martedì 29 novembre 2016

i sette vizi capitali


tratto da Don Leonardo Maria Pompei
Prefazione: Ognuno di noi col battesimo inizia il proprio viaggio da cristiano, una strada che porta ad una meta meravigliosa che permette di anticipare realmente già in questo mondo la felicità eterna, una cammino che ci permette di conquistare la pace e conoscere l’amore e saper amare. Ognuno di noi cerca Amore, Gioia e Pace.
Il cammino verso la Santità è meraviglioso ma richiede Coraggio, forza, costanza e perseveranza. Santa Teresa D’Ávila attraverso il suo capolavoro “il Castello Interiore” ci dice che sono due cose fondamentali per la riuscita di tale obbiettivo:
- ferma volontà
- risolutezza per iniziare il percorso
- determinazione di andare avanti qualsiasi cosa accada.
La nostra volontà è infatti debole ma è libera, e aiutata dalla Grazia può superare ogni prova e arrivare alla Santità anche se inevitabilmente segnata da continue imperfezioni.
Tutto sarebbe stato facile, bello se non ci fosse stato il peccato originale ma esso ha trasformato la natura umana e la stessa natura in immondizia, in vizi, miseria facendoci perdere la somiglianza con Dio nostro creatore.
La redenzione di Cristo ci ha restituito gran parte dei mezzi e le forze per recuperare la perfezione ma purtroppo non del tutto, la restante parte ha bisogno dei nostri continui sacrifici lunghi e penosi per essere conquistata……
Buon Viaggio…….
Il peccato originale è la radice dei vizi capitali: ogni essere umano contiene dentro di se degli alberi avvelenati, queste radici avvelenate sono tutte presenti in ogni uomo. Il peccato originale ha tolto all’uomo i doni soprannaturali  che aveva(amicizia intima con Dio, grazia santificatrice , immortalità, la soggezione alle malattie e alle sofferenze e sottomissione delle passioni alla ragione) e ha indebolito quelli naturali infatti l’uomo ha difficoltà a dividere il bene dal male, ed il bene è più difficile da compiere rispetto al male, la parte passionale e sensuale si ribella allo spirito e ci trascina sempre più  verso le basse passioni e i desideri carnali, la nostra parte virile o irascibile di noi è diventata incostante per cui ci appare difficile essere costanti e decisi. I sacramenti e la vita interiore diventano il disinfettante o la fasciatura di queste ferite che sanguinano continuamente. L’uomo scegliendo liberamente di seguire il benessere interiore sceglie di curare queste piaghe e non lasciarle incancrenire.
Vizio e virtù: Dopo la colpa originale lo stato della natura umana è deceduta perdendo la sua originaria perfezione, lasciando l’uomo estremamente debole
Nella parabola del Buon Samaritano il Samaritano è Cristo che viene incontro all’uomo decaduto dallo stato di perfezione (Gerusalemme)a quello della corruzione (Gerico) a causa delle ferite ricevute dai nemici dell’umana salvezza ( i demoni). Questa situazione e’ fertile e feconda perché’ è più facile per il fiorire del male  pianta dei vizi che portano a fare gli atti peccaminosi. Andiamo a vedere adesso cosa significa Vizi e Atti.
Vizio : tendenza stabile e abituale, una brutta abitudine che porta a peccare, una disposizione che porta al compimento di atti, passare pertanto dalla tendenza all’azione.
Il battesimo cancella il peccato ma non la concupiscenza ossia la colpa ma non la tenden za a compiere il male.
Le virtu’ invece sono delle buone abitudini che sono generate  soprannaturalmente da Dio stesso attraverso il sacramento del Battesimo, Questa Grazia si perde dopo ogni peccato mortale e si riacquista attraverso il sacramento della penitenza. La concupiscenza e tutti i vizi aumentano in quantità e qualità. Attraverso le ripetizioni degli atti cattivi e all’allontanamento della preghiera e dei sacramenti cosi’ come l’avvicinamento della preghiera e dei sacramenti conduce ad una vita virtuosa e a compiere buone opere.
Il libero arbitrio è quella tensione tra il bene e il male, tra assecondare il male o contrastarlo. Assecondandolo si sceglie il male mentre contrastandolo si alimenta la vita di grazia e cresce la virtu’. La virtu’ appare difficile perché’  non da’ godimenti immediati come invece la via del male  ma dona  tanta gioia soprannaturale che  si puo’  guastare attraverso il sacrificio e la rinuncia .Ecco perché’ ho scelto questo libro che credo possa essere un iuto alla riscoperta di noi stessi e dei nostri vizi che feriscono il nostro cuore allontanandoci da Dio. Questo testo ci aiuterà a prenderci le nostre responsabilità  e a non farle ricadere sugli altri. Seppur dietro ogni vizio, ogni abitudine , ogni tendenza cattiva c’e’ il demonio non possiamo non considerare che,  aiutati da un’intelligenza illuminata e da una formazione,   con  l’aiuto della Grazia  attraverso vincere il male attraverso il nostro libero arbitrio e riconquistare le posizioni perdute così come hanno fatto i martiri, i santi.e’
I sette vizi capitali vengono chiamati così perchè il termine proviene dal latino caput che significa testa perche’ da essi discendono tutti i vizi minori  e tutti i peccati commessi in questo mondo.
 Ad es. un avaro non dira’ mai di se stesso che e’ attaccato al denaro ma dirà di risparmiare per spirito di parsimonia… per non sperperare i beni che Dio gli ha dato.
Il maldicente ( che agisce per invidia) afferma di dire certe cose per amore alla verità, di non essere ipocrita ma di essere giusto.
Le cose dello spirito necessitano di grande discernimento per il quale occorre tanta umiltà. La Superbia è il primo, e’ il vizio che arreca  piu’danno, il piu’ grave tra i vizi capitali.
Infatti i vizi capitali sono in ordine di gravità:
·         Superbia
·         Avarizia
·         Lussuria
·         Ira
·         Invidia
·         Accidia
·         Gola
La Superbia
In Siracide (10,12-13) troviamo scritto “Principio della superbia umana,  e’ allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi l’ha creato, Principio della superbia e’ abbandonarsi al peccato, chi vi si abbandona diffonde intorno a se l’abominio. Per questo il Signore rende incredibili i suoi castighi e lo flagella fino a finirlo” Ogni qualvolta che teniamo alla nostra gloria, al nostro onore , alla reputazione e all’eccellenza  del proprio io anziché alla gloria  di Dio e del prossimo. Per questo è definito il principio di tutti i peccati . La superbia fu il peccato di lucifero che chiese l’uguaglianza con Dio e rifiutò di obbedirGli preso dalla sua bellezza. Ed credendo in  lui i nostri pro geniti commisero la colpa originale(Non morirete affatto! Anzi diventerete come Dio, conoscendo il bene e il male in Gen 3,4 – 5)la superbia nasce dalla mente  travisando  la realtà pensandosi di essere chissà chi  e finisce col vivere in modo autonomo dalla legge di Dio. Questo vizio stupido ha un fratello gemello:
·         Orgoglio: è l’annebbiamento della mente che ci fa credere di essere eccellenti, pensa di non sbagliare mai, di essere sempre nel giusto e quindi non riconosce i propri sbagli, non chiede mai perdono, difficilmente si confessa, l’orgoglioso difficilmente si confessa  e cambia vita, perché crede di sapere tutto , di essere nel giusto e  ammettere di aver sbagliato sarebbe un disonore
·         Vanagloria: fa pavoneggiare l’uomo, vantarsi in continuazione di quello che e’ che fa che ha.. assumendo degli atteggiamenti fastidiosi. In realta’, anche se si vantasse dei titoli realmente posseduti lo farebbe disprezzando in cuor suo gli altri attribuendosi a se il merito. Vediamo questo atteggiamento nella parabola del fariseo e del pubblicano, quando il fariseo prega sentendosi giusto e disprezzando il pubblicano.
La superbia ha 7 sciagurate figlie

1. discordia:  opposizione della volontà propria a quella altrui, il rifiuto di accogliere con umiltà e amore le posizioni legittime o discutibili del prossimo pretendendo di imporre in ogni circostanza la propria .

2 . contesa:  resistenza a piegarsi alla volontà degli altri , si manifesta con parole polemiche , insulti, offese , mortificazioni gratuite, umiliazioni date al prossimo oltre che con i comportamenti. Essere umili non significa acconsentire a tutto o dire sempre si ma cambiare completamente i modi con cui si manifesta il disaccordo e si esprime a parole  sostituendo la superbia e il disprezzo con carità e umiltà. La regola dell’umile è essere fin dove è possibile pacifico, e accondiscendente o esprimere pacatamente e dolcemente  a tempi e luoghi opportuni il proprio parere con modestia.

3. milanteria: è quell’atteggiamento di superiorità  che dà luogo al personaggio del bullo o dello spaccone

4. pretesa di novità: mostrare esternamente cose nuove e  originali  per essere lodati e ammirati.

5. l’ipocrisia: colui che dimostra  esternamente di avere delle virtù pur di essere lodato e ammirato. Nel Vangelo vediamo questo comportamento tra i farisei che appaiono come santi senza esserlo.

6. pertinacia: o caparbieta’, testardaggine, cocciutaggine che consiste nel difendere le proprie idee nonostante l ‘evidenza contraria.

7 . disubbidienza: trasgressione volontaria  di regole conformi alla divina volontà , un ordine palesemente ingiusto non solo non obbliga all’ubbidienza ma sarebbe sbagliato obbedirvi ma anche bisogna avere la forza di resistervi.

Il demonio sa simulare virtù e prodigi ma non sa obbedire , è il principe della menzogna e della superbia e dove ci sono questi comportamenti Dio non e’ mai presente :

Le quattro specie della superbia :   San Tommaso D’Aquino le sintetizza così:
·         vantarsi di avere cio’ che non si ha: mette in luce il vizio della superbia che significa “vapore, fumo” è il caso di ricordare il  celebre proverbio “tutto fumo e niente arrosto”
·         creder che il bene che si possiede derivi dai propri meriti: Secondo caso di superbia è la persona che si vanta di aver raggiunto dei meriti e titoli realmente posseduti perché’ è talmente stolto da non capire che tutto cio’ che possediamo è un dono ricevuto da  altri pensiamo  ad esempio alla nostra vita un dono ricevuto quando noi ancora eravamo inconsapevoli ed ad esempio noi conosciamo la nostra data di nascita perché i nostri genitori ce l’ hanno detta e quanti altri esempi possiamo fare…..
·         credere che il bene posseduto derivi dall’alto: ok i dono vengono da Dio ma … per forza a me doveva farli perché sono così buono….come può Dio non beneficarmi???

·         cercare di far apparire le proprie doti migliori di quelle degli altri. e pertanto sentirsi padroni di disprezzare gli altri.: devo certamente ringraziare il Signore per  i beni che mi ha donato ma i miei sono proprio belli, mi ha posto in una condizione migliore rispetto agli altri. Questo atteggiamento cozza  con gli atteggiamento dei santi che anziché’ incensare i propri pregi li minimizzavano ritenendosi immeritevoli nella serena coscienza che il Signore avrebbe chiesto conto di questi talenti, ponendoli al servizio del bene e della salvezza delle anime.
San Bernardo distingue due modalità distinte in cui si manifesta la superbia nonche’ dodici gradi dell’una e dell’altra.
La superbia dell’intelletto                                         Superbia della volontà
La superbia dell’intelletto: è tipica di chi crede di essere qualcuno mentre l’umiltà dell’intelligenza consiste nella consapevolezza di essere nulla aggravata dalla coscienza delle proprie debolezze e dei propri peccati. Il superbo non conosce e non  vuole conoscere le proprie colpe, non le ammette,  le minimizza, si giustifica, scarica sugli altri le proprie responsabilità.
La superbia della volontà: desidera apparire, comparire, primeggiare, emergere, ostenta titoli, denaro, successi, riconoscimenti. La vera umiltà di cuore consiste nella ferma rinuncia alla gloria del mondo e nel desiderare di essere non apprezzati, non stimati per amore di colui che pur essendo Tutto venne disprezzato condannato.
La Superbia ha in fine 12 gradi che sono come spie che avvertono quanto sia profonda e radicato questo vizio.
1.       Abitudine al peccare: la scelta volontaria di non voler servire Dio.
2.       La libertà di fare quello che si vuole :  opposta alla doverosa soggezione ai voleri di Dio  e alle indicazioni delle legittime autorità
3.       Spirito di ribellione: resistenza ad acconsentire ai comandi degli altri e questo si oppone invece alla virtu’ dell’obbedienza
4.       Non accettare di affrontare le proprie responsabilità e le conseguenze delle proprie colpe: riparandole dove e accettando di espiarle quantunque non ci fosse rimedio. A differenza dell’umile che invece affronta ogni fatica e ogni pena pur di fare il bene.
5.       Segue la tendenza ad autogiustificarsi puntando sempre il dito sugli altri: a differenza dell’umile che inizia il suo discorso accusandosi, che sa scusare il prossimo e riconoscere il bene, , le virtu’ e i meriti degli altri
6.       Presunzione: che fa pensare di essere capaci di fare chissà quali grandi e strepitose cose
7.       Arroganza: spinge a rinfacciare e sbandierare i propri meriti disprezzando gli altri, atteggiamenti opposti al ritenersi inutili e incapaci oppure inferiori agli altri in virtù e meriti. 
8.       Apparire : in modo singolare anche quando non e’ necessario o opportuno.
9.       Parlare molto ed interrompere facilmente gli altri:  ovviamente il contrario sara’ parlare il giusto o quando si e’ interrogati
10.   Stupida allegria e leggerezza d’animo: risa sguainate, divertimenti sfrenati, conversazioni frivole e maldicenza. L’umile invece pur sorridendo sempre e prendendosi i giusti e onoesti divertimenti sta lontan da ogni eccesso, sa controllare la lingua
11.   Curioso :  tende ad impicciarsi delle cose degli altri , preso dal desiderio di conoscere e sapere anche cio’ che non e’ utile  o non conviene al contrario dell’umile che sa essere discreto e mai invadente, stando lontano da tutto cio’ che potrebbe ledere alla virtù , il proprio bene o del prossimo.

L’AVARIZIA
Il secondo vizio capitale è L’avarizia: L’idolatria al danaro e delle realtà create, che vengono considerate e trattate dall’avaro come fine e non come mezzi ed usate solo per appagare bisogni, desideri e piaceri egoistici senza alcuna attenzione ai bisogni e alle necessità altrui. San Paolo parlando di tale vizio dell’avarizia scrive: “radice di tutti i mali”, “causa di tale disordine si perde l’orientamento verso il cielo, spalancando così le porte verso la dannazione eterna, cosi’ come il  ricco epulone. Il vizio dell’avarizia si distingue in due specie:
1.       La cupidigia : consiste nel desiderio di accumulare disordinatamente e sempre di più denaro e beni sensibili e’ il caso dell’uomo stolto (Lc 12,15 – 21) che accumula per se e non arricchisce davanti a Dio. San Tommaso spiega che la cupidigia peggiora dalla possibilità di trovare attraverso il denaro beni materiali a volontà e soddisfare qualsiasi desiderio peccaminoso, tale vizio sconvolge tutte le azioni dell’uomo sviluppare un accentuato egoismo (fare ogni cosa per se e per il proprio utile).

2.       L’avarizia: consiste nell’attaccamento ai beni che si hanno nella resistenza a condividerli ma persino ad usarle per cose necessarie e ordinarie (es. Paperon de Paperoni)
tale vizio sconvolge tutte le azioni dell’uomo sviluppare un accentuato egoismo (fare ogni cosa per se e per il proprio utile). Tale peccato è l’opposto della carità , quali l’elemosina e la misericordia è’ contrario alla  generosità che è insieme alla virtu’ della religione la parte più nobile della virtu’ cardinale della giustizia. E’ inoltre direttamente contrario anche alla virtù della magnificenza che è parte integrante della virtu’ della fortezza e che consiste nella capacità di fare le cose in grande senza badare a spese quando si agisce  per la gloria del Signore e il bene del prossimo. Questo brutto vizio colpisce soprattutto i ricchi, essendo più esposti al denaro,  anche se nessuno è  escluso.
Secondo San Tommaso d’Aquino l’avarizia ha  7 figlie:
1.       La durezza di cuore: l’avaro  e’ un uomo dal  cuore indurito la brama di ricchezze e l’egoismo lo rendono totalmente insensibile ai bisogni degli altri  queste forme di insensibilità sono contrarie alla carità , alla compassione e alla Misericordia, chi e’ attaccato alle ricchezze è sempre inqueto e non trova pace , passa il tempo a studiare il modo per guadagnare, controlla gli andamenti dei titoli , cerca i soldi facili
2.       L’inquietudine:  l’avaro è inqueto perché’ ha paura di perdere il suo patrimonio, teme l’arrivo dei ladri, usa porte blindate , impianti videosorveglianza,
3.       La violenza:  l’avaro è spesso violento ma non si intende solo come violenza fisica ma anche negli atteggiamenti , l’uomo avaro e’ spavaldo( molto sicuro di se ), e’ spregiudicato( non si fa scrupoli di nulla. Pur di raggiungere il denaro non si fa scrupoli. La prepotenza , figlia dell’avidità, li rende estremamente litigiosi e sono pronti a incalzare cause civili, per poco conto
4.       La bugia:  spesso l’avaro è bugiardo, questo si verifica in commercio, pur di guadagnare gonfiano le qualità dell’oggetto che vendono o minimizzano il difetto
5.       Lo spergiurio:  l’avaro pur di acquistare beni altrui non si ferma neanche dinnanzi all’offesa del Santo nome di Dio eseguita mediante giuramento.
6.       La frode:  la frode si attua con i comportamenti e azioni,  truffe e frodi sono incalcolabili per i commercianti ad esempio.
7.        Il tradimento: l’avaro può essere traditore come e’ stato Giuda per Gesu’. Questo testimonia che attraverso l’indurimento di cuore si puo’ arrivare a calpestare con disinvoltura gli affetti più nobili,  l’elemosina ci rende liberi e generosi da questo vizio e mortifica l’odioso tarlo dell’avarizia.
La Lussuria
Gli uomini che hanno come valore la felicità terrena sanno che essa dipende da 3 beni:
1.       Eccellenza: essere stimati ,emergere sugli altri, essere qualcuno)
2.       L’autosufficienza: ossia il non dipendere dagli altri, ma avere beni e denaro in abbondanza
3.       Godimento: concentrarsi sui piaceri sensibili e gustarne in sazietà.
Il terzo vizio capitale chiude quasi completamente il cerchio del miraggio della felicità terrena a cui manca solo la gola, con i piaceri della  buona tavola che esauriscono il quadro di tutti i possibili godimenti fruibili in questo mondo.
I primi tre vizi capitali quindi : -Superbia
                                                                - Avarizia 
                                                                                     - Lussuria

Fa nascere una vera e propria idolatria di questo mondo con la prostrazione ai tre serpentini totem a forma di s
v  sesso
v  soldi
v  successo
incentrando la vita  e le scelte verso tre soli punti fermi, chiamate anche le tre P
Ø  piacere
Ø  potere
Ø  possedere
La lussuria consiste nel godimento disordinato dei piaceri legati del tatto legati alla sessualità, è un vizio degradante e avvilente che abbruttisce l’uomo mortificandone la dignità di figlio di Dio
Tra i vizi capitali è senza di quello più impetuoso, violento  e impossibile da controllare e sottometterlo alla legge di Dio senza il soccorso della Sua grazia. La Chiesa nella sua Sapienza insegna che il motore di questo vizio e’ il peccato originale in stretto contatto  che travolge le pulsioni sessuali, che reclamano con un nonnulla e’ un problema che umilia , coinvolge e mortifica
San Paolo nella lettera ai Corinzi parla di questo vizio come la “spina della carne” messagli da satana per mortificarlo. Dall’età della pubertà in poi sprigionano le pulsioni della lussuria e fino a quando saremo in questo mondo sentiremo quest’impulso, tutti infatti siamo deboli nel combattere questa passione perché  alla violenta dei suoi impulsi si aggiunge anche l’intensità estrema del piacere che il suo soddisfacimento provoca. Questo vizio rappresenta un grandissimo problema dal puto di vista morale e ascetico anche perché gli atti a cui dispone , se commessi con avvertenza e consenso deliberato, son sempre peccati mortali, ponendo chiunque   li compia in uno “stato di dannazione”. La lussuria è il vizio capitale più difficile da controllare ed il più pericoloso per le conseguenze nefaste che provoca sulla vita dell’anima. Si può definire un comportamento lussurioso con atti , parole , con gli occhi, con i pensieri, lo si può anche individuare a seconda della sua rispondenza o meno agli istinti naturali dell’uomo. Ogni qualvolta il vizio della lussuria viene deliberatamente provocato  assecondato o consentito si cade in peccato mortale, fosse solo un semplice pensiero impuro perche’ facente parte del IX comandamento: Non desiderare la donna d’altri.
La lussuria si esplica nel compiacimento di atti e comportamenti che comportano l’eccitazione , basta fare un apprezzamento spinto oppure un discorso volgare a sfondo sessuale per compiere peccato grave con la lingua. Gesù ci ricorda nel Vangelo che l’occhio è la lucerna del corpo e che basta guardare una donna per desiderarla che si commette adulterio con lei nel proprio cuore, lo stesso dicasi di qualsiasi immagine oscena e indecente nei confronti della quale l’occhio che involontariamente si trovasse ad intercettarla deve difendersi volgendo lo sguardo altrove. Anche un pensiero volontariamente provocato oppure deliberatamente seguito e assecondato fa gustare i frutti avvelenati di questa brutta pianta. Con i pensieri impuri bisogna comportarsi come i malati di lebbra appena li si vede bisogna giare alla larga perché non appena toccati si viene immediatamente contagiati dal morbo della lussuria(ben più grave della lebbra). A volte i pensieri costituiscono solo fastidiose tentazioni  , come zanzare che ronzano nella mente in questo caso non solo non c’è peccato ma un progresso dell’anima nel bene e nella virtù a tal proposito Sant’ Alfonso Maria dé Liguori dice “non sono peccati li mali pensieri ma li mali consensi”.

Nella morale cristiana tradizionale esistono tre tipi di vizi contro natura :
1.       La bestialità: consumazione dell’atto sessuale con individui diversi dalla specie umana,
2.       La masturbazione : che comporta emissione del seme maschile in modo alieno dal suo retto fine naturale che è la procreazione
3.       L’omosessualità: che comporta un disordine causato dall’inversione della naturale tendenza attrattiva tra persone di sesso differente e quindi l’essere attratti da persone dello stesso sesso).
In questo campo più che in altri è importante ricordare un antico detto dei nostri padri:
“L’ignoranza e l’arroganza urlano , la sapienza e la mitezza parlano”.
Noi cristiani abbiamo il compito di testimoniare  tutto cio’ parlando serenamente, senza urlare, senza offendere, ne’ volendo imporre nulla a nessuno ma gioiosamente impegnati nel difendere e nel diffondere “ lo splendore della verità”.
Lussuria e santità del matrimonio: Negli ultimi 40 anni si è assistito ad un crescente attacco alle famiglie  fondate  sul matrimonio sempre più aggressivo: La rivoluzione sessuale e il femminismo della fine degli anni 60 preparati a livello culturale , dal boom della musica rock con la sia carica di trasgressività e contestazione del valori tradizionali e di ogni forma anche legittima di autorità, hanno rappresentato l’inizio dei fenomeni culturali, giuridici. Il primo scrollo fu’ dato dalla legge Fortuna del 1970 che approvò il diritto del divorzio e del reato di adulterio, quindi il libertinaggio sessuale propagandato sotto i convincenti cartelli “Vietato vietare”, quindi termina l’importanza della virtù della purezza e il sacrosanto valore della verginità e da’ il via alla liberalizzazione del crimine dell’aborto avvenuta con la legge 194 del 1978. Prendono piede le libere convivenze ovviamente peggiorata dal libertinaggio sessuale fio a giungere alla pretesa di legalizzare la convivenza e le unioni tra persone dello stesso sesso(gay), quindi accettazione delle unioni omosessuali negli anni ’80- 90” e proprio negli ultimi tempi al loro riconoscimento come famiglia con annessi diritti di adozione e filiazione naturale attraverso la fecondità assistita.
Tutte queste forme di lussuria oltre a costituite dei peccati gravissimi portano degli attacchi sia per la santità sia per l’indissolubilità del matrimoni che si basa sulla sacralità del corpo umano come tempio dello Spirito Santo gravemente offesa dalla sessualità compiuta esternamente al matrimonio. I discepoli di Cristo anche davanti a questa situazione non possono stare in silenzio ma con gioia sul volto devono rispondere con una rinnovata e convinta professione verbale e pratica di purezza senza timore di camminare controcorrente. Solo questo coraggio potrà rompere il muro dell’omertà per tornare ad “imporre” co una forza persuasiva dell’amore lo splendore della castità e della purezza.
Le sette “figlie” della lussuria : Il lussurioso è fondamentalmente  una persona che dimenticando di avere un’anima  spirituale e di essere stato creato per fini assai più nobili del godimento dei più bassi e animaleschi tra i piaceri sensibili, si immerge dentro di essi con tutto se stesso. Nella sessualità, per quanto venga espressa attraverso il tatto con gesti materiali l’uomo ne viene coinvolto interamente. Chi si dà al vizio della lussuria si abbruttisce trascinando verso il basso anche le sue facoltà più nobili facendo perdere la propria impurità ossia la capacità di compiere atti per cui sono state create,  la memoria  si riempie  di oggetti e scene impure, l’intelletto pensa alle cose basse e diventa incapace di meditare, di contemplare, di percepire il senso profondo delle cose e la volontà viene legata dalla violenza delle passioni diventando serva e schiava degli istinti e dei piaceri.San Tommaso D’acquino questi coinvolgimenti li divide in 7 parti infatti con la lussuria si  compromette
·         La cecità di mente: cioè la perdita della capacità di conoscere il fine ultimo dell’uomo, che è il motivo per cui Dio ha creato la nostra anima spirituale: conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e goderlo nell’altra. Il lussurioso non sa che Dio ci ha fatti per Sé e che il nostro cuore non trova pace finché non riposa in Lui attraverso la grazia in questa vita e la gloria nell’altra. Ne era ben consapevole quel gran lussurioso convertito che fu sant’Agostino, che scrisse questa ed altre sentenze simili non solo in base alla sua straordinaria sapienza soprannaturale, ma anche per esperienza vissuta. Diminuendo notevolmente la capacità di esercitare in modo retto le facoltà  intellettive (assolutamente spirituali),

·         La precipitazione:  il lussurioso è inevitabilmente precipitoso, cioè incapace di ponderare e ben deliberare circa i mezzi adatti al fine e per questo compie molte azioni che, appaiono sproporzionate, insensate o stravaganti.


·         L’inconsiderazione: Questa incapacità di ben ponderare dipende, ancora più a fondo, da una progressiva perdita della retta capacità di giudicare le azioni da compiere o meno (inconsiderazione), perché al lussurioso manca una corretta “scala di valori” avendo fatto dell’ultima e più bassa realtà della vita il proprio dio e il motivo della sua esistenza.

·         L’amore di sé: Evidentemente, peraltro, chi si dà a questo vizio è l’emblema dell’amore (disordinato) di sé, ovvero di colui che sceglie di vivere per godere il più possibile e senza freni tutti i piaceri della carne, identificando, grossolanamente e scioccamente la felicità con il piacere, cosa che oltre che essere sbagliata è anche profondamente stupida.

·         L’ Odio di Dio: Speculare, ma anche complementare all’amore disordinato di sé, è l’odio di Dio, che è detestato e sfuggito proprio perché condanna, come indegni dell’uomo e della sua elevata natura spirituale, i godimenti sfrenati dei piaceri venerei (non – si badi – la sessualità umana in quanto tale)

·         L’Attacco alla vita presente: il lussurioso è sommamente attaccato alla vita terrena, perché vorrebbe continuare a godere senza limiti in eterno e fa di tutto per essere attraente e seducente. In barba alla tanto sbandierata “crisi”, si interroghino i gestori delle palestre, gli estetisti e i chirurghi estetici per sapere come vanno i loro affari… Donne e anche uomini (molti più di quanto si pensi…) commettono gravissimi peccati di “somatolatria” (io preferisco chiamare così l’idolatria del corpo) solo per essere più piacenti e poter godere di più, con più persone e per più anni possibili.

·         La disperazione della vita futura: Infine questi sciagurati schiavi dei sensi “disperano”
            della vita futura, nel senso che sono semplicemente e totalmente disinteressati dei beni
eterni e, più in generale, di quelli spirituali.

Le sei specie della lussuria: , ossia le forme particolari con cui questo vizio si manifesta sono:
ü  Fornicazione: consiste nella congiunzione carnale tra due persone consenzienti al di fuori del sacramento del matrimonio, oppure nel compimento (sempre di comune accordo) di atti di libidine contro la pudicizia, la liceità del piacere sessuale si dà solo come        coronamento dell’atto coniugale aperto alla vita compiuto da due persone unite dal vincolo sacramentale del matrimonio. Gli atti di cui si parla, sempre in base agli insegnamenti della morale tradizionale (tuttora pienamente vigente…), sono leciti solo come preparatori dell’atto coniugale, ferma restando l’osservanza dei criteri oggettivi della legge naturale (un atto impuro contro natura non è mai lecito neanche se compiuto come preparatorio dell’atto coniugale, come si vedrà a suo tempo).   La fornicazione in senso stretto, consiste in quelli che sono comunemente chiamati “rapporti prematrimoniali”.

ü  Deflorazione: ovvero quel rapporto compiuto, sempre in modo consenziente e al di fuori del matrimonio, con una donna ancora vergine. Il danno compiuto da questo scelleratissimo atto, infatti, è irreparabile; per quanto ci si possa pentire e ottenere il perdono di Dio, la membrana che sigilla la verginità (che – si badi – si trova solo nei mammiferi femminili appartenenti alla razza umana e in nessun altro… ci sarà forse qualche motivo?...) non potrà mai ricrescere e si perde la possibilità di poter dire al futuro sposo (umano o anche divino…) che, pur a costo di rinunce, ci si è conservati intatti in vista di un dono di amore integro, pieno, totale ed esclusivo. Questo, lo si ripeta, non preclude l’accesso alla misericordia di Dio ed anche, se si cambia vita, alla possibilità di godere delle grazie e benedizioni di Dio sul matrimonio o la vita consacrata (sono molti i santi che hanno peccato su questa materia); tuttavia il danno materiale e oggettivo che quest’atto produce è intrinsecamente e inesorabilmente irreparabile.

ü  Lo stupro: è una grave forma di violenza carnale, sanzionata anche dal codice penale nella duplice modalità della violenza carnale e degli atti di libidine violenta.  Alla malizia intrinseca della fornicazione e degli atti di libidine si aggiunge, in questo caso, anche l’ulteriore aggravante della violenza a cui la vittima, tuttavia, è tenuta moralmente a resistere con tutte le sue forze, come l’esempio luminoso ed eroico di una santa Maria Goretti ci ricorda e ribadisce. Analoghe considerazioni si possono fare sul delitto di incesto (unione sessuale tra parenti in linea retta o consanguinei in linea collaterale) che, fortunatamente, incontra la condanna penale di quasi tutti gli ordinamenti giuridici anche contemporanei, oltre che una viva repulsione nella coscienza sociale della collettività.

ü  L’adulterio: ovvero la congiunzione carnale con persona già legata ad un’altra con il vincolo del sacramento del matrimonio, ormai da tempo depenalizzato in Italia e nel mondo in forza di legislazioni che consentono il divorzio. Agli occhi di Dio tale gravissimo delitto conserva tutta la sua abominevole gravità e nefandezza  e se anche è diventato possibile commetterlo senza conseguenze davanti agli uomini (anzi, oggi addirittura con l’approvazione e il plauso di molti di essi), davanti a Dio non è né mai sarà così. Il perentorio “non licet” che il grande san Giovanni Battista sbatté in faccia all’adultero Erode Antipa (segnando la sua condanna a morte…) risuona oggi forte e chiaro come allora e guai a chi osasse stemperarne o minimizzarne la gravità morale.

ü  Incesto : Si badi inoltre che la diffusione di materiale cinematografico, televisivo o comunque mediatico che inciti o “normalizzi” l’adulterio sarà, a detta del grande padre Pio, punito da Dio con severità e rigore.

ü  Quadriforme vizio contro natura: secondo san Tommaso d’Aquino, il vizio impuro contro
            natura non si limita alla sola omosessualità,  ma comprende tutte le forme di sessualità                            diverse dall’atto naturale aperto alla vita con cui si devono unire un uomo e una donna.
Secondo il Doctor Angelicus, la prima forma del peccato impuro contro natura è la
          I.            masturbazione, la meno grave di tutte, ma comunque da annoverare come disordine innaturale, in quanto non rispetta l’ordinazione naturale della sessualità alla relazione, consistendo appunto nel procurarsi il piacere sessuale in modo solitario.
        II.            rapporti sessuali contro natura compiuti tra persone di sesso diverso, non esclusi marito e moglie. E’ una fattispecie che, partendo dalle richieste di prestazioni sessuali “alternative” al rapporto naturale (che, per pudore e decenza, non è bene nominare), giunge alle vere e proprie perversioni sessuali, che – sia detto ad onor del vero – possono  riguardare tranquillamente anche persone che oggi chiameremmo “eterosessuali”.  La santità della sessualità umana esige umanità e rispetto e non un approccio rozzo,      animalesco o addirittura bestiale, che sporca i talami nonostante la benedizione del sacramento del matrimonio.
      III.            l’omosessualità: ampiamente stigmatizzata nella sacra Scrittura, in particolare nell’orrido e ripugnante delitto della sodomia. Le parole della Sacra Scrittura – e ancor più le tacite parole di Dio che rase al suolo con fuoco divorante la città di Sodoma(da cui prende il nome teologico questo vizio).  Per questi fratelli bisogna avere amore , misericordia , rispetto e accoglienza incondizionata a anche una forma di carità che li aiuti a riconoscere questo errato comportamento e ritornano nella casa del Padre come lo sono in quanto persone battezzate come noi.
      IV.            bestialità, consistente nell’unione tra un individuo (uomo e donna) appartenente alla specie umana con un animale. A quanto mi è dato di sapere, ahimé, nel mondo scellerato e vomitevole della pornografia questi spettacoli sono ampiamente documentati. Si ricordi che il peccato impuro contro natura è  uno di quelli che “grida vendetta al cospetto di Dio”, cioè attira i suoi castighi (sofferenze e tribolazioni inviate a finalità correttiva) anche in questo mondo. Santa Caterina da Siena sosteneva che tali vizi fanno ribrezzo perfino ai demoni, che tuttavia li istigano perché portano l’uomo ad uno stato di degradazione somma. Confessare bene in caso ci fossimo caduti e denunciarne con coraggio e fermezza la immutabile nefandezza, senza timore di apparire anacronisti o obsoleti, certi che in questa battaglia per la santa purezza Dio e la Madonna sono assolutamente con noi.

Affianco all’aborto e all’eutanasia si collocano alcune fattispecie nuove e moderne di veri e propri crimini contro la vita umana: l’amniocentesi, la fecondazione artificiale e le manipolazioni genetiche.

L’Ira

Il quarto vizio capitale è l’ira. Un vizio molto diffuso, radicato e oltremodo pericoloso, in quanto è sotto la sua spinta che l’uomo arriva a compiere una notevole serie di atti disordinati: bestemmie, imprecazioni, volgarità, percosse, tumulti, insulti e, in alcuni casi, violenze (anche efferate) e omicidi. l’ira è la più violenta delle passioni e, se non è controllata, diventa una marea montante capace di far perdere ogni freno inibitore rendendo l’uomo capace delle peggiori azioni. Alcune persone presentano una particolare inclinazione a tale vizio per ragioni temperamentali, in particolare i sanguigni e, più ancora, i collerici.
Il dottore Angelico qualifica l’ira come direttamente contraria alla virtù della mansuetudine e ne individua sei figlie, tre specie e tre gradi. Afferma, inoltre, che oggetto proprio di questo vizio è il fastidio e l’irritazione che l’uomo prova di fronte a ciò che ne contraria la volontà, in particolare nei casi in cui un individuo ostacola il perseguimento dei propri progetti o delle proprie aspirazioni, oppure semplicemente ne oscura in qualche modo il prestigio o l’eccellenza. Quando l’ira si muove contro un individuo, assume spesso i contorni del desiderio di vendetta, consistente nella brama di infliggere un male all’avversario come personale e arbitraria retribuzione alla presunta ingiustizia subita. quando l’ira porta al disprezzo profondo della persona diventa un vero e proprio peccato mortale, come si evince chiaramente dal fatto che la sua conseguenza è “il fuoco della Geenna” come leggiamo nel discorso della montagna in San Matteo, Ma anche il semplice adirarsi (anche se con la ragione dalla propria parte) rappresenta formalmente un peccato se, come sua
conseguenza, si sarà “sottoposti al giudizio”. Nell’ira non peccate; non tramonti il sole sopra la vostra ira” (Ef 4,26). Poco più avanti aggiunge: “Scompaia da voi ogni asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità” (Ef 4,31).
Anche l’apostolo san Giacomo, cugino di nostro Signore Gesù Cristo, esorta i suoi figli a guardarsi da questo vizio: “Sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a parlare e lento all’ira. Perché l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti a Dio” (Gc 1,19-20). che l’ira è sempre come minimo occasione prossima di peccato, più sovente costituisce di per se stessa peccato, in alcuni casi, a seconda del grado, dei modi, delle forme e delle circostanze, può diventare peccato
mortale.
Il vizio capitale dell’ira, come abbiamo accennato, secondo l’insegnamento di san
Tommaso d’Aquino, ha sei figlie, tre specie e tre gradi. Le figlie sono :
§  indignazione: o sdegno, prima figlia dell’ira, consiste nei moti di rabbia, stizza o estremo fastidio che si provano contro il prossimo nel momento in cui apprendiamo che egli ha fatto          qualcosa di offensivo nei nostri confronti, o nei confronti dei nostri ideali, dei nostri  cari, dei nostri beni e cosa via. Tanto per fare un esempio, se io vedo una persona compiere una cattiva azione, certamente avvertirò un moto di sdegno, ma posso reagire in maniera molto differente: assecondandolo (e quindi pensando una frase tipo: “ma guarda questo!”,o peggio…), oppure respingendolo e recitando mentalmente un’Ave Maria perché il Signore aiuti questo mio povero fratello peccatore a prendere coscienza dei suoi errori. E’ evidente che in questo secondo caso, pur avendo sentito e avvertito i moti dell’indignazione, non solo non ho commesso alcun peccato, ma ho praticato un grande atto di virtù (forse eroica, se la cosa che avevo visto fare aveva suscitato in me un profondissimo sdegno).
§  Tracotanza: consiste invece nell’accogliere il proposito di vendicarsi del male in qualunque modo subito, cominciando ad escogitare le forme e i modi più adeguati per mettere in pratica tale progetto. Non si pensi a chissà quale piano o azione sia necessario pensare per cadere in questo peccato. La stragrande maggioranza delle “vendette” ordite nella vita quotidiana consiste in piccole rivalse: parlare male della persona ad un terzo, togliergli il saluto, infliggergli una piccola mortificazione, e così via. Contro questa figlia dell’ira, che è sempre peccaminosa, si ergono stentoree le parole della Sacra Pagina che tuona: “chi si vendica avrà la vendetta del Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati!” (Sir 28,1).
§  Clamore: Il clamore consiste nel cominciare ad esternare con le parole, espresse in modo confuso, disordinato e sgraziato il proprio sdegno interiore. Ordinariamente lo si fa pronunciando delle piccole imprecazioni o parolacce contro la persona o contro la situazione (credo che sia inutile fare esempi inopportuni dato che questa modalità di esternazione è, ahimé, oltre modo diffusa), senza giungere a vere e proprie offese del prossimo o di Dio, cosa che avviene nella successive due figlie.
§  Bestemmia: rivolgere ingiurie di rabbia e di sdegno (totalmenteingiustificate) contro Dio, la Madonna e i santi per sfogare la propria profonda indignazione contro gli unici che non ne hanno la minima colpa, 
§  insulto : consiste nel rivolgere parole offensive - volgari per lo più (ma non necessariamente) - a colui che è stata la causa della nostra arrabbiatura, aggredendolo, offendendolo o mortificandolo
§  rissa: significato generico di “passaggio alle vie di fatto”, cosa che può avvenire in forma
            lieve (qualche spintone, qualche schiaffo, o cose del genere) oppure in grado
            serio   (percosse     reiterate che provochino lesioni lievi o gravi) e, infine,  purtroppo,
            anche in forma grave (pestaggi, pubbliche umiliazioni, linciaggi)
            o gravissima (come avviene negli omicidi passionali). Si badi che questa sequenza,
            che qui      abbiamo tentato di analizzare e descrivere analiticamente per quanto
            possibile, può avere una velocità di esecuzione rapidissima nel cuore dell’iracondo,
            per cui   il passaggio dallo stadio dell’indignazione all’omicidio può anche essere cosa di
            pochissimi secondi. Il che ci induca a meditare e ben considerare quanto è
            pericoloso    trascurare il dominio di questa passione e minimizzare gli effetti nefasti
            a cui  può condurci il coltivarla in maniera deliberata e consapevole.

le specie sono
*      la bile: consiste nell’adirarsi facilmente e per futili motivi, per capirci come il nano brontolo. E’ indubbiamente vero che su questo grave difetto influisce non poco la pessima disposizione interiore derivante da alcuni temperamenti (sanguigno e collerico in particolare). È però anche vero che il temperamento si può (e si deve) educare dandosi un “bel carattere”, che altro non è che un temperamento sviluppato nelle sue buone potenzialità e plasmato (o quanto meno controllato) nelle sue deficienze e limiti. L’esempio di grandi santi (due nomi su tutti: san Francesco di Sales e il Santo Curato d’Ars) che, partendo da situazioni di chiara “biliosità congenita” sono passati alla storia come emblemi di pacatezza, calma e dolcezza, dovrebbe spingerci ad un sano e gioioso ottimismo unito alla coscienza che è possibile giungere a controllare ogni forma di     “brontolosi”, congenita o acquisita. Se poi si approfondisce la “spiritualità della lode”, cioè  si impara a lodare e ringraziare Dio per tutte le cose, prospere o avverse, riconoscendo in tutto la sua mano buona e provvidente, in breve tempo l’ira frequente e spesso futile causata da bile rimarrà solo uno sgradevole (anche se forse istruttivo) ricordo.
*      la mania:  Consiste nell’ira persistente e inveterata, tipica di quelle persone che stanno sempre arrabbiate, accigliate, immusonite e che non trovano pace, trascorrendo intere giornate in giudizi gratuiti, taglienti, talora cattivi, in chiacchiere e pettegolezzi, in permalosità continue e suscettibilità, in polemiche aspre, discussioni sguaiate e sterili, invettive violente, rancori persistenti, collera costante e incontrollata. Sono persone che si rovinano la vita e il buon gusto della vita, rovinandola, evidentemente, anche alle persone che stanno loro intorno. Sono massimamente da compatire e occorre molto pregare per loro, perché è molto difficile prendere in mano questa situazione ed uscirne. Con un grande aiuto della grazia, tuttavia – unita anche alla carità di chi aiuta questi poveri fratelli a prendere coscienza della serietà della loro situazione – è possibile guarire ed essere liberati da questa grave tara dell’anima.
*      il furore : Il furore, ultima specie dell’ira, caratterizza infine le persone spietate e cattive, che si accendono del desiderio di vendetta, generalmente assai sproporzionato in relazione al torto subito, e non si placano fino a quando la vendetta non sia compiuta e consumata. Si tratta di uomini (o donne) arrivati a uno stato di considerevole somiglianza con i demoni e solo un miracolo, in questi casi estremi, può causare un cambiamento di rotta e direzione. Preghiera e penitenza, tuttavia, come a più riprese la Madonna ci ha insegnato in questi ultimi tempi, servono proprio ad ottenere dal cielo i miracoli più grandi che esistano, vale a dire la conversione dei peccatori. Per cui, come ci ricorda anche la saggezza popolare, mai disperare e “mai dire mai”.

I gradi sono:
*      l’ira interna : come ad esempio lo è un atto interiore di impazienza e questo costituisce il primo e più basso grado (“chi si adira contro il proprio fratello”);
*      ’ira esterna nella manifestazione:   può essere esternata con parole mediamente offensive   (“dire stupido”) e già diventa più grave; può infine, debordare in offese gravi (“dire  pazzo”)
*      l’ira esterna nell’esecuzione : il ricorso alle vie di fatto  raggiungendo il terzo ed ultimo grado. Con tutti, anche con i nemici.
La calma è e sempre sarà la virtù dei forti e la pazienza ci porta in cielo, come chiosava la
piccola Giacinta di Fatima dinanzi ad alcune raccomandazioni della Vergine. La dolcezza è
sempre arma vincente, ricordando che una goccia di miele fa assai più bene di un litro di
aceto. La gioia, il sorriso e la lode a Dio sono esercizi assai efficaci (ed anche molto
“piacevoli”), con cui tutti possiamo lavorare per abbattere il muro dell’ira con tutti i suoi
nefandi effetti, arrivando a godere, come tutte le anime in comunione con Dio, di pace,
calma imperturbabile, dominio di sé ed estrema carità.

L’invidia

L'invidia non è un altro che una forma particolare della passione della tristezza, e insiste
precisamente nel rattristarsi per il bene altrui (materiale o spirituale) percepito come male
proprio o come bene più grande del proprio. Questo porta a due comportamenti in particolare :
1.       rattristarsi di fronte ad un bene
2.       rallegrarsi dinnanzi ad un male
Dentro questo peccato si cela un gravissimo peccato contro lo Spirito Santo (l'invidia della grazia altrui) e come sotto la spinta di questa passione l'uomo può divenire capaci di grandi "bassezze". Come tutti i vizi, tende ordinariamente a nascondersi o camuffarsi, o addirittura celarsi sotto le spoglie di presunta o supposta virtù.
L'invidia, secondo l’insegnamento di san Tommaso, ha cinque figlie:
l’invidia della grazia altrui : tradizione cattolica è una delle sei forme che può assumere la bestemmia o peccato contro lo Spirito Santo di cui Gesù, nei Vangeli, afferma la non perdonabilità e remissibilità né in questa né nell’altra vita. Questo comportamento è ben diverso
dall’invidia santa che può (anzi dovrebbe) prenderci dinanzi agli edificanti esempi
mostrati dai santi, consistente nel desiderio di emulare, per quanto possibile, le loro virtù,
il loro zelo, il loro eroismo. Si tratta, invece, di quell’avversione che sorge nel cuore alla
vista delle virtù altrui, motivata dal semplice fatto che esse sono una denuncia tacita ma
eloquente di una vita di vizio e di peccato da cui non si ha alcuna intenzione di emendarsi. È una
forma di chiusura irreversibile alla grazia (ecco perché è uno dei peccati contro lo Spirito), in quanto distrugge uno dei canali dei quali il Signore si serve per muoverci a conversione,
ossia l’esempio e la parola dei suoi servi e amici.
l’odio di Dio:  in quanto percepito come male proprio a causa della sua straordinaria e
irraggiungibile eccellenza è peccato luciferino e demoniaco nel senso più stretto del
termine. Ciò che mosse gli angeli a ribellarsi all’Altissimo fu proprio, come la Tradizione
della Chiesa insegna, l’invidia della Sua eccelsa grandezza e l’impossibilità di tenervi testa
neanche da parte del più grande e luminoso degli angeli, quale era Lucifero prima della
caduta. Tutti coloro che si ribellano a Dio a causa delle esigenze della sua legge oppure che
cercano di farsi una fede a propria immagine e somiglianza illudendosi e ingannandosi
dietro una distorta caricatura della sua bontà e misericordia, incorrono in questo grave
peccato, anche quando non giungono alla bestemmia in senso stretto oppure a quelle
forme di ateismo sistematico e militante teso a distruggere perfino l’idea di Dio nelle menti
e nei cuori delle persone.

la detrazione del prossimo: Quando l’invidia colpisce il prossimo, sia essa di tipo spirituale (invidia della grazia e della santità altrui), morale (invidia della posizione sociale, delle doti di intelligenza, etc.)o materiale (invidia della bellezza, del denaro, dei beni altrui, etc.), porta quasi sempre con sé il gravissimo (e diffusissimo) peccato della detrazione, ovvero il tentativo di distruggere la gloria o semplicemente la buona fama altrui o con la maldicenza (diffondere malefatte e  difetti altrui veri ma non pubblici), oppure con la critica (diffondere difetti o vizi
manifesti), o seminando zizzania (sparlare del prossimo con chi è suo amico per mettere
discordia e inimicizia) oppure con la calunnia (diffondere difetti o malefatte totalmente
inesistenti e inventate). Si badi che tutte queste distinte forme di detrazione costituiscono
gravi peccati. San Francesco d’Assisi, con i frati che si abbandonavano alla detrazione, era severissimo, non esitando a giungere perfino al gravissimo provvedimento dell’espulsione dall’ordine. Nulla infatti è tanto contrario alla carità come questo peccato e nulla come questo distrugge la concordia e la comunione. Del resto, altro non ci si potrebbe aspettare
dalle figlie del vizio che, come abbiamo già avuto modo di evidenziare, è formalmente
opposto e contrario all’aurea e adorabile virtù cardinale della carità e tanto simile al
peccato che causò la ribellione degli angeli decaduti
la mormorazione :
l’esultanza per le avversità degli altri (nonché la forma speculare del rattristarsi per gli altrui successi).

L’accidia

E’ il sesto vizio capitale. Generalmente confuso con la pigrizia ma in realtà è molto più complessa. San Tommaso definisce l’accidia come nausea dei beni spirituali per il travaglio corporale che li accompagna” o anche torpore  dell’anima che trascura di intraprendere il bene. Questo vizio comporta il disprezzo dei doni di Dio, il grave peccato di ingratitudine e tristezza sposante che abbatte l’anima fio a toglierle la volontà di agire. l’accidioso è colui che trascura di dare il giusto
peso e la giusta importanza alla vita interiore e a tutto ciò che concerne la spiritualità, L’accidioso non prega mai o quasi mai, se prega lo fa biascicando qualche
preghiera in modo annoiato o distratto, trascura regolarmente i sacramenti o li celebra in
maniera estremamente superficiale disprezza e ridicolizza, per contro, tacciandoli di
bigotteria o fanatismo, tutti coloro che vede intrisi di spirito di vera fede, carità operosa e
sincera devozione.
disprezza e ridicolizza, per contro, tacciandoli di
bigotteria o fanatismo, tutti coloro che vede intrisi di spirito di vera fede, carità operosa e
sincera devozione. Secondo il dottore angelico l’accidia ha 6 figlie:
1.       Disperazione:  e’ colui che abbandona volontariamente il raggiungimento del fine ultimo per darsi al godimento disordinato dei beni e dei piaceri passeggeri.  
2.       Pusillanimità o viltà: e’ colui che provoca una grande repulsione verso la preghiera, la penitenza, etc etc
3.       Torpore relativo ai precetti: abbandono della confessione annuale e almeno la comunione a Pasqua L’ozio e la sonnolenza trovano pertanto terreno fertile.
4.       Rancore:  sentimento provato verso coloro che seguono il proprio bene spirituale
5.       Malizia: detesta ogni forma di beni spirituali
Divagazione: La mente
dell’accidioso è schiava della curiosità, per cui si impiccia di cose altrui, si interessa
indebitamente degli affari degli altri e importuna il prossimo, con domande indiscrete, a
tal fine. Si diventa pettegoli e ciarlieri, cadendo miseramente nella maldicenza, nella detrazione e nella mormorazione. L’accidioso cade nell’eccessiva verbosità fino a diventare logorroico e a parlare sovente a vanvera, è irrequieto e instabile nei movimenti del corpo, in una parola non trova pace.

La Gola
E’ l’ultimo tra i peccati capitali,e’ il meno grave tanto da fa parte dei peccati veniali anche se in certi casi puo’ diventare grave pertanto non va sottovalutato.  Bisogna mangiare per vivere e non vivere per mangiare a tal proposito il Santo  Curato D’Ars sosteneva che a tavola cominciava la vita del corpo e finiva quella dell’anima. In generale, in via preliminare, bisogna anzitutto affermare, con tutto il Nuovo Testamento, che tutti i cibi sono puri e mondi (non esistono cibi e bevande “proibiti”) e che Dio ha creato varie specie di gusti e sapori perché i suoi figli se ne cibassero santamente in spirito di riconoscenza, gratitudine e rendimento di grazie nei confronti del Creatore per il dono del cibo materiale, che serve comunque a sostenerci in forze durante la giornata terrena per ben servire Dio e compiere in noi la sua volontà.
Gola e lussuria appartengono ai piaceri della carne e nello specifico la gola  consiste nel godimento del tatto legati a cibi e bevande. La virtù incaricata di combattere il vizio della gola è la temperanza , specificatamente nell’astinenza.
I problemi nascono, come in tutti i vizi, dall’uso distorto e alieno dai voleri di Dio di questi
doni che Egli amorevolmente offre ai suoi figli. Mangiare troppo, al di là del necessario, è
dunque la prima specie del vizio della gola non certo per le sgradite conseguenze
“estetiche” che produce (che rappresentano una “spia” del fatto che stiamo eccedendo le
risorse necessarie al nostro fabbisogno), ma perché rappresenta un oggettivo disordine, un concedere alla parte meno nobile di noi stessi più di ciò di cui ha bisogno con conseguenze negative, peraltro, sulla vita interiore. E’ noto, infatti, che l’eccessiva alimentazione produce appesantimento, stanchezza, sonnolenza, tendenza all’oziosità, cose tutte che rappresentano dei veri e propri ostacoli sia alla vita spirituale che  all’adempimento dei doveri. Ordinariamente, peraltro, si mangia troppo per ragioni dovute ad altre due specie del peccato di gola che sono la raffinatezza (mangiare solo cibi ottimamente cucinati) e la squisitezza (mangiare cibi in se stessi particolarmente lauti o costosi). Generalmente,
dunque, si definisce “goloso” chi concentra in sé una sorta di cocktail di queste prime tre
specie di questo vizio capitale: quantità (mangiare più del necessario), raffinatezza (solo
cibi ottimamente preparati, facendo invece gli schifiltosi o anche gettando cibi non
elaborati) e squisitezza (solo cibi particolarmente stimolanti il palato e non cibi semplici o grossolani. Le specie del vizio della gola si completano con la modalità (mangiare troppo
voracemente) e con il tempo (mangiare fuori orario). meno che la
materia non diventi di per sé grave (come accade in chi, a causa della persistente golosità
diviene obeso, mettendo a repentaglio la salute), i peccati di gola solo ordinariamente
veniali. Ma oltre al danno proveniente dalla loro frequente ripetizione, si pensi ad altri
peccati (più seri) che ordinariamente accompagnano il vizio della gola: gettare o lasciare il
cibo poco gradito, rimproverare chi ha cucinato in maniera poco raffinata, lamentarsi
(generalmente con le mogli) per il poco gusto dei cibi, sperperare denaro in cibi di lusso
quanto meno inopportuni sulle tavole dei figli di Dio (salvo rare e ben circoscritte
eccezioni), etc.. Un vizio, dunque, da non prendere sottogamba, ma da combattere con le
armi della temperanza, del digiuno e dell’astinenza e con tante piccole salutari
mortificazioni, volte ad evitare di diventare schiavi di ciò che deve essere usato solo come
mezzo (anche se naturalmente gradevole) per vivere in buona salute al servizio di Dio e
del bene delle anime.
Ha cinque figlie ossia cinque umilianti e degradanti conseguenze prodotte dal darsi in maniera sconsiderata agli atti di questo vizio. Anzitutto
L’ottusità dei sensi: consiste nella perdita della capacità della mente di intendere, fenomeno che si verifica in caso di ubriachezza o eccedere nel cibo al di sopra di ogni ragionevole misura il limite di sazietà. Segue la
Sciocca allegria: consiste nell’abbandonarsi a risate crasse e grossolane a causa della perdita del controllo dei freni inibitori . un’altra degradazione a cui porta il peccato di gola è
la scurrilità: cioè la disonestà o buffoneria nell’uso delle parole, segnate da trivialità, volgarità o sconcezza. Per la verità nel nostro corrotto mondo questa brutta abitudine si trova (quasi universalmente) anche in personaggi in perfetta forma e linea impeccabile, che si ritrovano ad essere biechi imitatori dell’indicibile volgarità dei demoni, attestata da chiunque conosca anche a solo titolo informativo questo oscuro ma realissimo mondo.

 Immondizia: abbandonandosi sfrenatamente alle varie specie di atti propri della lussuria, che non per nulla è stretta parente di questo vizio, consistendo al pari di questi in un appagamento disordinato dei piaceri venerei. Questo viaggio vogliamo cosi’ terminarlo ricordando le parole che San Paolo scrive ai Galati: “Vi dico dunque: camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità, libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi, divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c`è legge. Ora quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche secondo lo Spirito”

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