani la Quaresima.
Il digiuno è importante per tutte le religioni: i musulmani celebrano il mese di Ramadan, gli ebrei il kippur e i cristiani la Quaresima.
A differenza del Rito Romano, in quello ambrosiano non
c’è il rito del Mercoledì delle Ceneri. «La tradizione ambrosiana non ha mai
conosciuto questo giorno, ma ha sempre rigorosamente dato avvio al periodo
quaresimale con la domenica che introduce la Quaresima, appunto, in capite quadragesimae», ha spiegato monsignor
Claudio Magnoli, responsabile del Servizio per la Pastorale Liturgica della
Diocesi.
La teologia biblica rivela un duplice significato
dell'uso delle ceneri:
1. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).
2. Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).
1. Anzitutto sono segno della debole e fragile condizione dell'uomo. Abramo rivolgendosi a Dio dice: "Vedi come ardisco parlare al mio Signore, io che sono polvere e cenere..." (Gen 18,27). Giobbe riconoscendo il limite profondo della propria esistenza, con senso di estrema prostrazione, afferma: "Mi ha gettato nel fango: son diventato polvere e cenere" (Gb 30,19). In tanti altri passi biblici può essere riscontrata questa dimensione precaria dell'uomo simboleggiata dalla cenere (Sap 2,3; Sir 10,9; Sir 17,27).
2. Ma la cenere è anche il segno esterno di colui che si pente del proprio agire malvagio e decide di compiere un rinnovato cammino verso il Signore. Particolarmente noto è il testo biblico della conversione degli abitanti di Ninive a motivo della predicazione di Giona: "I cittadini di Ninive credettero a Dio e bandirono un digiuno, vestirono il sacco, dal più grande al più piccolo. Giunta la notizia fino al re di Ninive, egli si alzò dal trono, si tolse il manto, si coprì di sacco e si mise a sedere sulla cenere" (Gio 3,5-9). Anche Giuditta invita invita tutto il popolo a fare penitenza affinché Dio intervenga a liberarlo: "Ogni uomo o donna israelita e i fanciulli che abitavano in Gerusalemme si prostrarono davanti al tempio e cosparsero il capo di cenere e, vestiti di sacco, alzarono le mani davanti al Signore" (Gdt 4,11).
Tratto da Famiglia Cristiana
Dopo la riforma liturgica, seguita al Concilio
Vaticano II, la frase è stata mutata con la locuzione: «Convertitevi e credete al Vangelo» (Mc 1,15) che
esprime, oltre a quello penitenziale, l’aspetto positivo della Quaresima che è
tempo di conversione, preghiera assidua e ritorno a Dio.
CONVERTITEVI E CREDETE AL VANGELO
Non sono due frasi
diverse e/o successive ,ma ci riportano
alla stessa azione col medesimo significato
Gesù iniziò la sua
predicazione dicendo: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino;
convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1, 15). Con queste parole egli insegnava
già la giustificazione mediante la fede. Prima di lui, convertirsi significava
sempre “tornare indietro”; significava tornare all’alleanza violata, mediante
una rinnovata osservanza della legge.
“Convertitevi a me,
tornate indietro dal vostro cammino perverso”, diceva Dio nei profeti.
Convertirsi,
conseguentemente, ha un significato principalmente ascetico, morale e
penitenziale e si attua mutando condotta di vita.
La conversione è vista
come condizione per la salvezza; il senso è: convertitevi e sarete salvi;
convertitevi e la salvezza verrà a voi.
Questo è il significato
predominante che la parola conversione ha sulle labbra stesse di Giovanni
Battista. Ma sulla bocca di Gesù, questo significato morale passa in secondo
piano, rispetto a un significato nuovo, finora sconosciuto. Anche in ciò si
manifesta il salto epocale che si verifica tra la predicazione di Giovanni
Battista e quella di Gesù.
Convertirsi non
significa più tornare indietro, all’antica alleanza e all’osservanza della
legge, ma significa fare un salto in avanti, entrare nella nuova alleanza,
afferrare questo Regno che è apparso, entrarvi mediante la fede.
“Convertitevi e credete”
non significa due cose diverse e successive, ma la stessa azione: convertitevi,
cioè credete; convertitevi credendo! La prima conversione consiste nel credere.
Dio ha preso, lui,
l’iniziativa della salvezza: ha fatto venire il suo Regno; l’uomo deve solo
accogliere, nella fede, l’offerta di Dio e viverne, in seguito, le esigenze. È
come di un re che apre la porta del suo palazzo, dove è apparecchiato un grande
banchetto e, stando sull’uscio, invita tutti i passanti a entrare, dicendo:
“Venite, tutto è pronto!”.
È l’appello che risuona
in tutte le cosiddette parabole del Regno: l’ora tanto attesa è scoccata,
prendete la decisione che salva, non lasciatevi sfuggire l’occasione!
Tratto
da assisi ofm
COME SI CALCOLANO I 40 GIORNI DELLA QUARESIMA?
L’attuale
struttura dell’anno liturgico è il risultato di una progressiva evoluzione
storica per poter celebrare e comunicare sempre la stessa fede secondo le
esigenze pastorali di ogni epoca. Già nel IV secolo vi è una Quaresima di 40
giorni computati a ritroso a partire dal Venerdì Santo fino alla prima domenica
di Quaresima. Persa l’unità dell’originario triduo pasquale (VI secolo), la
Quaresima risultò di 42 giorni, comprendendo il Venerdì e il Sabato Santo.
Gregorio Magno (+ 604) trovò scorretto considerare come penitenziali anche le
sei domeniche (compresa quella delle Palme).
Pertanto per ottenere i 40 giorni (che senza le domeniche sarebbero diventati 36!) anticipò, per il rito romano, l’inizio della Quaresima al mercoledì (che diventerà “delle ceneri”). Attualmente la Quaresima termina prima della Messa nella Cena del Signore. Ma per ottenere il numero 40, escludendo le domeniche, bisogna, come al tempo di Gregorio Magno, conteggiare anche il triduo pasquale.
Pertanto per ottenere i 40 giorni (che senza le domeniche sarebbero diventati 36!) anticipò, per il rito romano, l’inizio della Quaresima al mercoledì (che diventerà “delle ceneri”). Attualmente la Quaresima termina prima della Messa nella Cena del Signore. Ma per ottenere il numero 40, escludendo le domeniche, bisogna, come al tempo di Gregorio Magno, conteggiare anche il triduo pasquale.
Tratto
da Famiglia Cristiana
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