tratto da Don Leonardo Maria
Pompei
Prefazione: Ognuno di noi col
battesimo inizia il proprio viaggio da cristiano, una strada che porta ad una
meta meravigliosa che permette di anticipare realmente già in questo mondo la felicità
eterna, una cammino che ci permette di conquistare la pace e conoscere l’amore
e saper amare. Ognuno di noi cerca Amore, Gioia e Pace.
Il cammino verso la Santità è
meraviglioso ma richiede Coraggio, forza, costanza e perseveranza. Santa Teresa
D’Ávila attraverso il suo capolavoro “il Castello Interiore” ci dice che sono
due cose fondamentali per la riuscita di tale obbiettivo:
- ferma volontà
- risolutezza per iniziare il
percorso
- determinazione di andare avanti
qualsiasi cosa accada.
La nostra volontà è infatti
debole ma è libera, e aiutata dalla Grazia può superare ogni prova e arrivare
alla Santità anche se inevitabilmente segnata da continue imperfezioni.
Tutto sarebbe stato facile, bello
se non ci fosse stato il peccato originale ma esso ha trasformato la natura
umana e la stessa natura in immondizia, in vizi, miseria facendoci perdere la
somiglianza con Dio nostro creatore.
La redenzione di Cristo ci ha
restituito gran parte dei mezzi e le forze per recuperare la perfezione ma
purtroppo non del tutto, la restante parte ha bisogno dei nostri continui
sacrifici lunghi e penosi per essere conquistata……
Buon Viaggio…….
Il peccato originale è la radice
dei vizi capitali: ogni essere umano contiene dentro di se degli alberi
avvelenati, queste radici avvelenate sono tutte presenti in ogni uomo. Il
peccato originale ha tolto all’uomo i doni soprannaturali che aveva(amicizia intima con Dio, grazia
santificatrice , immortalità, la soggezione alle malattie e alle sofferenze e
sottomissione delle passioni alla ragione) e ha indebolito quelli naturali
infatti l’uomo ha difficoltà a dividere il bene dal male, ed il bene è più
difficile da compiere rispetto al male, la parte passionale e sensuale si
ribella allo spirito e ci trascina sempre più verso le basse passioni e i desideri carnali,
la nostra parte virile o irascibile di noi è diventata incostante per cui ci
appare difficile essere costanti e decisi. I sacramenti e la vita interiore diventano
il disinfettante o la fasciatura di queste ferite che sanguinano continuamente.
L’uomo scegliendo liberamente di seguire il benessere interiore sceglie di
curare queste piaghe e non lasciarle incancrenire.
Vizio e virtù: Dopo la colpa
originale lo stato della natura umana è deceduta perdendo la sua originaria
perfezione, lasciando l’uomo estremamente debole
Nella parabola del Buon
Samaritano il Samaritano è Cristo che viene incontro all’uomo decaduto dallo
stato di perfezione (Gerusalemme)a quello della corruzione (Gerico) a causa delle
ferite ricevute dai nemici dell’umana salvezza ( i demoni). Questa situazione
e’ fertile e feconda perché’ è più facile per il fiorire del male pianta dei vizi che portano a fare gli atti peccaminosi.
Andiamo a vedere adesso cosa significa Vizi e Atti.
Vizio : tendenza stabile e
abituale, una brutta abitudine che porta a peccare, una disposizione che porta
al compimento di atti, passare pertanto dalla tendenza all’azione.
Il battesimo cancella il peccato
ma non la concupiscenza ossia la colpa ma non la tenden za a compiere il male.
Le virtu’ invece sono delle buone
abitudini che sono generate soprannaturalmente da Dio stesso attraverso il
sacramento del Battesimo, Questa Grazia si perde dopo ogni peccato mortale e si
riacquista attraverso il sacramento della penitenza. La concupiscenza e tutti i
vizi aumentano in quantità e qualità. Attraverso le ripetizioni degli atti
cattivi e all’allontanamento della preghiera e dei sacramenti cosi’ come
l’avvicinamento della preghiera e dei sacramenti conduce ad una vita virtuosa e
a compiere buone opere.
Il libero arbitrio è quella
tensione tra il bene e il male, tra assecondare il male o contrastarlo.
Assecondandolo si sceglie il male mentre contrastandolo si alimenta la vita di
grazia e cresce la virtu’. La virtu’ appare difficile perché’ non da’ godimenti immediati come invece la
via del male ma dona tanta gioia soprannaturale che si puo’
guastare attraverso il sacrificio e la rinuncia .Ecco perché’ ho scelto
questo libro che credo possa essere un iuto alla riscoperta di noi stessi e dei
nostri vizi che feriscono il nostro cuore allontanandoci da Dio. Questo testo
ci aiuterà a prenderci le nostre responsabilità
e a non farle ricadere sugli altri. Seppur dietro ogni vizio, ogni
abitudine , ogni tendenza cattiva c’e’ il demonio non possiamo non considerare
che, aiutati da un’intelligenza
illuminata e da una formazione, con
l’aiuto della Grazia attraverso
vincere il male attraverso il nostro libero arbitrio e riconquistare le
posizioni perdute così come hanno fatto i martiri, i santi.e’
I sette vizi capitali vengono
chiamati così perchè il termine proviene dal latino caput che significa testa
perche’ da essi discendono tutti i vizi minori
e tutti i peccati commessi in questo mondo.
Ad es. un avaro non dira’ mai di se stesso che
e’ attaccato al denaro ma dirà di risparmiare per spirito di parsimonia… per
non sperperare i beni che Dio gli ha dato.
Il maldicente ( che agisce per
invidia) afferma di dire certe cose per amore alla verità, di non essere
ipocrita ma di essere giusto.
Le cose dello spirito necessitano
di grande discernimento per il quale occorre tanta umiltà. La Superbia è il
primo, e’ il vizio che arreca piu’danno,
il piu’ grave tra i vizi capitali.
Infatti i vizi capitali sono in
ordine di gravità:
·
Superbia
·
Avarizia
·
Lussuria
·
Ira
·
Invidia
·
Accidia
·
Gola
La Superbia
In Siracide (10,12-13) troviamo
scritto “Principio della superbia umana,
e’ allontanarsi dal Signore, tenere il proprio cuore lontano da chi l’ha
creato, Principio della superbia e’ abbandonarsi al peccato, chi vi si abbandona
diffonde intorno a se l’abominio. Per questo il Signore rende incredibili i
suoi castighi e lo flagella fino a finirlo” Ogni qualvolta che teniamo alla
nostra gloria, al nostro onore , alla reputazione e all’eccellenza del proprio io anziché alla gloria di Dio e del prossimo. Per questo è definito
il principio di tutti i peccati . La superbia fu il peccato di lucifero che
chiese l’uguaglianza con Dio e rifiutò di obbedirGli preso dalla sua bellezza.
Ed credendo in lui i nostri pro geniti
commisero la colpa originale(Non morirete affatto! Anzi diventerete come Dio,
conoscendo il bene e il male in Gen 3,4 – 5)la superbia nasce dalla mente travisando
la realtà pensandosi di essere chissà chi e finisce col vivere in modo autonomo dalla
legge di Dio. Questo vizio stupido ha un fratello gemello:
·
Orgoglio: è l’annebbiamento della mente che ci
fa credere di essere eccellenti, pensa di non sbagliare mai, di essere sempre
nel giusto e quindi non riconosce i propri sbagli, non chiede mai perdono,
difficilmente si confessa, l’orgoglioso difficilmente si confessa e cambia vita, perché crede di sapere tutto ,
di essere nel giusto e ammettere di aver
sbagliato sarebbe un disonore
·
Vanagloria: fa pavoneggiare l’uomo, vantarsi in
continuazione di quello che e’ che fa che ha.. assumendo degli atteggiamenti
fastidiosi. In realta’, anche se si vantasse dei titoli realmente posseduti lo
farebbe disprezzando in cuor suo gli altri attribuendosi a se il merito.
Vediamo questo atteggiamento nella parabola del fariseo e del pubblicano,
quando il fariseo prega sentendosi giusto e disprezzando il pubblicano.
La superbia ha 7
sciagurate figlie
1. discordia:
opposizione della volontà propria a quella altrui, il rifiuto di
accogliere con umiltà e amore le posizioni legittime o discutibili del prossimo
pretendendo di imporre in ogni circostanza la propria .
2 . contesa: resistenza a piegarsi alla volontà degli altri
, si manifesta con parole polemiche , insulti, offese , mortificazioni
gratuite, umiliazioni date al prossimo oltre che con i comportamenti. Essere
umili non significa acconsentire a tutto o dire sempre si ma cambiare
completamente i modi con cui si manifesta il disaccordo e si esprime a parole sostituendo la superbia e il disprezzo con
carità e umiltà. La regola dell’umile è essere fin dove è possibile pacifico, e
accondiscendente o esprimere pacatamente e dolcemente a tempi e luoghi opportuni il proprio parere
con modestia.
3. milanteria: è quell’atteggiamento di superiorità che dà luogo al personaggio del bullo o dello
spaccone
4. pretesa di novità: mostrare esternamente cose
nuove e originali per essere lodati e ammirati.
5. l’ipocrisia: colui che dimostra esternamente di avere delle virtù pur di
essere lodato e ammirato. Nel Vangelo vediamo questo comportamento tra i
farisei che appaiono come santi senza esserlo.
6. pertinacia: o caparbieta’, testardaggine,
cocciutaggine che consiste nel difendere le proprie idee nonostante l ‘evidenza
contraria.
7 . disubbidienza: trasgressione volontaria di regole conformi alla divina volontà , un
ordine palesemente ingiusto non solo non obbliga all’ubbidienza ma sarebbe
sbagliato obbedirvi ma anche bisogna avere la forza di resistervi.
Il demonio sa simulare virtù e prodigi ma non sa
obbedire , è il principe della menzogna e della superbia e dove ci sono questi
comportamenti Dio non e’ mai presente :
Le quattro specie della superbia
: San Tommaso D’Aquino le sintetizza così:
·
vantarsi di avere cio’ che non si ha: mette in
luce il vizio della superbia che significa “vapore, fumo” è il caso di
ricordare il celebre proverbio “tutto
fumo e niente arrosto”
·
creder che il bene che si possiede derivi dai
propri meriti: Secondo caso di superbia è la persona che si vanta di aver
raggiunto dei meriti e titoli realmente posseduti perché’ è talmente stolto da
non capire che tutto cio’ che possediamo è un dono ricevuto da altri pensiamo ad esempio alla nostra vita un dono ricevuto
quando noi ancora eravamo inconsapevoli ed ad esempio noi conosciamo la nostra
data di nascita perché i nostri genitori ce l’ hanno detta e quanti altri
esempi possiamo fare…..
·
credere che il bene posseduto derivi dall’alto:
ok i dono vengono da Dio ma … per forza a me doveva farli perché sono così
buono….come può Dio non beneficarmi???
·
cercare di far apparire le proprie doti migliori
di quelle degli altri. e pertanto sentirsi padroni di disprezzare gli altri.:
devo certamente ringraziare il Signore per
i beni che mi ha donato ma i miei sono proprio belli, mi ha posto in una
condizione migliore rispetto agli altri. Questo atteggiamento cozza con gli atteggiamento dei santi che anziché’
incensare i propri pregi li minimizzavano ritenendosi immeritevoli nella serena
coscienza che il Signore avrebbe chiesto conto di questi talenti, ponendoli al
servizio del bene e della salvezza delle anime.
San Bernardo distingue due
modalità distinte in cui si manifesta la superbia nonche’ dodici gradi dell’una
e dell’altra.
La superbia dell’intelletto
Superbia della volontà
La superbia dell’intelletto: è
tipica di chi crede di essere qualcuno mentre l’umiltà dell’intelligenza
consiste nella consapevolezza di essere nulla aggravata dalla coscienza delle
proprie debolezze e dei propri peccati. Il superbo non conosce e non vuole conoscere le proprie colpe, non le
ammette, le minimizza, si giustifica,
scarica sugli altri le proprie responsabilità.
La superbia della volontà: desidera
apparire, comparire, primeggiare, emergere, ostenta titoli, denaro, successi,
riconoscimenti. La vera umiltà di cuore consiste nella ferma rinuncia alla
gloria del mondo e nel desiderare di essere non apprezzati, non stimati per
amore di colui che pur essendo Tutto venne disprezzato condannato.
La Superbia ha in fine 12 gradi
che sono come spie che avvertono quanto sia profonda e radicato questo vizio.
1.
Abitudine al peccare: la scelta volontaria
di non voler servire Dio.
|
2.
La libertà di fare quello che si vuole
: opposta alla doverosa soggezione ai
voleri di Dio e alle indicazioni delle
legittime autorità
|
3.
Spirito di ribellione: resistenza ad
acconsentire ai comandi degli altri e questo si oppone invece alla virtu’
dell’obbedienza
|
4.
Non accettare di affrontare le proprie
responsabilità e le conseguenze delle proprie colpe: riparandole dove e
accettando di espiarle quantunque non ci fosse rimedio. A differenza
dell’umile che invece affronta ogni fatica e ogni pena pur di fare il bene.
|
5.
Segue la tendenza ad autogiustificarsi
puntando sempre il dito sugli altri: a differenza dell’umile che inizia il
suo discorso accusandosi, che sa scusare il prossimo e riconoscere il bene, ,
le virtu’ e i meriti degli altri
|
6.
Presunzione: che fa pensare di essere
capaci di fare chissà quali grandi e strepitose cose
|
7.
Arroganza: spinge a rinfacciare e
sbandierare i propri meriti disprezzando gli altri, atteggiamenti opposti al
ritenersi inutili e incapaci oppure inferiori agli altri in virtù e
meriti.
|
8.
Apparire : in modo singolare anche quando
non e’ necessario o opportuno.
|
9.
Parlare molto ed interrompere facilmente
gli altri: ovviamente il contrario
sara’ parlare il giusto o quando si e’ interrogati
|
10. Stupida
allegria e leggerezza d’animo: risa sguainate, divertimenti sfrenati,
conversazioni frivole e maldicenza. L’umile invece pur sorridendo sempre e
prendendosi i giusti e onoesti divertimenti sta lontan da ogni eccesso, sa
controllare la lingua
|
11. Curioso
: tende ad impicciarsi delle cose
degli altri , preso dal desiderio di conoscere e sapere anche cio’ che non e’
utile o non conviene al contrario
dell’umile che sa essere discreto e mai invadente, stando lontano da tutto
cio’ che potrebbe ledere alla virtù , il proprio bene o del prossimo.
|
L’AVARIZIA
Il secondo vizio capitale è
L’avarizia: L’idolatria al danaro e delle realtà create, che vengono
considerate e trattate dall’avaro come fine e non come mezzi ed usate solo per
appagare bisogni, desideri e piaceri egoistici senza alcuna attenzione ai
bisogni e alle necessità altrui. San Paolo parlando di tale vizio dell’avarizia
scrive: “radice di tutti i mali”, “causa di tale disordine si perde
l’orientamento verso il cielo, spalancando così le porte verso la dannazione
eterna, cosi’ come il ricco epulone. Il
vizio dell’avarizia si distingue in due specie:
1.
La cupidigia : consiste nel desiderio di
accumulare disordinatamente e sempre di più denaro e beni sensibili e’ il caso
dell’uomo stolto (Lc 12,15 – 21) che accumula per se e non arricchisce davanti
a Dio. San Tommaso spiega che la cupidigia peggiora dalla possibilità di
trovare attraverso il denaro beni materiali a volontà e soddisfare qualsiasi
desiderio peccaminoso, tale vizio sconvolge tutte le azioni dell’uomo
sviluppare un accentuato egoismo (fare ogni cosa per se e per il proprio
utile).
2.
L’avarizia: consiste nell’attaccamento ai beni
che si hanno nella resistenza a condividerli ma persino ad usarle per cose
necessarie e ordinarie (es. Paperon de Paperoni)
tale vizio sconvolge tutte le
azioni dell’uomo sviluppare un accentuato egoismo (fare ogni cosa per se e per
il proprio utile). Tale peccato è l’opposto della carità , quali l’elemosina e
la misericordia è’ contrario alla
generosità che è insieme alla virtu’ della religione la parte più nobile
della virtu’ cardinale della giustizia. E’ inoltre direttamente contrario anche
alla virtù della magnificenza che è parte integrante della virtu’ della
fortezza e che consiste nella capacità di fare le cose in grande senza badare a
spese quando si agisce per la gloria del
Signore e il bene del prossimo. Questo brutto vizio colpisce soprattutto i
ricchi, essendo più esposti al denaro,
anche se nessuno è escluso.
Secondo San Tommaso d’Aquino
l’avarizia ha 7 figlie:
1. La durezza di cuore:
l’avaro e’ un uomo dal cuore indurito la brama di ricchezze e
l’egoismo lo rendono totalmente insensibile ai bisogni degli altri queste forme di insensibilità sono contrarie
alla carità , alla compassione e alla Misericordia, chi e’ attaccato alle
ricchezze è sempre inqueto e non trova pace , passa il tempo a studiare il modo
per guadagnare, controlla gli andamenti dei titoli , cerca i soldi facili
2. L’inquietudine: l’avaro è inqueto perché’ ha paura di perdere
il suo patrimonio, teme l’arrivo dei ladri, usa porte blindate , impianti
videosorveglianza,
3. La violenza: l’avaro è spesso violento ma non si intende
solo come violenza fisica ma anche negli atteggiamenti , l’uomo avaro e’
spavaldo( molto sicuro di se ), e’ spregiudicato( non si fa scrupoli di nulla.
Pur di raggiungere il denaro non si fa scrupoli. La prepotenza , figlia
dell’avidità, li rende estremamente litigiosi e sono pronti a incalzare cause
civili, per poco conto
4. La bugia: spesso l’avaro è bugiardo, questo si verifica
in commercio, pur di guadagnare gonfiano le qualità dell’oggetto che vendono o
minimizzano il difetto
5. Lo spergiurio: l’avaro pur di acquistare beni altrui non si
ferma neanche dinnanzi all’offesa del Santo nome di Dio eseguita mediante
giuramento.
6. La frode: la frode si attua con i comportamenti e
azioni, truffe e frodi sono
incalcolabili per i commercianti ad esempio.
7. Il tradimento: l’avaro può essere traditore
come e’ stato Giuda per Gesu’. Questo testimonia che attraverso l’indurimento
di cuore si puo’ arrivare a calpestare con disinvoltura gli affetti più nobili, l’elemosina ci rende liberi e generosi da
questo vizio e mortifica l’odioso tarlo dell’avarizia.
La Lussuria
Gli uomini che
hanno come valore la felicità terrena sanno che essa dipende da 3 beni:
1. Eccellenza:
essere stimati ,emergere sugli altri, essere qualcuno)
2. L’autosufficienza:
ossia il non dipendere dagli altri, ma avere beni e denaro in abbondanza
3. Godimento:
concentrarsi sui piaceri sensibili e gustarne in sazietà.
Il terzo vizio capitale chiude
quasi completamente il cerchio del miraggio della felicità terrena a cui manca
solo la gola, con i piaceri della buona
tavola che esauriscono il quadro di tutti i possibili godimenti fruibili in
questo mondo.
I primi tre vizi capitali quindi
: -Superbia
- Avarizia
- Lussuria
Fa nascere una vera e propria
idolatria di questo mondo con la prostrazione ai tre serpentini totem a forma
di s
v
sesso
v
soldi
v
successo
incentrando la vita e le scelte verso tre soli punti fermi,
chiamate anche le tre P
Ø piacere
Ø potere
Ø possedere
La lussuria consiste nel
godimento disordinato dei piaceri legati del tatto legati alla sessualità, è un
vizio degradante e avvilente che abbruttisce l’uomo mortificandone la dignità
di figlio di Dio
Tra i vizi capitali è senza di
quello più impetuoso, violento e
impossibile da controllare e sottometterlo alla legge di Dio senza il soccorso
della Sua grazia. La Chiesa nella sua Sapienza insegna che il motore di questo
vizio e’ il peccato originale in stretto contatto che travolge le pulsioni sessuali, che
reclamano con un nonnulla e’ un problema che umilia , coinvolge e mortifica
San Paolo nella lettera ai Corinzi parla di questo vizio
come la “spina della carne” messagli da satana per mortificarlo. Dall’età della
pubertà in poi sprigionano le pulsioni della lussuria e fino a quando saremo in
questo mondo sentiremo quest’impulso, tutti infatti siamo deboli nel combattere
questa passione perché alla violenta dei
suoi impulsi si aggiunge anche l’intensità estrema del piacere che il suo
soddisfacimento provoca. Questo vizio rappresenta un grandissimo problema dal
puto di vista morale e ascetico anche perché gli atti a cui dispone , se
commessi con avvertenza e consenso deliberato, son sempre peccati mortali,
ponendo chiunque li compia in uno
“stato di dannazione”. La lussuria è il vizio capitale più difficile da
controllare ed il più pericoloso per le conseguenze nefaste che provoca sulla
vita dell’anima. Si può definire un comportamento lussurioso con atti , parole
, con gli occhi, con i pensieri, lo si può anche individuare a seconda della
sua rispondenza o meno agli istinti naturali dell’uomo. Ogni qualvolta il vizio
della lussuria viene deliberatamente provocato assecondato o consentito si cade in peccato
mortale, fosse solo un semplice pensiero impuro perche’ facente parte del IX
comandamento: Non desiderare la donna d’altri.
La lussuria si esplica nel compiacimento di atti e
comportamenti che comportano l’eccitazione , basta fare un apprezzamento spinto
oppure un discorso volgare a sfondo sessuale per compiere peccato grave con la
lingua. Gesù ci ricorda nel Vangelo che l’occhio è la lucerna del corpo e che
basta guardare una donna per desiderarla che si commette adulterio con lei nel
proprio cuore, lo stesso dicasi di qualsiasi immagine oscena e indecente nei
confronti della quale l’occhio che involontariamente si trovasse ad
intercettarla deve difendersi volgendo lo sguardo altrove. Anche un pensiero
volontariamente provocato oppure deliberatamente seguito e assecondato fa
gustare i frutti avvelenati di questa brutta pianta. Con i pensieri impuri
bisogna comportarsi come i malati di lebbra appena li si vede bisogna giare
alla larga perché non appena toccati si viene immediatamente contagiati dal
morbo della lussuria(ben più grave della lebbra). A volte i pensieri
costituiscono solo fastidiose tentazioni
, come zanzare che ronzano nella mente in questo caso non solo non c’è
peccato ma un progresso dell’anima nel bene e nella virtù a tal proposito Sant’
Alfonso Maria dé Liguori dice “non sono peccati li mali pensieri ma li mali
consensi”.
Nella morale cristiana tradizionale esistono tre tipi di
vizi contro natura :
1. La
bestialità: consumazione dell’atto sessuale con individui diversi dalla specie
umana,
2. La
masturbazione : che comporta emissione del seme maschile in modo alieno dal suo
retto fine naturale che è la procreazione
3. L’omosessualità:
che comporta un disordine causato dall’inversione della naturale tendenza
attrattiva tra persone di sesso differente e quindi l’essere attratti da
persone dello stesso sesso).
In questo campo più che in altri
è importante ricordare un antico detto dei nostri padri:
“L’ignoranza
e l’arroganza urlano , la sapienza e la mitezza parlano”.
Noi cristiani abbiamo il compito
di testimoniare tutto cio’ parlando
serenamente, senza urlare, senza offendere, ne’ volendo imporre nulla a nessuno
ma gioiosamente impegnati nel difendere e nel diffondere “ lo splendore della
verità”.
Lussuria e santità del
matrimonio: Negli ultimi 40 anni si è assistito ad un crescente attacco alle famiglie fondate
sul matrimonio sempre più aggressivo: La rivoluzione sessuale e il
femminismo della fine degli anni 60 preparati a livello culturale , dal boom
della musica rock con la sia carica di trasgressività e contestazione del
valori tradizionali e di ogni forma anche legittima di autorità, hanno
rappresentato l’inizio dei fenomeni culturali, giuridici. Il primo scrollo fu’
dato dalla legge Fortuna del 1970 che approvò il diritto del divorzio e del
reato di adulterio, quindi il libertinaggio sessuale propagandato sotto i
convincenti cartelli “Vietato vietare”, quindi termina l’importanza della virtù
della purezza e il sacrosanto valore della verginità e da’ il via alla
liberalizzazione del crimine dell’aborto avvenuta con la legge 194 del 1978.
Prendono piede le libere convivenze ovviamente peggiorata dal libertinaggio
sessuale fio a giungere alla pretesa di legalizzare la convivenza e le unioni
tra persone dello stesso sesso(gay), quindi accettazione delle unioni
omosessuali negli anni ’80- 90” e proprio negli ultimi tempi al loro
riconoscimento come famiglia con annessi diritti di adozione e filiazione
naturale attraverso la fecondità assistita.
Tutte queste forme di lussuria oltre a costituite dei peccati gravissimi portano degli attacchi sia per la santità sia per l’indissolubilità del matrimoni che si basa sulla sacralità del corpo umano come tempio dello Spirito Santo gravemente offesa dalla sessualità compiuta esternamente al matrimonio. I discepoli di Cristo anche davanti a questa situazione non possono stare in silenzio ma con gioia sul volto devono rispondere con una rinnovata e convinta professione verbale e pratica di purezza senza timore di camminare controcorrente. Solo questo coraggio potrà rompere il muro dell’omertà per tornare ad “imporre” co una forza persuasiva dell’amore lo splendore della castità e della purezza.
Tutte queste forme di lussuria oltre a costituite dei peccati gravissimi portano degli attacchi sia per la santità sia per l’indissolubilità del matrimoni che si basa sulla sacralità del corpo umano come tempio dello Spirito Santo gravemente offesa dalla sessualità compiuta esternamente al matrimonio. I discepoli di Cristo anche davanti a questa situazione non possono stare in silenzio ma con gioia sul volto devono rispondere con una rinnovata e convinta professione verbale e pratica di purezza senza timore di camminare controcorrente. Solo questo coraggio potrà rompere il muro dell’omertà per tornare ad “imporre” co una forza persuasiva dell’amore lo splendore della castità e della purezza.
Le sette
“figlie” della lussuria : Il lussurioso è fondamentalmente una persona che dimenticando di avere
un’anima spirituale e di essere stato
creato per fini assai più nobili del godimento dei più bassi e animaleschi tra
i piaceri sensibili, si immerge dentro di essi con tutto se stesso. Nella
sessualità, per quanto venga espressa attraverso il tatto con gesti materiali
l’uomo ne viene coinvolto interamente. Chi si dà al vizio della lussuria si
abbruttisce trascinando verso il basso anche le sue facoltà più nobili facendo
perdere la propria impurità ossia la capacità di compiere atti per cui sono
state create, la memoria si riempie
di oggetti e scene impure, l’intelletto pensa alle cose basse e diventa
incapace di meditare, di contemplare, di percepire il senso profondo delle cose
e la volontà viene legata dalla violenza delle passioni diventando serva e
schiava degli istinti e dei piaceri.San Tommaso D’acquino questi coinvolgimenti
li divide in 7 parti infatti con la lussuria si compromette
·
La cecità di mente: cioè la perdita della capacità di conoscere
il fine ultimo dell’uomo, che è il motivo per cui Dio ha creato la nostra anima
spirituale: conoscerlo, amarlo e servirlo in questa vita e goderlo nell’altra.
Il lussurioso non sa che Dio ci ha fatti per Sé e che il nostro cuore non trova
pace finché non riposa in Lui attraverso la grazia in questa vita e la gloria
nell’altra. Ne era ben consapevole quel gran lussurioso convertito che fu
sant’Agostino, che scrisse questa ed altre sentenze simili non solo in base
alla sua straordinaria sapienza soprannaturale, ma anche per esperienza
vissuta. Diminuendo notevolmente la capacità di esercitare in modo retto le
facoltà intellettive (assolutamente
spirituali),
·
La precipitazione: il
lussurioso è inevitabilmente precipitoso, cioè incapace di ponderare e ben
deliberare circa i mezzi adatti al fine e per questo compie molte azioni che,
appaiono sproporzionate, insensate o stravaganti.
·
L’inconsiderazione: Questa incapacità di ben ponderare dipende,
ancora più a fondo, da una progressiva perdita della retta capacità di
giudicare le azioni da compiere o meno (inconsiderazione), perché al lussurioso
manca una corretta “scala di valori” avendo fatto dell’ultima e più bassa
realtà della vita il proprio dio e il motivo della sua esistenza.
·
L’amore di sé: Evidentemente, peraltro, chi si dà a questo
vizio è l’emblema dell’amore (disordinato) di sé, ovvero di colui che sceglie
di vivere per godere il più possibile e senza freni tutti i piaceri della
carne, identificando, grossolanamente e scioccamente la felicità con il
piacere, cosa che oltre che essere sbagliata è anche profondamente stupida.
·
L’ Odio di Dio: Speculare, ma anche complementare all’amore
disordinato di sé, è l’odio di Dio, che è detestato e sfuggito proprio perché
condanna, come indegni dell’uomo e della sua elevata natura spirituale, i godimenti
sfrenati dei piaceri venerei (non – si badi – la sessualità umana in quanto tale)
·
L’Attacco alla vita presente: il lussurioso è sommamente
attaccato alla vita terrena, perché vorrebbe continuare a godere senza limiti
in eterno e fa di tutto per essere attraente e seducente. In barba alla tanto
sbandierata “crisi”, si interroghino i gestori delle palestre, gli estetisti e
i chirurghi estetici per sapere come vanno i loro affari… Donne e anche uomini
(molti più di quanto si pensi…) commettono gravissimi peccati di “somatolatria”
(io preferisco chiamare così l’idolatria del corpo) solo per essere più
piacenti e poter godere di più, con più persone e per più anni possibili.
·
La disperazione della vita futura: Infine questi sciagurati
schiavi dei sensi “disperano”
della vita futura, nel senso che
sono semplicemente e totalmente disinteressati dei beni
eterni e, più in generale, di quelli
spirituali.
Le sei specie della lussuria: , ossia le
forme particolari con cui questo vizio si manifesta sono:
ü
Fornicazione: consiste nella congiunzione
carnale tra due persone consenzienti al di fuori del sacramento del matrimonio,
oppure nel compimento (sempre di comune accordo) di atti di libidine contro la
pudicizia, la liceità del piacere sessuale si dà solo come coronamento dell’atto coniugale aperto
alla vita compiuto da due persone unite dal vincolo sacramentale del
matrimonio. Gli atti di cui si parla, sempre in base agli insegnamenti della
morale tradizionale (tuttora pienamente vigente…), sono leciti solo come
preparatori dell’atto coniugale, ferma restando l’osservanza dei criteri
oggettivi della legge naturale (un atto impuro contro natura non è mai lecito
neanche se compiuto come preparatorio dell’atto coniugale, come si vedrà a suo
tempo). La fornicazione in senso stretto, consiste in
quelli che sono comunemente chiamati “rapporti prematrimoniali”.
ü
Deflorazione: ovvero quel rapporto compiuto,
sempre in modo consenziente e al di fuori del matrimonio, con una donna ancora
vergine. Il danno compiuto da questo scelleratissimo atto, infatti, è
irreparabile; per quanto ci si possa pentire e ottenere il perdono di Dio, la
membrana che sigilla la verginità (che – si badi – si trova solo nei mammiferi
femminili appartenenti alla razza umana e in nessun altro… ci sarà forse
qualche motivo?...) non potrà mai ricrescere e si perde la possibilità di poter
dire al futuro sposo (umano o anche divino…) che, pur a costo di rinunce, ci si
è conservati intatti in vista di un dono di amore integro, pieno, totale ed
esclusivo. Questo, lo si ripeta, non preclude l’accesso alla misericordia di Dio
ed anche, se si cambia vita, alla possibilità di godere delle grazie e
benedizioni di Dio sul matrimonio o la vita consacrata (sono molti i santi che
hanno peccato su questa materia); tuttavia il danno materiale e oggettivo che
quest’atto produce è intrinsecamente e inesorabilmente irreparabile.
ü
Lo stupro: è una grave forma di violenza
carnale, sanzionata anche dal codice penale nella duplice modalità della
violenza carnale e degli atti di libidine violenta. Alla malizia intrinseca della fornicazione e
degli atti di libidine si aggiunge, in questo caso, anche l’ulteriore
aggravante della violenza a cui la vittima, tuttavia, è tenuta moralmente a
resistere con tutte le sue forze, come l’esempio luminoso ed eroico di una
santa Maria Goretti ci ricorda e ribadisce. Analoghe considerazioni si possono
fare sul delitto di incesto (unione sessuale tra parenti in linea retta o
consanguinei in linea collaterale) che, fortunatamente, incontra la condanna
penale di quasi tutti gli ordinamenti giuridici anche contemporanei, oltre che
una viva repulsione nella coscienza sociale della collettività.
ü
L’adulterio: ovvero la congiunzione carnale con
persona già legata ad un’altra con il vincolo del sacramento del matrimonio,
ormai da tempo depenalizzato in Italia e nel mondo in forza di legislazioni che
consentono il divorzio. Agli occhi di Dio tale gravissimo delitto conserva
tutta la sua abominevole gravità e nefandezza
e se anche è diventato possibile commetterlo senza conseguenze davanti
agli uomini (anzi, oggi addirittura con l’approvazione e il plauso di molti di
essi), davanti a Dio non è né mai sarà così. Il perentorio “non licet” che il
grande san Giovanni Battista sbatté in faccia all’adultero Erode Antipa
(segnando la sua condanna a morte…) risuona oggi forte e chiaro come allora e
guai a chi osasse stemperarne o minimizzarne la gravità morale.
ü
Incesto : Si badi inoltre che la diffusione di
materiale cinematografico, televisivo o comunque mediatico che inciti o
“normalizzi” l’adulterio sarà, a detta del grande padre Pio, punito da Dio con
severità e rigore.
ü
Quadriforme vizio contro natura: secondo san
Tommaso d’Aquino, il vizio impuro contro
natura non si limita alla sola
omosessualità, ma comprende tutte le
forme di sessualità diverse dall’atto naturale aperto alla
vita con cui si devono unire un uomo e una donna.
Secondo il Doctor
Angelicus, la prima forma del peccato impuro contro natura è la
I.
masturbazione, la meno grave di tutte, ma
comunque da annoverare come disordine innaturale, in quanto non rispetta
l’ordinazione naturale della sessualità alla relazione, consistendo appunto nel
procurarsi il piacere sessuale in modo solitario.
II.
rapporti sessuali contro natura compiuti tra
persone di sesso diverso, non esclusi marito e moglie. E’ una fattispecie che,
partendo dalle richieste di prestazioni sessuali “alternative” al rapporto
naturale (che, per pudore e decenza, non è bene nominare), giunge alle vere e
proprie perversioni sessuali, che – sia detto ad onor del vero – possono riguardare tranquillamente anche persone che
oggi chiameremmo “eterosessuali”. La
santità della sessualità umana esige umanità e rispetto e non un approccio
rozzo, animalesco o addirittura
bestiale, che sporca i talami nonostante la benedizione del sacramento del
matrimonio.
III.
l’omosessualità: ampiamente stigmatizzata nella
sacra Scrittura, in particolare nell’orrido e ripugnante delitto della sodomia.
Le parole della Sacra Scrittura – e ancor più le tacite parole di Dio che rase
al suolo con fuoco divorante la città di Sodoma(da cui prende il nome teologico
questo vizio). Per questi fratelli
bisogna avere amore , misericordia , rispetto e accoglienza incondizionata a
anche una forma di carità che li aiuti a riconoscere questo errato comportamento
e ritornano nella casa del Padre come lo sono in quanto persone battezzate come
noi.
IV.
bestialità, consistente nell’unione tra un
individuo (uomo e donna) appartenente alla specie umana con un animale. A
quanto mi è dato di sapere, ahimé, nel mondo scellerato e vomitevole della
pornografia questi spettacoli sono ampiamente documentati. Si ricordi che il
peccato impuro contro natura è uno di
quelli che “grida vendetta al cospetto di Dio”, cioè attira i suoi castighi
(sofferenze e tribolazioni inviate a finalità correttiva) anche in questo
mondo. Santa Caterina da Siena sosteneva che tali vizi fanno ribrezzo perfino
ai demoni, che tuttavia li istigano perché portano l’uomo ad uno stato di
degradazione somma. Confessare bene in caso ci fossimo caduti e denunciarne con
coraggio e fermezza la immutabile nefandezza, senza timore di apparire
anacronisti o obsoleti, certi che in questa battaglia per la santa purezza Dio
e la Madonna sono assolutamente con noi.
Affianco all’aborto e
all’eutanasia si collocano alcune fattispecie nuove e moderne di veri e propri
crimini contro la vita umana: l’amniocentesi, la fecondazione artificiale e le manipolazioni
genetiche.
L’Ira
Il
quarto vizio capitale è l’ira. Un vizio molto diffuso, radicato e oltremodo pericoloso,
in quanto è sotto la sua spinta che l’uomo arriva a compiere una notevole serie
di atti disordinati: bestemmie, imprecazioni, volgarità, percosse, tumulti,
insulti e, in alcuni casi, violenze (anche efferate) e omicidi. l’ira è la più
violenta delle passioni e, se non è controllata, diventa una marea montante
capace di far perdere ogni freno inibitore rendendo l’uomo capace delle
peggiori azioni. Alcune persone presentano una particolare inclinazione a tale
vizio per ragioni temperamentali, in particolare i sanguigni e, più ancora, i
collerici.
Il
dottore Angelico qualifica l’ira come direttamente contraria alla virtù della mansuetudine
e ne individua sei figlie, tre specie e tre gradi. Afferma, inoltre, che
oggetto proprio di questo vizio è il fastidio e l’irritazione che l’uomo prova
di fronte a ciò che ne contraria la volontà, in particolare nei casi in cui un
individuo ostacola il perseguimento dei propri progetti o delle proprie
aspirazioni, oppure semplicemente ne oscura in qualche modo il prestigio o
l’eccellenza. Quando l’ira si muove contro un individuo, assume spesso i
contorni del desiderio di vendetta, consistente nella brama di infliggere un
male all’avversario come personale e arbitraria retribuzione alla presunta
ingiustizia subita. quando l’ira porta al disprezzo profondo della persona
diventa un vero e proprio peccato mortale, come si evince chiaramente dal fatto
che la sua conseguenza è “il fuoco della Geenna” come leggiamo nel discorso
della montagna in San Matteo, Ma anche il semplice adirarsi (anche se con la
ragione dalla propria parte) rappresenta formalmente un peccato se, come sua
conseguenza,
si sarà “sottoposti al giudizio”. Nell’ira non peccate; non tramonti il sole
sopra la vostra ira” (Ef 4,26). Poco più avanti aggiunge: “Scompaia da voi ogni
asprezza, sdegno, ira, clamore e maldicenza con ogni sorta di malignità” (Ef
4,31).
Anche
l’apostolo san Giacomo, cugino di nostro Signore Gesù Cristo, esorta i suoi
figli a guardarsi da questo vizio: “Sia ognuno pronto ad ascoltare, lento a
parlare e lento all’ira. Perché l’ira dell’uomo non compie ciò che è giusto davanti
a Dio” (Gc 1,19-20). che l’ira è sempre come minimo occasione prossima di
peccato, più sovente costituisce di per se stessa peccato, in alcuni casi, a
seconda del grado, dei modi, delle forme e delle circostanze, può diventare
peccato
mortale.
Il vizio capitale
dell’ira, come abbiamo accennato, secondo l’insegnamento di san
Tommaso d’Aquino, ha sei
figlie, tre specie e tre gradi. Le figlie sono :
§
indignazione: o sdegno, prima figlia dell’ira,
consiste nei moti di rabbia, stizza o estremo fastidio che si provano contro il
prossimo nel momento in cui apprendiamo che egli ha fatto qualcosa di offensivo nei nostri
confronti, o nei confronti dei nostri ideali, dei nostri cari, dei nostri beni e cosa via. Tanto per
fare un esempio, se io vedo una persona compiere una cattiva azione, certamente
avvertirò un moto di sdegno, ma posso reagire in maniera molto differente:
assecondandolo (e quindi pensando una frase tipo: “ma guarda questo!”,o
peggio…), oppure respingendolo e recitando mentalmente un’Ave Maria perché il
Signore aiuti questo mio povero fratello peccatore a prendere coscienza dei
suoi errori. E’ evidente che in questo secondo caso, pur avendo sentito e
avvertito i moti dell’indignazione, non solo non ho commesso alcun peccato, ma
ho praticato un grande atto di virtù (forse eroica, se la cosa che avevo visto
fare aveva suscitato in me un profondissimo sdegno).
§
Tracotanza: consiste invece nell’accogliere il
proposito di vendicarsi del male in qualunque modo subito, cominciando ad
escogitare le forme e i modi più adeguati per mettere in pratica tale progetto.
Non si pensi a chissà quale piano o azione sia necessario pensare per cadere in
questo peccato. La stragrande maggioranza delle “vendette” ordite nella vita
quotidiana consiste in piccole rivalse: parlare male della persona ad un terzo,
togliergli il saluto, infliggergli una piccola mortificazione, e così via.
Contro questa figlia dell’ira, che è sempre peccaminosa, si ergono stentoree le
parole della Sacra Pagina che tuona: “chi si vendica avrà la vendetta del
Signore ed egli terrà sempre presenti i suoi peccati!” (Sir 28,1).
§
Clamore: Il clamore consiste nel cominciare ad
esternare con le parole, espresse in modo confuso, disordinato e sgraziato il
proprio sdegno interiore. Ordinariamente lo si fa pronunciando delle piccole
imprecazioni o parolacce contro la persona o contro la situazione (credo che
sia inutile fare esempi inopportuni dato che questa modalità di esternazione è,
ahimé, oltre modo diffusa), senza giungere a vere e proprie offese del prossimo
o di Dio, cosa che avviene nella successive due figlie.
§
Bestemmia: rivolgere ingiurie di rabbia e di
sdegno (totalmenteingiustificate) contro Dio, la Madonna e i santi per sfogare
la propria profonda indignazione contro gli unici che non ne hanno la minima
colpa,
§
insulto : consiste nel rivolgere parole
offensive - volgari per lo più (ma non necessariamente) - a colui che è stata
la causa della nostra arrabbiatura, aggredendolo, offendendolo o mortificandolo
§
rissa: significato generico di “passaggio alle
vie di fatto”, cosa che può avvenire in forma
lieve (qualche spintone, qualche
schiaffo, o cose del genere) oppure in grado
serio (percosse
reiterate che provochino lesioni lievi o gravi) e, infine, purtroppo,
anche in forma grave (pestaggi,
pubbliche umiliazioni, linciaggi)
o gravissima (come avviene negli
omicidi passionali). Si badi che questa sequenza,
che qui abbiamo tentato di analizzare e
descrivere analiticamente per quanto
possibile, può avere una velocità
di esecuzione rapidissima nel cuore dell’iracondo,
per cui il passaggio dallo stadio dell’indignazione
all’omicidio può anche essere cosa di
pochissimi secondi. Il che ci
induca a meditare e ben considerare quanto è
pericoloso trascurare il dominio di questa passione e
minimizzare gli effetti nefasti
a cui può condurci il coltivarla in maniera
deliberata e consapevole.
le specie sono



I gradi sono:



La calma è e sempre sarà
la virtù dei forti e la pazienza ci porta in cielo, come chiosava la
piccola Giacinta di
Fatima dinanzi ad alcune raccomandazioni della Vergine. La dolcezza è
sempre arma vincente,
ricordando che una goccia di miele fa assai più bene di un litro di
aceto. La gioia, il
sorriso e la lode a Dio sono esercizi assai efficaci (ed anche molto
“piacevoli”), con cui
tutti possiamo lavorare per abbattere il muro dell’ira con tutti i suoi
nefandi effetti,
arrivando a godere, come tutte le anime in comunione con Dio, di pace,
calma imperturbabile,
dominio di sé ed estrema carità.
L’invidia
L'invidia non è un altro
che una forma particolare della passione della tristezza, e insiste
precisamente nel
rattristarsi per il bene altrui (materiale o spirituale) percepito come male
proprio o come bene più
grande del proprio. Questo porta a due comportamenti in particolare :
1. rattristarsi
di fronte ad un bene
2. rallegrarsi
dinnanzi ad un male
Dentro questo peccato si
cela un gravissimo peccato contro lo Spirito Santo (l'invidia della grazia
altrui) e come sotto la spinta di questa passione l'uomo può divenire capaci di
grandi "bassezze". Come tutti i vizi, tende ordinariamente a
nascondersi o camuffarsi, o addirittura celarsi sotto le spoglie di presunta o
supposta virtù.
L'invidia, secondo
l’insegnamento di san Tommaso, ha cinque figlie:
l’invidia della grazia
altrui : tradizione cattolica è una delle sei forme che può assumere la
bestemmia o peccato contro lo Spirito Santo di cui Gesù, nei Vangeli, afferma
la non perdonabilità e remissibilità né in questa né nell’altra vita. Questo
comportamento è ben diverso
dall’invidia santa che
può (anzi dovrebbe) prenderci dinanzi agli edificanti esempi
mostrati dai santi,
consistente nel desiderio di emulare, per quanto possibile, le loro virtù,
il loro zelo, il loro
eroismo. Si tratta, invece, di quell’avversione che sorge nel cuore alla
vista delle virtù
altrui, motivata dal semplice fatto che esse sono una denuncia tacita ma
eloquente di una vita di
vizio e di peccato da cui non si ha alcuna intenzione di emendarsi. È una
forma di chiusura
irreversibile alla grazia (ecco perché è uno dei peccati contro lo Spirito), in
quanto distrugge uno dei canali dei quali il Signore si serve per muoverci a
conversione,
ossia l’esempio e la
parola dei suoi servi e amici.
l’odio di Dio: in quanto percepito come male proprio a causa
della sua straordinaria e
irraggiungibile
eccellenza è peccato luciferino e demoniaco nel senso più stretto del
termine. Ciò che mosse
gli angeli a ribellarsi all’Altissimo fu proprio, come la Tradizione
della Chiesa insegna,
l’invidia della Sua eccelsa grandezza e l’impossibilità di tenervi testa
neanche da parte del più
grande e luminoso degli angeli, quale era Lucifero prima della
caduta. Tutti coloro che
si ribellano a Dio a causa delle esigenze della sua legge oppure che
cercano di farsi una
fede a propria immagine e somiglianza illudendosi e ingannandosi
dietro una distorta
caricatura della sua bontà e misericordia, incorrono in questo grave
peccato, anche quando
non giungono alla bestemmia in senso stretto oppure a quelle
forme di ateismo
sistematico e militante teso a distruggere perfino l’idea di Dio nelle menti
e nei cuori delle
persone.
la detrazione del
prossimo: Quando l’invidia colpisce il prossimo, sia essa di tipo spirituale
(invidia della grazia e della santità altrui), morale (invidia della posizione
sociale, delle doti di intelligenza, etc.)o materiale (invidia della bellezza,
del denaro, dei beni altrui, etc.), porta quasi sempre con sé il gravissimo (e
diffusissimo) peccato della detrazione, ovvero il tentativo di distruggere la
gloria o semplicemente la buona fama altrui o con la maldicenza (diffondere
malefatte e difetti altrui veri ma non
pubblici), oppure con la critica (diffondere difetti o vizi
manifesti), o seminando
zizzania (sparlare del prossimo con chi è suo amico per mettere
discordia e inimicizia)
oppure con la calunnia (diffondere difetti o malefatte totalmente
inesistenti e
inventate). Si badi che tutte queste distinte forme di detrazione costituiscono
gravi peccati. San
Francesco d’Assisi, con i frati che si abbandonavano alla detrazione, era
severissimo, non esitando a giungere perfino al gravissimo provvedimento
dell’espulsione dall’ordine. Nulla infatti è tanto contrario alla carità come
questo peccato e nulla come questo distrugge la concordia e la comunione. Del
resto, altro non ci si potrebbe aspettare
dalle figlie del vizio
che, come abbiamo già avuto modo di evidenziare, è formalmente
opposto e contrario
all’aurea e adorabile virtù cardinale della carità e tanto simile al
peccato che causò la
ribellione degli angeli decaduti
la mormorazione :
l’esultanza per le
avversità degli altri (nonché la forma speculare del rattristarsi per gli
altrui successi).
L’accidia
E’ il sesto vizio
capitale. Generalmente confuso con la pigrizia ma in realtà è molto più complessa.
San Tommaso definisce l’accidia come nausea dei beni spirituali per il
travaglio corporale che li accompagna” o anche torpore dell’anima che trascura di intraprendere il
bene. Questo vizio comporta il disprezzo dei doni di Dio, il grave peccato di
ingratitudine e tristezza sposante che abbatte l’anima fio a toglierle la
volontà di agire. l’accidioso è colui che trascura di dare il giusto
peso e la giusta
importanza alla vita interiore e a tutto ciò che concerne la spiritualità, L’accidioso
non prega mai o quasi mai, se prega lo fa biascicando qualche
preghiera in modo
annoiato o distratto, trascura regolarmente i sacramenti o li celebra in
maniera estremamente
superficiale disprezza e ridicolizza, per contro, tacciandoli di
bigotteria o fanatismo,
tutti coloro che vede intrisi di spirito di vera fede, carità operosa e
sincera devozione.
disprezza e ridicolizza,
per contro, tacciandoli di
bigotteria o fanatismo,
tutti coloro che vede intrisi di spirito di vera fede, carità operosa e
sincera devozione.
Secondo il dottore angelico l’accidia ha 6 figlie:
1. Disperazione: e’ colui che abbandona volontariamente il
raggiungimento del fine ultimo per darsi al godimento disordinato dei beni e
dei piaceri passeggeri.
2. Pusillanimità
o viltà: e’ colui che provoca una grande repulsione verso la preghiera, la
penitenza, etc etc
3. Torpore
relativo ai precetti: abbandono della confessione annuale e almeno la comunione
a Pasqua L’ozio e la sonnolenza trovano pertanto terreno fertile.
4. Rancore: sentimento provato verso coloro che seguono
il proprio bene spirituale
5. Malizia:
detesta ogni forma di beni spirituali
Divagazione: La mente
dell’accidioso è schiava
della curiosità, per cui si impiccia di cose altrui, si interessa
indebitamente degli
affari degli altri e importuna il prossimo, con domande indiscrete, a
tal fine. Si diventa
pettegoli e ciarlieri, cadendo miseramente nella maldicenza, nella detrazione e
nella mormorazione. L’accidioso cade nell’eccessiva verbosità fino a diventare logorroico
e a parlare sovente a vanvera, è irrequieto e instabile nei movimenti del
corpo, in una parola non trova pace.
La Gola
E’ l’ultimo tra i
peccati capitali,e’ il meno grave tanto da fa parte dei peccati veniali anche
se in certi casi puo’ diventare grave pertanto non va sottovalutato. Bisogna mangiare per vivere e non vivere per
mangiare a tal proposito il Santo Curato
D’Ars sosteneva che a tavola cominciava la vita del corpo e finiva quella
dell’anima. In generale, in via preliminare, bisogna anzitutto affermare, con
tutto il Nuovo Testamento, che tutti i cibi sono puri e mondi (non esistono
cibi e bevande “proibiti”) e che Dio ha creato varie specie di gusti e sapori
perché i suoi figli se ne cibassero santamente in spirito di riconoscenza,
gratitudine e rendimento di grazie nei confronti del Creatore per il dono del
cibo materiale, che serve comunque a sostenerci in forze durante la giornata
terrena per ben servire Dio e compiere in noi la sua volontà.
Gola e lussuria
appartengono ai piaceri della carne e nello specifico la gola consiste nel godimento del tatto legati a
cibi e bevande. La virtù incaricata di combattere il vizio della gola è la
temperanza , specificatamente nell’astinenza.
I problemi nascono, come
in tutti i vizi, dall’uso distorto e alieno dai voleri di Dio di questi
doni che Egli
amorevolmente offre ai suoi figli. Mangiare troppo, al di là del necessario, è
dunque la prima specie
del vizio della gola non certo per le sgradite conseguenze
“estetiche” che produce
(che rappresentano una “spia” del fatto che stiamo eccedendo le
risorse necessarie al
nostro fabbisogno), ma perché rappresenta un oggettivo disordine, un concedere
alla parte meno nobile di noi stessi più di ciò di cui ha bisogno con
conseguenze negative, peraltro, sulla vita interiore. E’ noto, infatti, che l’eccessiva
alimentazione produce appesantimento, stanchezza, sonnolenza, tendenza all’oziosità,
cose tutte che rappresentano dei veri e propri ostacoli sia alla vita
spirituale che all’adempimento dei doveri.
Ordinariamente, peraltro, si mangia troppo per ragioni dovute ad altre due
specie del peccato di gola che sono la raffinatezza (mangiare solo cibi
ottimamente cucinati) e la squisitezza (mangiare cibi in se stessi
particolarmente lauti o costosi). Generalmente,
dunque, si definisce
“goloso” chi concentra in sé una sorta di cocktail di queste prime tre
specie di questo vizio
capitale: quantità (mangiare più del necessario), raffinatezza (solo
cibi ottimamente
preparati, facendo invece gli schifiltosi o anche gettando cibi non
elaborati) e squisitezza
(solo cibi particolarmente stimolanti il palato e non cibi semplici o
grossolani. Le specie del vizio della gola si completano con la modalità
(mangiare troppo
voracemente) e con il
tempo (mangiare fuori orario). meno che la
materia non diventi di
per sé grave (come accade in chi, a causa della persistente golosità
diviene obeso, mettendo
a repentaglio la salute), i peccati di gola solo ordinariamente
veniali. Ma oltre al
danno proveniente dalla loro frequente ripetizione, si pensi ad altri
peccati (più seri) che
ordinariamente accompagnano il vizio della gola: gettare o lasciare il
cibo poco gradito,
rimproverare chi ha cucinato in maniera poco raffinata, lamentarsi
(generalmente con le
mogli) per il poco gusto dei cibi, sperperare denaro in cibi di lusso
quanto meno inopportuni
sulle tavole dei figli di Dio (salvo rare e ben circoscritte
eccezioni), etc.. Un
vizio, dunque, da non prendere sottogamba, ma da combattere con le
armi della temperanza,
del digiuno e dell’astinenza e con tante piccole salutari
mortificazioni, volte ad
evitare di diventare schiavi di ciò che deve essere usato solo come
mezzo (anche se
naturalmente gradevole) per vivere in buona salute al servizio di Dio e
del bene delle anime.
Ha cinque figlie ossia
cinque umilianti e degradanti conseguenze prodotte dal darsi in maniera
sconsiderata agli atti di questo vizio. Anzitutto
L’ottusità dei sensi:
consiste nella perdita della capacità della mente di intendere, fenomeno che si
verifica in caso di ubriachezza o eccedere nel cibo al di sopra di ogni
ragionevole misura il limite di sazietà. Segue la
Sciocca allegria:
consiste nell’abbandonarsi a risate crasse e grossolane a causa della perdita
del controllo dei freni inibitori . un’altra degradazione a cui porta il
peccato di gola è
la scurrilità: cioè la
disonestà o buffoneria nell’uso delle parole, segnate da trivialità, volgarità
o sconcezza. Per la verità nel nostro corrotto mondo questa brutta abitudine si
trova (quasi universalmente) anche in personaggi in perfetta forma e linea impeccabile,
che si ritrovano ad essere biechi imitatori dell’indicibile volgarità dei
demoni, attestata da chiunque conosca anche a solo titolo informativo questo
oscuro ma realissimo mondo.
Immondizia: abbandonandosi sfrenatamente alle
varie specie di atti propri della lussuria, che non per nulla è stretta parente
di questo vizio, consistendo al pari di questi in un appagamento disordinato
dei piaceri venerei. Questo viaggio vogliamo cosi’ terminarlo ricordando le
parole che San Paolo scrive ai Galati: “Vi dico dunque: camminate secondo lo
Spirito e non sarete portati a soddisfare i desideri della carne; la carne
infatti ha desideri contrari allo Spirito e lo Spirito ha desideri contrari
alla carne; queste cose si oppongono a vicenda, sicché voi non fate quello che
vorreste. Ma se vi lasciate guidare dallo Spirito, non siete più sotto la
legge. Del resto le opere della carne sono ben note: fornicazione, impurità,
libertinaggio, idolatria, stregonerie, inimicizie, discordia, gelosia, dissensi,
divisioni, fazioni, invidie, ubriachezze, orge e cose del genere; circa queste
cose vi preavviso, come già ho detto, che chi le compie non erediterà il regno
di Dio. Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza,
bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c`è legge. Ora
quelli che sono di Cristo Gesù hanno crocifisso la loro carne con le sue
passioni e i suoi desideri. Se pertanto viviamo dello Spirito, camminiamo anche
secondo lo Spirito”
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