domenica 10 maggio 2020

Le origini del Santo Rosario: strumento di preghiera e meditazioni


Siamo dentro il mese di Maggio, precisamente oggi è la festa della Mamma e come non pensare alla Madre per eccellenza. La nostra madre Celeste con Suo Fiat ha permesso la Salvezza del Mondo attraverso Suo Figlio Il Fiat di Maria cambia la storia il primo si e’  da Ragazzina di 15 – 16 anni  e l’ultimo sotto la Croce in lacrime davanti al corpo straziato e appeso alla croce di Suo figlio  la Madre si prende la responsabilità dell’intera umanità. Ancora oggi la Madonna è portatrice di salvezza eterna , ed ho pensato di decicare a Lei questo articolo scrivendo proprio oggi nel giorno dedicato alla mamma e nei giorni antecedenti alla ricorrenza  della Madonna di Fatima 13 Maggio il significato della preghiera che piu’ di tutte ama : il Rosario. Buona lettura


La storia del Santo Rosario

La sua origine si può collocare intorno al IX secolo nei monasteri d’Irlanda, dove i monaci praticavano la recita di 150 Salmi di Davide. La presenza di numerosi gruppi di laici alla ricerca della comunione con Dio portò ad una nuova forma di preghiera più adatta alla loro estrazione culturale, infatti gran parte di loro non sapeva leggere e scrivere: nacque così la recita di 150 Pater Noster al posto dei 150 Salmi.

All’inizio del XII° secolo, si diffonde in occidente la recita del Saluto Angelico (cioè la prima parte dell’Ave Maria, la cui origine è di alcuni secoli prima) al posto dei Pater Noster trasformando il Salterio biblico (Salmi) in un “salterio mariano”, da qui in poi venne chiamato “rosario” recitabile da chiunque.

Il certosino Enrico di Kalkarnel XIV° secolosuddivise il salterio mariano in 15 decine inserendo, tra una decina e l’altra, il Padre Nostro. Inoltre in quell’epoca si diffuse la tradizione che il Rosario fu istituito da S. Domenico, fondatore dell’Ordine dei Domenicani, tradizione portata avanti da Alano de la Roche per convertire i non credenti e i peccatori.

Molti sono stati i Papi che hanno scritto documenti sul Rosario, a cominciare da Urbano IV (1261-64) fino a Giovanni Paolo II; molti altri, pur non avendo scritto documenti, ne hanno esaltato e raccomandato la preghiera definita “Vangelo in compendio“, “salterio del popolo“, “catena dolce che ci riannoda a Dio“, “preghiera della famiglia e per la famiglia“, “scuola di contemplazione e di meditazione“.

 

IL SANTO RORARIO: TESTIMONIANZA DI SALVEZZA

 


Il Rosario simbolo di salvezza

La storia è piena di testimonianze che dimostrano come la preghiera del Rosario abbia accompagnato sia gente comune, che personaggi, artisti e pittori famosi.
In particolare, per evidenziare il grande valore di questo strumento di salvezza, si può osservare l’affresco del Giudizio Universale della Cappella Sistina, dipinto da Michelangelo negli anni 1536-1541, in cui spicca un particolare: uno dei risorti porge con la mano sinistra la corona del rosario ad un uomo e ad una donna per aiutarli a salire in paradiso, aggrappandosi ad essa.

 

Come recitare il Santo Rosario

Oggi per recitare il Santo Rosario viene utilizzata una corona mentre molto tempo fa si utilizzava una cordicella con nodi che veniva chiamata “Paternoster” anche quando serviva per contare le Ave Maria.
Per recitare il Rosario si utilizza una corona formata da 5 decine di grani ravvicinati, chiamati “grani minori” o “delle Ave Maria” intervallati da 5 grani più distanziati, uno alla fine di ogni decina, che sono chiamati “grani maggiori” o “del Padre Nostro“.

Più comunemente (ed erroneamente) si sente parlare di “Recita del Rosario” intendendo in realtà la recita di una quarta parte, mentre per riferirsi alla recita di tutte le 4 corone (20 misteri) si sente parlare di Rosario Intero.

La corona del Rosario, non solo è semplice strumento per contare le preghiere, ma è allo stesso tempo uno strumento con forti simboli spirituali, perché:

● converge verso il Crocifisso, inizio e termine della preghiera e centro della vita cristiana;
● lo scorrere dei grani della corona oltre a scandisce la preghiera allude anche allo scorrere della vita, al cammino spirituale del cristiano;
● assomiglia ad una catena simbolo di un forte legame spirituale, di un vincolo che unisce il cristiano alla Madonna ed a Cristo.

I benefici della preghiera del Santo Rosario

In virtù dei significati simbolici evidenziati, si può concludere che pregare con la corona del Rosario ha molteplici benefici. Infatti, grazie a questa preghiera facile e bella, grazie all’intercessione della Madonna del Rosario, possiamo alimentare l’amore per il Signore che ci permette di purificarci dai nostri peccatirendendoci capaci di praticare la virtù e arricchendoci di grazie e meriti.

Il Rosario è l’arma capace di dare la pace alla società, al mondo intero, perché è una preghiera e meditazione capace di trasformare i cuori e di vincere le armi del nemico dell’uomo.

Tratto dal blog di Piero Gheddo – «Carissimi Pellegrini! – ha gridato papa Francesco il 13 maggio scorso al milione di fedeli accorsi a Fatima – noi abbiamo in Cielo una Madre! Abbiamo una Madre! Aggrappati a Lei come dei figli, viviamo della speranza che poggia su Gesù, (…) di essere un giorno con Lui e con Maria alla destra del Padre nel Regno di Dio… Sotto la protezione di Maria, noi siamo nel mondo le sentinelle del mattino, che sanno contemplare il vero volto di Gesù Salvatore, quello che brilla a Pasqua, e riscoprire il volto giovane e bello della Chiesa, che risplende quando è missionaria, accogliente, libera, fedele, povera di mezzi e ricca di amore».

Ai tre pastorelli di Fatima, Lucia, e i beati Giacinta e Francesco, la Madre di Gesù e nostra, presentandosi come ‘la Madonna del Rosario’, raccomandò con insistenza di “recitare il Rosario tutti i giorni, per ottenere la fine della guerra e la pace”. Cento anni fa, quando Maria apparve ai tre bambini portoghesi, era il 1917. Infuriava “l’inutile strage” della prima Guerra Mondiale (come aveva predetto papa Benedetto XV); e in Russia il rivoluzionario comunista Vladimir Ilych Lenin aveva preso il potere con un colpo di stato e fondato la Repubblica Socialista Sovietica Russa, la radice da cui sono germogliate, nel “secolo breve” del 1900, una trentina di altre Repubbliche Socialiste, tutte fallimentari. Nessuna delle quali ha portato ai popoli la “liberazione” promessa.

Anche a Lourdes, a Pompei e in altre apparizioni, Maria la Vergine Madre nostra, ha raccomandato di recitare il Rosario. Ma a Fatima la sua insistenza su questa preghiera ha un qualcosa di straordinario. Dopo il 13 maggio 1917, di cui ho già detto, il 13 luglio Maria incalza: «Voglio che recitiate il Rosario tutti i giorni». E il 13 agosto dello stesso anno: «Continuiate a recitare il Rosario tutti i giorni». Un mese dopo, il 13 settembre 1017, disse: «Per ottenere la fine della guerra, continuate a recitare il Rosario tutti i giorni». Il 13 ottobre, il giorno del grande miracolo del sole che roteava e si avvicinava alla terra, visto da più di 70.000 persone, anche a 20 chilometri di distanza, Maria tornò a dire: «Continuate sempre a recitare il Rosario ogni giorno, la guerra sta terminando…».

Maria, Regina della Pace, ci chiede la recita quotidiana del Rosario, per avere il dono della Pace che viene da Dio. Per due motivi:

1) La Pace di Dio nelle famiglie, nelle nazioni, nel mondo

Il Rosario è la preghiera più semplice, più facile e più, diciamo, contemplativa, perché propone, uno ad uno, i misteri della vita di Cristo. È la preghiera che unisce grandi e piccoli, colti e incolti, ricchi e poveri, sani e ammalati. È la preghiera che unisce e tiene unite le famiglie. Una volta si diceva: «La famiglia che prega unita, rimane unita».

Il più bel ricordo che ho dei miei genitori, i servi di Dio Rosetta Franzi e Giovanni Gheddo, e della mia famiglia, sono i Rosari che recitavamo alla sera, dopo cena, seduti attorno al tavolo di cucina; quando ci insegnavano a tenere le mani giunte e ad imparare le semplici preghiere mariane, ad andare sempre d’accordo, noi tre bambini e poi ragazzini. Come poi è avvenuto. Noi tre, Piero, Francesco (morto nel 1997) e Mario, ci siamo sempre voluti bene, non c’è mai stata alcuna lite o divisione o rancore! Oppure, nelle sere d’inverno (quando le case non erano riscaldate), si andava nella stalla più vicina a dire il Rosario con altre famiglie, cantare il Salve Regina e le litanie, seduti sulla paglia e riscaldati dalla presenza di mucche e buoi, cavalli e capre, vitelli, conigli, anitre, galline. Allora, negli anni Trenta del 1900, in paesi come Tronzano Vercellese dove sono nato, non c’era né radio, né telefonini, né televisione, né tanto meno discoteche e vita notturna. Si pregava assieme e si creava, nelle famiglie, nei vicini, nel paese, una comunità di vita, di amicizia e di fede.

Oggi prevale l’individualismo, tutti ci lamentiamo che ci sono troppe famiglie divise, troppe liti e violenze familiari. Quando si sfascia la famiglia, la società va in crisi e si sfascia anche lei. Contro questa deriva che porta all’auto-distruzione della nostra Italia, si invocano aiuti economici dallo Stato, leggi, provvedimenti di assistenza sociale, si consultano psicologi e avvocati matrimonialisti. Tutto giusto e saggio. Ma bisogna anzitutto fare qualcosa per unire gli spiriti, i cuori, le volontà, altrimenti tutto diventa inutile. L’egoismo individuale non si vince con le leggi e gli aiuti economici, ma con l’amore, con la preghiera, perché solo l’aiuto di Dio in molti casi è efficace: Dio sa cosa c’è nel cuore dell’uomo e della donna. Dio solo lo sa e può cambiare il cuore dell’uomo e della donna, portandoli verso l’imitazione di Cristo. Ecco perché recitare il Rosario, che educa all’amore e all’unità, da recitare assieme, specialmente in questo mese di maggio.

Il tramonto del sole è l’ora del Rosario. La famiglia si riunisce per invocare la Santissima Vergine e Madre di Gesù e nostra, Maria. Tutte le attività si interrompono per elevare la mente e il cuore al Padre che sta nei Cieli, per presentare a Dio i propri bisogni, pregare per i defunti, chiedere il perdono dei peccati e il dono della Pace in famiglia e tra le famiglie. L’atto di amore e le richieste di chi recita il Rosario arrivano in Cielo e sono presentate dalla Madre di Dio al suo Figlio Gesù Cristo. Recitiamo anche noi il Rosario, come chiede la Vergine e Madre Maria, per chiedere la Pace di Dio nelle famiglie, nelle nazioni e nel mondo intero.

2) Maria porta le anime e i cuori a Cristo

Secondo motivo per recitare il Rosario. La nostra Mamma del Cielo porta le anime a Cristo. All’inizio degli anni Novanta, nel Consiglio pastorale diocesano di Milano (di cui ero membro) il card. Carlo Maria Martini lamentava la diminuzione della devozione a Maria e della recita del Rosario. Diceva: «Si è disprezzata la devozione popolare verso Maria, che in tanti secoli ha conservato la fede in Cristo delle nostre popolazioni cristiane. Si critica il Rosario come forma, superstiziosa di “mariolatria” (cioè, adorazione di Maria). Ma si dimentica che la Madre di Dio porta le anime al Figlio suo, Cristo Gesù. Ritorniamo a recitare assieme il Rosario nelle famiglie, perché siano più unite e i giovani vengano educati, attraverso Maria, alla fede e all’amore di Cristo».

Visitando le giovani Chiese e le missioni in tutto il mondo non cristiano, ho visto tante volte che a Vergine Madre Maria è venerata e onorata da tutti e attraverso lei lo Spirito porta l’amore e la pace di Cristo. Nella Corea del Sud ho visto parecchie chiese cattoliche, che all’ingresso della chiesa mettono una grande statua della Madonna, che sorride e col braccio teso invita ad entrare nella casa di Dio; la Chiesa cattolica è chiamata dal popolo “la Chiesa della Madre”. Nel Borneo (dove nel 1856-1862 il Pime fondò la Chiesa), nel 2004 sono stato nel sultanato di Brunei, stato indipendente tutto islamico, esteso come la Liguria con mezzo milione di abitanti e 20.000 cattolici, filippini, bengalesi, indonesiani, immigrati per fare i lavori più pesanti. Il Vicario apostolico e Vescovo, mons. Cornelio Sim, mi diceva: «Il Sultanato è seduto sul petrolio e le famiglie del Sultano sono ricchissime… Nella capitale Bandar Seri Begawan la chiesa cattolica è in un vastissimo terreno cintato, dove ci sono le scuole, l’ospedale e altre opere educative e caritative. La nostra chiesa è vicina all’entrata principale e alla strada. Avevamo messo davanti alla porta della chiesa una grande statua di Maria, venerata anche dai musulmani, che invita a venire in chiesa. Venivano anche non pochi musulmani. Ci è stato imposto di girare la grande statua verso il muro della chiesa. Così oggi dalla strada si vede solo la grande statua girata al contrario!».

Nel febbraio 1964 ero a Vijayawada in Andra Pradesh, una delle 12 diocesi fondate dal Pime in India, che oggi ha circa 3,5 milioni di abitanti e 270.000 cattolici. Il missionario padre Paolo Arlati, nel 1924 portò dall’Italia una grande statua della Madonna di Lourdes e i Fratelli del Pime (missionari laici consacrati a vita) la posero sul punto più alto della collina di Gunadala, che domina la città di Vijayawada, costruendo le strade e la scalinata che portano fin sotto ai piedi di Maria, posta in una grotta aperta per cui si vede anche da lontano. A poco a poco, prima i cristiani e poi indù e musulmani, sono andati sulla collina di Gunadala a pregare Maria, che è venerata come la protettrice della città perché, nell’anno 1947, poco prima dell’indipendenza dell’India (15 agosto), le lotte sanguinose fra indù e musulmani insanguinavano l’India (circa 4-5 milioni di morti ammazzati) e portarono alla divisione fra India e Pakistan. Vijayawada, città con molti musulmani, venne salvata da quelle stragi fratricide dalla Madonna di Gunadala, alla quale tutti accorrevano in preghiera. I pellegrinaggi avevano creato un clima di fraternità.

L’11 febbraio 1964 si celebrava, come ogni anno, la festa della Madonna di Lourdes. Per tutta la giornata precedente e nel giorno della festa, nelle strade che portavano sulla collina un continuo sali e scendi di devoti che vogliono toccare i piedi della Madonna, pregano, offrono incenso, qualcuno si fa tagliare i capelli in quel giorno, adempiendo il voto che aveva fatto. Un mare di gente invade Gunadala, con lebbrosi, handicappati, ammalati portati su barelle o su carretti fino ai piedi di Maria. In due giorni, circa 150.000 devoti di Maria, non pochi dei quali col Rosario al collo, anche i non cristiani, perché il Rosario è il segno sacro della “Bella Signora di Gunadala” che protegge la città e le famiglie. Ancor oggi, più di mezzo secolo dopo, la statua di Maria è sulla collina e si ripetono anche durante l’anno i pellegrinaggi anche da lontano verso la Madonna di Lourdes. Le voci popolari parlano di guarigioni miracolose. Il primario dell’ospedale di Viajayawada mi diceva, nel 1964, di poter testimoniare la guarigione di almeno due lebbrosi e di altri malati. Ma il miracolo più grande è di aver portato indù e musulmani a vivere insieme in pace.


 


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