di Don Massimo
Fratelli, visto gli eventi di
quest’ultimi periodi , ho pensato di incoraggiarci con delle ondate di Parola
di vita affinché non perdiamo la speranza ed attingiamo all’unica vera fonte di
bene per guarire da questo stato di preoccupazione e di dolore che sta ferendo
tutta la popolazione Italiana e non . In queste pagine vorrei portarvi
l'annunzio della Parola di Gesù Cristo, attraverso la riscoperta delle virtù
teologali: la fede, la speranza, la carità.. Dice infatti San Pietro: "nessuna
parola profetica va soggetta a privata spiegazione, poiché non da volontà umana
fu recata mai una profezia, ma mossi da Spirito Santo parlarono quegli uomini
da parte di Dio" (2 Pt 1,20).
Questo significa che man mano che andiamo avanti nel cammino di fede è lo
stesso Spirito Santo che ci indica la verità, che è Gesù stesso. Tante volte
nel mio ministero ho incontrato persone che pensavano di essere perfetti
cristiani perché conoscevano bene la dottrina. Ma Gesù Cristo non l'avevano mai
incontrato. Conobbi un uomo che era talmente preciso che non mancava mai alla
messa, ostentava lunghe preghiere, sembrava un santo… ma poi trattava male sua
moglie, non rispettava suoi figli, odiava i suoi vicini… Conosceva
perfettamente la vita cristiana, ma Gesù Cristo non lo aveva visto neppure col
binocolo. Ecco perché scrivo sulle virtù. Perché non rimangano anonime nella
nostra vita, e perché cerchiamo di fondare la nostra vita sulla Parola di Dio,
rendendo "sempre
più sicura la nostra vocazione e la nostra elezione" (2 Pt 1,10).Chiedo l'aiuto
alla Vergine Santissima, perché sia lei a ispirarmi le parole giuste per
portare a compimento questo libro. Amen!
LA FEDEGli apostoli dissero al Signore: "Aumenta la nostra fede!". Il Signore rispose: "Se aveste fede quanto un granellino di senapa, potreste dire a questo gelso: Sii sradicato e trapiantato nel mare ed esso vi ascolterebbe" (Lc 17,5-6). Chissà quante volte abbiamo ascoltato questa parola di Gesù e chissà quante volte ci è scivolata via come l'acqua. Infatti questo capita spesso. A volte mi accorgo durante le liturgie che la Parola di Dio ci scivola addosso, e non entra nel cuore. Proprio come quel seme che viene gettato sulla strada. Non porta frutto perché non riesce a mettere le radici. Se la Parola non cade nel cuore, non può nascere in noi la fede! Una volta durante una preghiera carismatica, il Signore mi fece vedere con gli occhi della fede una montagna che si sgretolava, e mi disse. "Vedi questa montagna che si sgretola? Sono tutti i miei figli che si stanno allontanando dalla chiesa e che stanno perdendo la fede". Ma da cosa dipende tutto questo? Dipende dal fatto che oggi non crediamo più a un Gesù Cristo vivo, presente, reale. Gesù dice nel vangelo: "Con la vostra perseveranza salverete le vostre anime". Quello che ci manca è la perseveranza nella fede, perché con la nostra mentalità abbiamo razionalizzato tutto, abbiamo secolarizzato il nostro cammino; ne abbiamo fatto un pic nic. Allora quale deve essere il nostro punto di partenza? Signore aumenta la mia fede! Siamo chiamati fratelli carissimi a credere alla verità della Parola di Gesù e alla sua efficacia! Se crediamo oggi abbiamo la vita eterna! Molte volte leggo dei libri di esegesi, scritti da famosi biblisti, ma li vedo spesso come dei grossi mattoni, che riescono a rendere difficilissima la cosa più semplice: la Parola di Gesù. Ogni scritto del vangelo non deve portare alla cultura, ma alla fede. Ecco perché mi rivolgo a te ora, carissimo lettore, perché attraverso questa parola oggi ti puoi convertire sul serio, puoi passare realmente alla fede. Questo non vuole essere un libro come gli altri, ma una parola che ti conduce alla fede in Cristo Gesù! La Parola di Gesù infatti è una Parola potente e vera, che ti può cambiare la vita in questo preciso istante. Ricordo che quando stavo facendo discernimento sulla mia vocazione, mi mettevo in preghiera nella mia stanza ore e ore, e poi aprivo a caso il vangelo. Il Signore mi dava sempre parola di chiamata, di sequela, di annunzio… Questo mi consolava tanto, perché facevo l'esperienza che il Signore mi parlava con la sua Parola, e io ci credevo a quella Parola. Finché poi la Parola non si è avverata e ancora si avvera tutt'oggi. Il nostro padre Abramo (Gen 12) ha creduto in modo forte alla Parola di Dio, quando gli ha detto: "Abramo esci dalla tua terra e vai dove io ti indicherò" Abramo ha creduto alla Parola di Dio e ha lasciato la sua terra. Abramo è l'uomo della fede, che ha creduto e si è fidato del Signore anche quando gli ha chiesto il sacrificio di suo figlio Isacco. Credere alla Parola significa passare alla fede in Gesù, entrare nel suo intimo, e questo avviene solo se il nostro cuore si spalanca all'amore di Dio. Faccio spesso questa esperienza dentro di me durante gli incontri carismatici degli Apostoli di Maria, e vedo come la preghiera e la vera adorazione fanno accrescere in noi la fede e come attraverso questa fede il Signore può compiere altri prodigi. E' fondamentale dare un nuovo indirizzo carismatico alle comunità cristiane, per poter fare l'esperienza della fede. Infatti c'è da puntualizzare che la fede è fondamentalmente una esperienza profonda. Bisogna evangelizzare con ogni mezzo, perché non abbiamo potere di aggiungere un'ora sola alla nostra vita". San Paolo ai Colossesi dice: "State ben radicati e fondati in Gesù, saldi nella fede come vi è stato insegnato, abbondando nell'azione di grazie. Badate che nessuno vi inganni con la sua filosofia" (Col 2,7-8). La filosofia del mondo ha ingannato molti, e ha ucciso in loro la fede. Gesù Cristo è colui che oggi ti sta chiamando alla fede e che ha potere di cambiarti la vita. La fede è una esperienza profonda. La fede sposta realmente le montagne. Quando in un incontro di preghiera o in un ritiro spirituale c'è la fede il Signore compie meraviglie. E' proprio in virtù di questo che possiamo fare l'esperienza di Gesù che guarisce l'anima e il corpo e che libera dal male. Nel ministero di guarigione ho visto come è vera questa parola. Ho visto zoppi riprendere a camminare, ho visto malati guarire da ogni sorta di malattia, ho visto atei convertirsi, ho visto indemoniati liberati, ho visto la potenza di Dio. E tutto questo è il segno che Gesù Cristo è vivo ed è risorto veramente! Lui stesso dice: "questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demoni" (Mc 16,15-20). i segni possono compierli solo coloro che credono in Gesù. E' meraviglioso fare l'esperienza della potenza del nome di Gesù. All'inizio del mio ministero sacerdotale non avevo subito posto l'attenzione alla potenza del nome di Gesù. Un giorno nella mia meditazione quotidiana lessi la parola di S. Paolo ai Filippesi: "per questo Dio l'ha esaltato, e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni altro nome…" (Fil 2,9-10), e da lì scattò la mia fede nel nome di Gesù, al quale ogni ginocchio si piega nei cieli, sulla terra e sotto terra. Quando dunque cominciai a sperimentare questo nelle preghiere di guarigione vidi subito con i miei stessi occhi la potenza di Gesù. Una delle prime esperienze la ebbi con un giovane che soffriva di una forte angoscia. Quando arrivò da me io avevo appena un mese di messa, e dico la verità avevo un po di paura che non accadesse nulla. Gli imposi le mani e comandai alla sua angoscia di andare via da lui nel nome di Gesù Cristo. La angoscia lo abbandonò quasi istantaneamente e quel giovane lodò Dio per la sua guarigione. Io lo lodai più di lui perché avevo sperimentato la potenza del Suo nome. E' fondamentale fissare la nostra attenzione sul nome di Gesù. Tante volte noi chiediamo le grazie al Signore, senza passare per il nome di Gesù. San Giacomo dice: "Chiedete e non ottenete perché chiedete male!" (Gc 4,3). Mi capitò una volta che dovevo andare a predicare un ritiro spirituale. Mi preparai, scesi nella mia auto, cercai di mettere in moto e l'auto non partiva. Provavo e riprovavo ma l'auto non metteva in moto. Mi misi a pregare, ad implorare il Signore ma nulla. Allora mi ricordai che il Signore ha dato all'uomo potere su tutta la creazione e dissi: "Nel nome di Gesù Cristo accenditi!". Provai ad accendere e l'auto partì meravigliosamente. Il Signore ci ascolta anche nelle piccole cose , quando gliele chiediamo veramente con fede. Gesù ha detto nel vangelo: "Tutto quello che chiedete, abbiate fede di averlo ottenuto e vi sarà accordato". Noi spesso non otteniamo la grazia che chiediamo perché non abbiamo la fede. Gesù dice: abbiate fede di averla già ottenuta… e vi sarà accordata. Se dunque abbiamo qualcosa da chiedere a Gesù, chiediamola una sola volta e nel nostro cuore dobbiamo serbare la certezza di avere già ottenuto questa grazia. Quando era appena nato il movimento degli Apostoli di Maria facevamo i nostri incontri nella grande cappella del seminario, dove io ero educatore. Però arrivò un giorno in cui ci dissero di cambiare luogo per le nostre riunioni perché eravamo tanti e cominciavano a sorgere i primi problemi. Ero all'inizio, e dunque ero un pochino spaventato per tutto quello che stava succedendo in così breve tempo. C'era dunque il problema di dove andare a svolgere le nostre riunioni spirituali. Allora mi misi davanti a Gesù, nella cappella e gli dissi: "Signore tu lo sai che io non ho molta fede, però oggi voglio fidarmi davvero, e credo fermamente che tu hai già trovato un posto per noi". Dopo due giorni arrivò una persona e mi disse: "Don Massimiliano perché non andiamo a chiedere alle Suore di s. Elia?". Andammo, e trovammo la strada spianata. Le suore ci ospitarono. Avevo fatto esperienza della fede vera in Gesù. Il Signore ascolta tutte le nostre preghiere. Molto spesso non otteniamo perché chiediamo male, chiediamo senza convinzione, senza fede. Ogni giorno nella mia sacrestia entrano centinaia di persone. Quante persone ancora sono lontane dall'amore vero a Gesù Cristo! Quante persone mettono ancora la loro fiducia sopra una persona, e non sopra la potenza di Dio! Vedo tanti fratelli e sorelle che vanno dietro a quel carismatico o a quel veggente, e non si curano di andare prima di tutto dietro a Gesù Cristo. Una mattina venne una signora da me che aveva problemi con un figlio, e mi disse: "Guardi don Massimiliano lei è la mia ultima spiaggia. Sono andata da quel carismatico, ho chiesto la grazia a S. Antonio, a S. Giuseppe, a P.Pio, e ho fatto persino la novena a S. Brigida, ma mio figlio non è cambiato". Io le risposi: "Signora, lei ha chiesto la grazia a tutti fuorché a colui che gliela può concedere veramente. Ha mai chiesto a Gesù?". Lei mi guardò un po' sbigottita. E io le dissi: "Vada davanti al tabernacolo e chieda direttamente a lui". Lei andò via senza pronunciare una parola. Dopo due mesi tornò e mi disse. "Don Massimiliano lei aveva ragione. Gesù mi ha ascoltato". Tante volte ci complichiamo la vita da noi stessi, e tutto questo ci fa vivere nella agitazione. Tante volte il Signore ci fa le grazie e non ci accorgiamo. Tante volte Gesù da la guarigione e questa viene sprecata, perché non sappiamo viverla nella fede. E' molto significativo a proposito il brano del vangelo di Matteo 14,22-33, che narra l'episodio di Gesù che cammina sulle acque e Pietro con lui. Ad un certo punto Pietro va incontro a Gesù camminando anche lui sull'acqua. Ma per la sua poca fede comincia a sprofondare, tanto che Gesù gli dice: "Uomo di poca fede perché hai dubitato?". Pietro aveva ottenuto una grazia singolare, stava camminando sull'acqua. Ma per la sua poca fede si è lasciato prendere dalla paura e dalla incredulità. Questo capita a tanti. Il Signore ci guarisce o ci libera, e noi per la nostra poca fede non usufruiamo di questa grazia. In tutti gli incontri di preghiera che svolgiamo, il Signore ha grazie per tutti. Semplicemente noi non ne usufruiamo per niente, perché non crediamo alla potenza della sua Parola. Gesù ha detto: "dove due o tre sono riuniti nel mio nome io son in mezzo a loro". E' davvero unica questa esperienza. Sentire e percepire veramente che Gesù è con noi e che Lui passa guarire e liberare. Dunque fare esperienza di Gesù Cristo è una dimensione di fede. Per incontrarlo sul serio occorre credere davvero che Lui ha potere sulla tua paura, sulla tua angoscia, sulla tua tristezza, sulla tua malattia fisica e spirituale. Quando infatti Gesù passava a guarire gli infermi diceva loro: "Ma tu credi che io posso fare questo per te?". Quando andai nella Terra Santa mi colpii tantissimo vedere il luogo dove Gesù insieme a Pietro compirono la pesca miracolosa. Pietro la notte non aveva pescato nulla. Ma per la fede nella Parola di Gesù butta di nuovo le reti e pesca una quantità enorme di pesci. Pietro si fidò della Parola forte di Gesù e pescò. Davanti alle situazioni più impossibili Gesù manifesta la sua onnipotenza. Un giorno mi portarono una signora che soffriva di gravi disturbi depressivi. Aveva girato ogni specialista senza ottenere neppure il minimo risultato. Non riusciva a dormire la notte nonostante i farmaci, e di giorno si sentiva oppressa, confusa, frastornata. Il giorno che venne le dissi: "Ora io prego per la tua guarigione, però è importante che tu creda nella potenza di Dio". Allora cominciai a pregare per lei, e vidi che i suoi occhi gia si schiarivano e che la sua lingua non era più legata e appesantita. Il Signore la stava guarendo. Subito dopo si sentiva già meglio, buttò ogni farmaco, e ora loda il Signore per la sua guarigione. Carissimi fratelli tutto questo non avviene per la nostra bravura, ma per la fede in Cristo Gesù. Il Signore compie questi prodigi non perché noi siamo bravi, buoni, giusti e santi, ma perché Lui è misericordioso, e per la fede riposta in Lui. Come dice S. Paolo ai Romani: "Non dipende dalla volontà, né dagli sforzi dell'uomo, ma da Dio che usa misericordia" (Rm 9,16). Tutto questo dunque avviene per la sua infinita misericordia, per il suo amore senza limiti. Non dipende assolutamente dalla nostra buonaggine, ma dalla gratuità di Dio. Anche questo è un impedimento a ricevere le grazie: il dubitare della gratuità dell'amore di Dio. Pensiamo che il Signore ci faccia le grazie solo quando siamo buoni, o quando siamo santi. Le grazie arrivano a prescindere dalla nostra bontà. Le grazie di Dio sono gratuite! Proviamo a pensare all'esempio del buon ladrone. Egli aveva rubato e ucciso tutta la vita. Alla fine trovandosi in croce con Gesù ha la forza di dire: "Signore ricordati di me quando entrerai nel tuo Regno". E Gesù: "In verità ti dico: oggi sarai con me in paradiso". L'esperienza del buon ladrone è singolare, perché egli passa alla fede nell'ultimo istante della sua vita e si salva perché si converte veramente. In quel momento Gesù non ha guardato al suo passato, ma ha portato il ladrone in paradiso per la sua fede! La cosa importante è che in questo momento possiamo passare alla fede vera in Gesù e così entrare definitivamente nel Regno di Dio, perché con S. Paolo possiamo dire: non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me. La fede nasce dunque dalla predicazione. Ogni volta che ascoltiamo la Parola questa deve accendere in noi la fede. Deve ardere nel nostro cuore l'amore per la Parola di Gesù, perché la Parola di Gesù Cristo è verità. E' basilare tenere il cuore nostro attento alla voce dello Spirito Santo. Avere fede significa camminare secondo lo Spirito; e lo Spirito è libertà. Il cammino cristiano non è un qualcosa fatto di leggi e di decreti. Il cristianesimo è un incontro serio con Gesù Cristo autore e perfezionatore della fede. Un giorno leggevo una rivista dove c'era un articolo di un giornalista ateo che parlava dei cristiani. Era molto scettico e ci prendeva tutti per matti. Ma la cosa che lo faceva andare più in bestia era che i cristiani affermano di avere incontrato veramente Gesù Cristo. E non aveva torto. Che piaccia o no i cristiani possono fare esperienza salvifica dell'amore di Gesù. L'esperienza salvifica è toccare con mano che Gesù Cristo è risorto veramente e che ha potere sulla nostra morte. Molte volte questa verità non ci sfiora neppure, perché siamo come quei bambini che stando in piazza si gridano l'un l'altro: "vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato; vi abbiamo cantato un lamento e non avete pianto" (Lc 7,32), vale a dire che abbiamo una fede sterile che non porta nessun frutto. Occorre irrigare la nostra fede con la preghiera incessante, la lode e l'adorazione. Perché è lo Spirito che da la vita, la carne non giova a nulla. Infatti è lo Spirito Santo che accende in noi i lumi della fede. Quando preghiamo per esempio è importante lasciar pregare in noi lo Spirito Santo, perché come dice la Scrittura noi non sappiamo neppure cosa sia conveniente domandare, ma è lo Spirito che ci suggerisce cosa dobbiamo chiedere. E' saggio lasciarsi ispirare in ogni cosa dallo Spirito Santo. Molte volte sperimento la potenza dello Spirito nella mia vita, soprattutto nella predicazione. Quando ero ancora diacono e facevo le prime predicazioni, ricordo che mi preparavo con molta cura le omelie, cercavo di toccare punti che a me sembravano importanti, cercavo di essere incisivo. Quando poi mi presentavo all'ambone per iniziare la predica, ricordo che non dicevo nulla di quello che mi ero preparato, ma cominciavo a parlare speditamente senza accorgermene, e vedevo che la predicazione entrava e portava i suoi frutti. Da allora decisi di non prepararmi più un'omelia, se non leggermi prima la Parola del giorno. Invoco lo Spirito e predico. Così sperimento che è lo Spirito che parla in me e agisce nei cuori. Quando S. Paolo si mise a fare il suo discorso sull'Areòpago ad Atene (At 17), quella predicazione non ebbe molto frutto, perché lui andò con la sapienza del mondo, e non con lo Spirito di Gesù Cristo. Da allora anche S. Paolo decise di non predicare altro che Cristo e Cristo crocifisso. La fede nello Spirito Santo ci fa vedere meraviglie, proprio come disse Gesù a Natanaele: "Vedrai cose maggiore i di queste". Lo Spirito di Gesù ci stupisce volta per volta. Durante gli incontri di preghiera, quando arriva il momento delle preghiere di guarigione è sempre una esperienza nuova. Ricordo che all'inizio di questo ministero quando percepivo le parole di conoscenza, che cioè Gesù in quel momento stava guarendo qualcuno, avevo molta paura di annunciare le guarigioni. Un giorno, proprio all'inizio, durante uno di questi incontri sentii dentro di me per l'azione dello Spirito Santo che il Signore stava guarendo una persona ma questa doveva liberarsi di un talismano che gli era stato dato da un mago. Dentro di me c'era un forte combattimento, perché mentre sentivo fortemente che Gesù stava intervenendo, però allo stesso tempo avevo paura che non succedesse nulla. Allora proprio alla fine dell'incontro, trovai un po' di coraggio e dissi: "Il Signore stà guarendo fisicamente una persona, ma questa deve liberarsi di un talismano. Lo porti ora, qui sull'altare". Ci fu un minuto di silenzio, che mi sembrava una eternità. Poi vidi una signora che si alzò, venne sull'altare e si liberò di quel talismano. Fu per me una lezione di fede da parte di Dio grandissima. Dio può compiere cose impossibili per chi crede sul serio. Tutti noi cristiani abbiamo questo tipo di ispirazioni dello Spirito Santo. Molte volte non ci crediamo, altre volte non prestiamo attenzione perché siamo distratti, e così non facciamo nessuna esperienza di fede e di Spirito Santo. Dallo Spirito dipende la nostra fede. S. Paolo ai Corinzi dice: "Come nessuno che parli sotto l'azione dello Spirito Santo può dire 'Gesù è anàtema', così nessuno può dire 'Gesù è Signore' se non sotto l'azione dello Spirito Santo". E' fondamentale invocare lo Spirito Santo, chiedergli di essere un tutt'uno con Lui per convertirci. La fede dunque in Gesù Cristo è l'unica strada per incontrarlo veramente e per entrare nel Regno di Dio.
Fermati un momento.
Alla fine di questo capitolo, prima di passare al successivo fermati un quarto d'ora a pregare e chiudendo gli occhi in silenzio ripeti le parole di Maria Vergine: "Eccomi sono la serva del Signore, avvenga di me quello
LA SPERANZA
"Perciò fratelli state saldi e mantenete le tradizioni che avete apprese così dalla nostra parola come dalla nostra lettera. E lo stesso Signore nostro Gesù Cristo e Dio Padre nostro, che ci ha amati e ci ha dato, per sua grazia, una consolazione eterna e una buona speranza, conforti i vostri cuori e li confermi in ogni opera e parola di bene" (2 Tes 2,15-16).
La parola speranza è strettamente legata alla fede. Oggi c'è una inflazione sull'uso di questo termine che è profondamente cristiano. Siamo chiamati a riacquistarne il vero significato, perché ci aiuterà a camminare nella fede. La speranza è il bastone che ci aiuta a stare nella fede. Moltissime persone che vengono a confessarsi nella mia parrocchia tutti i giorni mi dicono: "Sono disperato, mi aiuti sono molto scoraggiato…non ce la faccio più". La disperazione è la nemica numero uno del cristianesimo. Si racconta nella vita di un santo del deserto che un giorno il maligno diede un bando pubblico, dicendo che si voleva convertire. Allora cominciò a buttare in un pozzo tutti i suoi sotterfugi e le sue tentazioni: giudizi, adulteri, mormorazioni critiche, calunnie. La gente accorreva per vedere questo grande evento. Il demonio si stava convertendo. Arrivò anche il nostro santo del deserto, che aveva molto discernimento perché pregava tanto. Gli disse il santo: "Fammi vedere la bisaccia, c'è ancora qualcosa di cui non ti vuoi liberare". Il demonio si adirò talmente tanto per essere stato scoperto, che cominciò a fuggire a gambe levate. Sapete cosa voleva tenere nella sua bisaccia? Lo scoraggiamento. Il maligno riesce a seminare il suo veleno più con la disperazione e lo scoraggiamento, che con tutti gli altri peccati. Purtroppo la disperazione è un sentimento che è molto diffuso oggi nel mondo. L'uomo senza la speranza è un uomo morto, uno zombi. E questa è una tentazione che sta sempre in agguato. Per questo è importante entrare nella lotta spirituale, con le armi della speranza, della preghiera, lo scudo della fede e del discernimento. Dice S. Paolo: "Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del diavolo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di carne è di sangue, ma contro i principati e le potestà… contro li spiriti del male che abitano le regioni celesti" (Ef 6,11-12). Non dimenticherò mai un giorno mentre facevo una preghiera di liberazione ad una persona posseduta da un demonio, che il maligno in quella occasione si dimenava talmente tanto perché era tremendamente infastidito dal canto dello Spirito Santo. Ad un certo punto si rivolge a me dicendomi: "E' inutile che cerchi di liberare questo qua. Tanto dopo io lo tento con la disperazione e lui piange.. piange….". Ecco come agisce il diavolo. Con la disperazione, portando l'uomo a non credere più all'amore di Dio, alla misericordia di Gesù Cristo, facendolo sentire una schifezza. Quando il nemico riesce a farti credere che Dio non ti ama, sei finito. Per questo il fondamento della nostra speranza sta innanzitutto nell'amore di Dio. Dobbiamo passare alla fede,e credere all'amore di Dio, credere che Gesù Cristo ti ama come sei, con i tuoi difetti, i tuoi peccati, le tue debolezze. Venne un giorno da me un uomo che aveva dei gravi problemi famigliari. La moglie voleva lasciarlo e lui si stava deprimendo tanto. Aveva uno spirito di angoscia e di scoraggiamento talmente grande che mi sembrava di parlare con uno zombi. Mi disse: "Padre probabilmente ho sbagliato tutto nella mia vita, sono disperato, non so cosa fare". Io gli dissi: "Guarda che Gesù ti ama come sei, che lui solo ti può liberare dalla tua tristezza e ti può fare la grazia di ricostruire il tuo matrimonio". Lui aggiunse: "Ma come fa Dio ad amarmi con tutti i peccati che ho commesso nella mia vita?". "E' da molto che non ti confessi?" gli chiesi. "Trent'anni padre". Lo confessai, gli insegnai pregare, e cominciò a sentire l'amore di Dio per la sua vita, sentì che Dio lo amava così. E ritornò in lui la speranza e pregò con una fede talmente grande che Gesù risanò completamente il suo matrimonio. Tante volte noi non otteniamo le grazie da Gesù perché non speriamo, perché non facciamo esperienza del suo amore. Abbiamo molto spesso una fede negativa, che è di grande ostacolo al nostro cammino di fede. Gesù dice nel vangelo che il Signore fa piovere sui giusti e sugli ingiusti, ed è benevolo verso gli ingrati e i malvagi. San Paolo riferisce: "Non c'è preferenza di persone presso il Signore". (Ef 6,9). Quindi è fondamentale fare questa esperienza per la conversione. La gratuità dell'amore di Dio fa acquistare la speranza. Oggi l'uomo ha perso la consapevolezza della gratuità dell'amore di Gesù Cristo. Tante volte vedo persone che hanno un rapporto con Dio, come ce l'hanno con il fruttivendolo. Io faccio questa preghiera e mi devi fare questa grazia. Io digiuno, dunque ho meriti verso Dio. Questa mentalità è tutta sbagliata. Dice Paolo ai Romani: "Dio quindi usa misericordi con chi vuole, e indurisce chi vuole" (Rm 9,18). L'amore di Gesù è completamente gratuito, a prescindere dalla nostra bravura. Gesù Cristo non è venuto per i santi ma per i peccatori. Lui stesso ha detto che non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. Dunque la nostra speranza è fondata sull'amore e la misericordia di Gesù Cristo. Chi non apre il cuore e non sperimenta questa guarigione della misericordia non può mai essere cristiano. Sperimentare la misericordia e quindi la speranza è un'esperienza di guarigione profonda. Il nostro cuore è spesso angosciato perché è pieno di ferite, di ricordi dolorosi della vita. Molti mali interiori come l'ansia, la depressione, l'insonnia, la nevrosi, dipendono dalle ferite che ci portiamo dentro. Per queste ferite è necessario che il Signore ci metta la sua mano e le risani, e solo così possiamo sperimentare la vera pace. Una mattina piovosa venne nella mia parrocchia una mamma che da parecchio tempo sentiva un'ansia e una paura profonda, provocata da un sentimento di rancore che lei provava per il figlio già adulto. Era un rancore di cui lei non capiva il motivo, e anche se il figlio era già grande, lei provava questo sentimento da sempre, cercando di non farlo mai trapelare. Allora mi misi a pregare per lei e le imposi le mani. Nel mentre che pregavo chiedevo al Signore che mi desse una parola di conoscenza per capire la causa di questo sentimento negativo di questa mamma. Il Signore mi rispose molto chiaramente e mi disse: "Il figlio è stato la causa della sua perdita del lavoro e lei non lo perdona". Le feci allora qualche domanda e venne fuori che quando si trovò incinta dovette abbandonare il lavoro che poi non ricuperò più in seguito. Da allora nel suo inconscio cominciò a provare rancore nei confronti del figlio, e questo le provocava ansie e paure. Allora pregai il Signore che guarisse quella ferita, che le facesse sentire il suo amore e la sua misericordia. Il Signore la guarì. Situazioni come queste ne vedo parecchie. Quello che sperimento piacevolmente è il potere enorme di guarigione dell'amore di Gesù Cristo, che fa riacquistare fiducia e speranza. Questo aspetto è molto importante perché noi viviamo in una società dove regna il pessimismo. Tutto questo pessimismo è dovuto ad una certa filosofia che ha preso voga nel secolo scorso e che tutt'ora è in auge, di cui si è servito il maligno, che è il nichilismo, cioè l'annullamento totale dell'uomo. Questo tipo di filosofia ha portato innanzitutto a togliere Dio dall'uomo, e poi ad annullare l'uomo stesso. Ecco perché oggi tanti tanti tanti giovani vivono la disperazione. Quando qualche volta mi capita di fare una passeggiata mi piace scorgere le persone che mi passano a fianco, e guardando il loro volto vedo che una cosa accomuna i più: la tristezza e la tenebra spirituale. E' fondamentale che a questa generazione venga predicato con forza Gesù Cristo, il suo amore, la sua speranza, la sua gioia. San Paolo ai Colossesi dice: "Il Signore ci ha liberati dal potere delle tenebre e ci ha trasferiti nel Regno del suo Figlio diletto…" (Col 1,13). Siamo chiamati a predicare Gesù Cristo al mondo a portare la sua luce che squarcia le tenebre. All'inizio del mio ministero sacerdotale venne a trovarmi un giovane. Alla vista di questo ragazzo rimasi paralizzato. Aveva un volto cadaverico, occhiali da sole in un giorno di nebbia che non si distingueva la punta del naso, abito nero, mani viola, catena con lucchetto al collo. Ebbi un po di imbarazzo nel vederlo perché era proprio strano. Cominciò a parlarmi dei suoi problemi spirituali, mi diceva che si sentiva avvolto in una fitta tenebra e che non riusciva a uscirne fuori. Aveva più volte tentato anche il suicidio ma invano, perché era stato salvato in extremis. Mentre parlava gli chiesi: "Hai mai avuto contatti con l'occulto?". Lui mi rispose: "Ho fatto un patto con il demonio". A queste parole capii che il caso non era tanto semplice. Cominciai a pregare per lui, a farlo andare a messa, a farlo confessare. Durò un po', poi si allontanò definitivamente e non ebbi più sue notizie. Purtroppo se non ci si aggrappa fortemente a Gesù Cristo in queste situazioni si annega. Il cristiano oggi è chiamato ad essere luce, a portare l'amore del Signore in tutto il mondo, ad annunciare il Vangelo ad ogni creatura. Uno dei racconti del Vangelo che mi ha sempre colpito è quello del giovane ricco. Questo giovane aveva avuto la chiamata di Gesù a seguirlo ma fuggì via triste. Tante volte noi riponiamo la nostra speranza e la nostra sicurezza sul denaro, sul lavoro, sulla carriera, sugli idoli…Queste sono sicurezze effimere, passeggere, che ci creano solo ansie e problemi. Fino a quando non siamo capaci di staccarci dalle sicurezze del mondo, non potremmo mai rimettere la nostra speranza in Cristo. Ci sono persone che appena comprano il giornale vanno subito alla pagina economica, che appena c'è qualche ribasso in borsa vanno subito in crisi. Ci sono alcuni che vivono continuamente con l'angoscia che non gli bastano mai i soldi, che non ce la fanno a finire il mese. Queste persone quando incontreranno Gesù? Lo incontreranno quando cominceranno a riporre in Lui tutte le sicurezze. Nella mia vita ho imparato presto a vivere così, abbandonandomi alla provvidenza. Ho sempre vissuto nella mia famiglia la precarietà economica e anche oggi non navigo nell'oro. Ma posso tranquillamente dire che il Signore ha sempre provveduto e provvede tutt'ora per me e per la mia famiglia. A chi si abbandona a Lui il Signore provvede, e provvede in abbondanza. Gesù dice: "non affannatevi per il domani, di quello che mangerete, di quello che berrete… ad ogni giorno basta la sua pena". E ancora. "Non potete servire due padroni, o Dio o il denaro". Riporre la speranza in Gesù significa staccarsi da tutto il resto. Il denaro è un terribile nemico, e ostacola spesso il nostro rapporto con il Signore. Se non ci stacchiamo dal denaro, non otterremo la conversione. Tutte le volte che mi sono fidato in questo, ho ottenuto veramente il centuplo. Una volta avevo finito i soldi del mese e mi erano rimasti solo dieci euro in tasca. Arriva un povero e mi chiede l'elemosina. Non avevo il cambio e dunque dissi tra me: "Se gli do dieci euro io resto senza nulla, ma se non gli do niente è come se lo negassi a Gesù in persona". Allora gli diedi tutto quello che avevo. Non faccio in tempo a chiudere la porta di Chiesa quando mi vedo una persona che mi si avvicina facendomi una libera offerta. Nella busta c'erano cento euro. Questa è solo una piccola testimonianza della infinita grandezza di Dio. Il Signore è immenso in questo campo, perché sa che, come ha ripetuto S. Paolo: "Il denaro è la radice di tutti i mali". Dunque è semplice farsi un idolo dei soldi, ma così non incontri Dio. La speranza cristiana rifiuta ogni compromesso con gli idoli del mondo perché guarda molto oltre, tocca la linea del trascendente, delle cose che non si vedono. Vivere con questo sentimento significa che tu sei nel mondo, ma non sei del mondo; cioè tu vivi nel mondo ma sei già proiettato alla Gerusalemme celeste. S. Paolo dice: "Per mezzo di Gesù Cristo abbiamo anche ottenuto, mediante la fede, di accedere a questa grazia nella quale ci troviamo e ci vantiamo nella speranza della gloria di Dio" (Rm 5,2). La fede ci fa accedere alla speranza. Quale speranza? Quella della salvezza, della vita eterna. E' fondamentale questo punto. Tante persone vivono il loro cristianesimo trascurando questo punto importantissimo. Gesù Cristo con il sacrificio della croce ci ha già salvati, per il suo Sangue Preziosissimo. Resto molto perplesso quando sento molti cristiani dire. "Spero che il Signore mi conservi almeno un posticino in purgatorio". Questa è una concezione sbagliatissima, perché Gesù non ci ha promesso il purgatorio, ma il paradiso. Tantissimi cristiani vivono terrorizzati dalla morte. Incontro spesso molte persone che vivono con questa paura costante. Come si guarisce da questa paura? Se oggi credi fermamente che Gesù Cristo è risorto dai morti e che ha potere sulla tua morte interiore (Eb 9,14) allora avrai la guarigione completa da tutte le tue ferite, e da tutte le tue paure. Il maligno usa spesso le nostre paure. Quando faccio le preghiere di liberazione cerca sempre di spaventarmi con minaccie: "Ti uccido".. "Ti ammazzo".. "Te ne pentirai". Un giorno mentre pregavo su un'ossessa il maligno continuava a ripetermi : "Te ne pentirai, te la farò pagare… prima o poi ti ammazzo". Allora gli risposi: "Se rimango vivo ti darò sempre problemi, se mi uccidi te ne darò di più, perché sarò con gli angeli e i santi al cospetto di Dio con il solo compito di tormentarti". Allora non disse più nulla. E' importantissimo non lasciarsi intimorire dalle tentazioni perché così il maligno non ha scampo. Dobbiamo porre la nostra speranza completamente in Gesù, e state tranquilli che in questo modo sarà il diavolo ad aver paura di noi. Molte volte noi non otteniamo la guarigione e le grazie perché non crediamo e non speriamo nella potenza di Dio. Il Signore ha intenzione di compiere meraviglie con noi tutti i giorni, ma spesso glielo impediamo per via del nostro atteggiamento. Diciamo: "Gesù guariscimi" e lo diciamo senza credere e sperare in quella guarigione. Con questo tipo di atteggiamento le paure prevarranno sempre in noi. Da poco parlavo con un giovane che aveva problemi sul lavoro, lavorava in proprio. Mi diceva: "Mi va sempre tutto male, non riesco a guadagnare una lira, come farò in futuro?". Aveva un pessimismo di fondo che gli rendeva la vita impossibile. Io gli risposi: "Se non cominci a trasformare i tuoi pensieri in positivo, con l'aiuto di Gesù, il tuo lavoro sarà sempre negativo, anche in futuro". Tante volte siamo noi che condizioniamo la nostra stessa esistenza. Perché pensare sempre che ci andrà tutto male? Perché pensare che saremo sempre malati? Perché pensare che non ci convertiremo mai? Nella nostra mente siamo chiamati ad avere immagini positive, nel Signore. Siamo chiamati già a vedere nello Spirito la nostra guarigione, la nostra liberazione, il successo nel lavoro, la guarigione della famiglia. Quando ci mettiamo a chiedere una grazia, Gesù dice che dobbiamo credere di averla già ottenuta e ci sarà accordata. Cosa significa questo? Significa che nel momento in cui ti metti a chiedere la guarigione a Gesù, nel tuo cuore ci deve essere già la certezza di questa guarigione, e i tuoi occhi spirituali devono già contemplarti guarito. Ci è voluto un po' di tempo perché capissi questo. Quando prego perché Gesù risani qualche malato, il Signore mi da delle immagini mentali; in quel momento io devo passare alla fede e concretizzare con la parola, nel nome di Gesù, questa guarigione. E così avvengono. Nel libro della Genesi, quando Dio crea il mondo, la Bibbia racconta che c'era lo Spirito di Dio che aleggiava. Ma solo quando Dio ha detto: "Sia la luce".. "Sia il mare"… tutte queste cose vennero create. Dunque è vero che negli incontri spirituali aleggia lo Spirito di Dio, ma siamo chiamati nel suo nome a concretizzare le parola di guarigione. Così è anche per la nostra fede. Siamo chiamati a credere fermamente alla potenza di Gesù che libera la nostra vita da tutti gli ostacoli alla nostra conversione. Per capire queste cose è fondamentale avere un contatto pieno con la Sacra Scrittura. Se noi leggiamo la Bibbia, apprendiamo questa mentalità positiva. La Storia della Salvezza è piena di esempi che ci spiegano questo concetto. Mosè quando porta fuori Israele dall'Egitto ad un certo punto si trova davanti al Mar Rosso e dietro si trova gli Egiziani che lo inseguivano. Umanamente non c'era nessuna soluzione. Gli Israeliti erano braccati. Allora Mosè si rivolge a Dio e Lui risponde: "Che aspetti? Percuoti il mare con il tuo bastone". Mosè si fida, il mare si apre, il popolo di Israele passa il mare, e gli Egiziani vi annegano dentro. Di esempi come questi la Bibbia ce ne da tanti. La cosa fondamentale è avere la certezza spirituale dell'intervento di Dio. Se io sono sicuro, credo che Dio interviene, questo avviene all'istante. Per questo siamo chiamati a trasformare la nostra mentalità. Se stai chiedendo una grazia, la conversione di tuo marito, o di tua moglie, la tua guarigione, o quella di tuo figlio, se cerchi un lavoro, se hai paura, se soffri d'insonnia, prega con fede, credendo di avere già ottenuto questa grazia, e ti sarà accordata. Credi davvero nella tua mente e nel tuo cuore che hai in mano già ciò che chiedi e nel nome di Gesù lo otterrai. Passare a questa fede è una lotta spirituale. Infatti il maligno continuerà sempre a mettere dei dubbi nel nostro cuore, ma la nostra speranza deve essere più forte. Il maligno ci dirà: "Tanto non ottieni nulla". Noi rispondiamo: "Non è vero, Dio è fedele e mi guarisce". Questo è simile alla lotta di Giacobbe con Dio (Gen 32,23-33). Giacobbe stava andando incontro al fratello Esaù, a cui lui aveva portato via con l'inganno la primogenitura. Esaù si era molto arrabbiato, e gli stava andando incontro. Giacobbe vince questa paura solo quando entra in questa lotta, e riceve la benedizione di Dio. Quando giunge all'incontro con il fratello, lui si era già rasserenato, e i due si riconciliano profondamente. Siamo chiamati a vivere la nostra vita non nel buio, non nell'incertezza, non nella tenebra, ma nella luce della speranza di Gesù. Dice S. Giovanni: "A quanti però l'hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali non da sangue, né da volere di carne, né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati" (Gv 1,12-13). L'evangelista dice: "a quelli che credono nel suo nome". Credere alla potenza del nome di Gesù ti apre le porte insperate. Siamo chiamati ad abbandonare l'uomo vecchio per rivestire il nuovo (Ef 4), lasciandoci dietro tutti i dubbi, le paure, per rivestirci della speranza in Cristo Gesù. A volte mi capita di incontrare delle persone che iniziano un cammino di fede, ma non concretizzano, perché non si rivestono dell'uomo nuovo. Allora continuano a tenere i piedi su due staffe, continuano a tenere le vecchie concezioni, le vecchie abitudini. Esistono molti cristiani, che pur avendo iniziato un cammino di conversione continuano a frequentare il cartomante, il mago; continuano ad essere superstiziosi, ad avere portafortuna, a tenere al polso il bracciale verde… Questa forma di vita impedisce chiaramente l'azione dello Spirito. Un giorno ho avuto modo di incontrare una persona che da tanto tempo chiedeva una grazia di liberazione e non la otteneva. Aveva anche una fede apparentemente genuina, ma chiedeva e non riusciva a fare neppure un passo avanti. Allora un giorno chiesi a questa signora: "Ma lei ha mai frequentato qualche mago?". Lei mi rispose: "Certamente! Ho anche sempre con me un talismano portafortuna, che mi acquistai da lui". E io: "Ecco la causa dell'impedimento della sua liberazione..in quel talismano c'è il maligno". Dal momento in cui si liberò di quell'oggetto, la signora cominciò a migliorare fino alla completa liberazione. Tutte queste cose vengono dal maligno, perché solo lui ha interesse a non farci convertire sul serio. La signora aveva una fede apparente, ma non si era ancora convertita sul serio. Purtroppo le nostre chiese sono piene di gente così. Se non ci decidiamo per la conversione vera a Dio, non possiamo trovare le grazie. Dunque la speranza cristiana è la via per entrare nella fede piena e per incontrare Gesù veramente. Entriamo nella dimensione nuova di Gesù vivo in noi, perché con S. Paolo possimo dire: "Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me".
Fermati un momento.
Prima di passare al capitolo successivo, fermati un quarto d'ora chiudendo gli occhi in silenzio e prega ripetendo il versetto di questo salmo: "Solo in Dio riposa l'anima mia, da lui la mia speranza" (Sal 62,2).
LA CARITA'
"Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità" (1 Cor 13,13).
La fede e la speranza sono dei punti forti nel cammino di fede. Ma la carità è la chiave di tutto. Molte volte noi siamo portati a vivere un cristianesimo molto sterile, perché facciamo le cose in modo automatico, in modo frenetico. Andiamo a messa e guardiamo sempre l'orologio perché non vediamo l'ora che finisca, recitiamo il rosario in fretta e furia senza capire neppure quello che diciamo. S. Filippo Neri nella sua vita sacerdotale era molto scherzoso, e cercava di evangelizzare i suoi fedeli soprattutto con metodi gioiosi e stravaganti. Mentre celebrava la Messa aveva notato che una signora di una certa età appena fatta la comunione fuggiva via correndo; questo non andava bene, perché lui ci teneva tantissimo che le persone stessero a ringraziare il Signore dopo l'Eucaristia. Allora un giorno disse ai chierichetti: "Quando vedete che la signora esce dopo la comunione, seguitela con due candele, almeno si ricorderà che deve stare a fare un po' di ringraziamento". E così quella donna come ogni mattina, prese l'Eucaristia e scappò. I chierichetti presero i ceri dall'altare e la inseguirono. Alla fine, dopo questo gesto, la signora si convertì. Di persone come queste sono piene le nostre chiese. La gente prega e non sa quello che dice, perché non facciamo le cose con l'amore vero. L'amore è la chiave per entrare nella vera lode e nella vera adorazione. Gesù dice nel vangelo: "Bene ha profetato Isaia di voi,“ipocriti, come sta scritto: questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me. Invano essi mi rendono culto, insegnando dottrine che sono precetti di uomini" (Mc 7,6-7). Le nostre labbra sono piene di preghiere, sono piene di parole, ma il nostro cuore è lontano da Dio. La conversione passa veramente attraverso questo amore. Amare il prossimo come se stessi, dice il Signore , vale più di tutti i sacrifici e le penitenze. Ho conosciuto tante persone che vivono così. Apparentemente hanno una vita cristiana retta, senza alcuna mancanza, ma poi trattano male i parenti, sono rancorosi, non perdonano ecc… Veniva nel mio gruppo di preghiera una persona che faceva una apparente vita cristiana molto profonda. Veniva sempre agli incontri, andava tutti i giorni a messa, faceva tanti e tanti rosari. Un giorno si ammalò, e venne da me perché pregassi su di lei per la sua guarigione. La feci sedere, e mi disse che da un po' di tempo soffriva di dolori alle ossa, e che a giorni non riusciva neanche a camminare. Allora, siccome vedevo che era una donna di fede, cominciai a pregare per lei imponendole le mani. Sentivo, durante la preghiera un forte impedimento, come se tra questa donna e lo Spirito Santo ci fosse una grossa barriera. Comunque non accadde nulla. Anzi, più pregavo per lei, e più la vedevo peggiorare. Passarono delle settimane e lei mi diceva: "Padre la sua preghiera non è efficace, io sto sempre più male, non mi alleviano i dolori neppure le medicine". Allora un giorno le dissi: "Signora si sieda con comodo, e mi racconti un attimo la sua vita". Iniziò a raccontare e mentre parlava venni a conoscenza di un fatto orribile della sua vita. La signora aveva un odio profondo nei confronti della figlia perché si era sposata con un uomo che a lei non piaceva, ed era otto anni che non le rivolgeva una parola, anzi, usò proprio questo termine: "Per me è come se sia morta". Iniziai allora a farle una catechesi sul perdono, e a farle capire che questo suo malanno, e questo suo peggiorare, era legato all'odio che lei aveva nei confronti della figlia. Trovai molta resistenza in lei, però alla fine riuscii a convincerla che doveva andare a riconciliarsi. Mi chiamò dopo due giorni e mi disse: "Padre ho fatto pace con mia figlia, non sento più neanche i dolori". Tantissime volte l'impedimento della nostra guarigione siamo noi stessi. Teniamo delle barriere di cui non ci rendiamo neppure conto, e che impediscono l'azione di Gesù nella nostra vita. S. Paolo dice: " Il frutto dello Spirito è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé; contro queste cose non c'è legge" (Gal 5,22). E' fondamentale far vivere l'azione dello Spirito Santo in noi, per essere segno dell'amore di Gesù Cristo nel mondo. Il cristiano è chiamato principalmente alla evangelizzazione. E' importante che arda in noi il fuoco del Vangelo, perché così possiamo essere luce per gli altri. Dicevo che molte volte siamo noi stessi l'impedimento alla nostra guarigione. Il perdono è un punto fondamentale. Il perdono infatti guarisce. Gesù dice: "Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno perdonate, perché anche il Padre vostro perdoni i vostri peccati". Quando ci mettiamo a pregare per chiedere qualsiasi grazia, dobbiamo accertarci che il nostro cuore sia libero da ogni rancore, dall'odio, e da ogni tipo di risentimento. Il rancore infatti rende il cuore chiuso, e non ci permette di entrare nella grazia di Dio. Ho visto molti miracoli ricevuti attraverso il perdono. Quello che dobbiamo fare è restituire ai fratelli lo stesso perdono che ci viene dato da Gesù. Amare come Gesù ci ama. Infatti molti malanni contemporanei dipendono proprio dalla mancanza di perdono, tipo: problemi alle ossa, gastrite, ansia, depressione, insonnia, angoscia, cardiopatie varie…e per ottenerne la guarigione è necessario perdonare tutti. Non possiamo permetterci di chiedere grazie al Signore, se noi stessi non perdoniamo. Durante le preghiere nei miei incontri, cerco sempre di portare i fedeli al perdono, perché mi sono accorto che attraverso il perdono il Signore agisce con vera potenza in noi. Una volta, durante un incontro ebbi una parola di conoscenza, e il Signore mi disse: "Invita una persona presente a perdonare il padre; avrà una guarigione al cuore". Allora, prendendo il coraggio a due mani dissi: "Il Signore sta invitando una persona a perdonare il padre, così avrà la sua guarigione". Non ci fu subito la testimonianza. Ma il giorno dopo venne la persona che Gesù aveva toccato e mi raccontò il fatto: "Padre, durante la preghiera di ieri lei ha detto che il Signore invitava una persona a perdonare il padre. Io non mi parlavo con mio padre da molto tempo. Ho avuto la forza di telefonargli e di chiedergli perdono per tutte le sofferenze che gli ho recato. Ma non solo questo. Immediatamente ho sentito che il Signore mi guariva da un male al cuore, di cui soffro da poco". E' meraviglioso sentire testimonianze del genere, e soprattutto vedere come si avvera miracolosamente la Parola di Gesù. L'amore porta vera guarigione. L'amore è il comandamento più grande ed è la via più breve che ci conduce all'incontro vero con Gesù Cristo. Dice infatti la Scrittura: "Se uno avesse la fede che sposta le montagne… se avesse il dono della profezia e delle guarigioni… se avesse il dono delle lingue…ma non avesse la carità, è come una campana stonata" (1 Cor 13). Infatti l'amore dà il sapore a tutti i carismi, a tutti i doni. Soprattutto nel ministero di guarigione è importante far percepire alle persone che si accostano a noi, la massima carità, l'amore più grande, trasmettere loro lo stesso amore di Gesù, guardarli con gli occhi di Gesù, parlare loro con le parole di Gesù. Dobbiamo chiedere il dono dell'amore e della carità al Signore, e dobbiamo chiederglielo con tutte le nostre forze. Molte volte, nei giorni feriali, quando celebro la messa, uso lo schema della celebrazione per chiedere al Signore il dono della carità, e anche quello della preghiera per i nemici. Di solito unisco a quella messa la preghiera eucaristica VC "Gesù modello di amore", per chiedere con forza il dono dell'amore ardente. Per ottenere questo dono è necessario prima imparare ad amare Dio, con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze (Dt 6,4). Amare Dio significa fare la Sua volontà, credere fermamente in Lui, poggiare tutta la nostra vita sulla Sua Parola. Il cammino per imparare ad amare veramente Dio e il prossimo ce lo abbiamo nella Parola di Dio. Nella Parola Dio ti indica la via attraverso la Sua luce. Avendo la luce abbiamo il discernimento, e avendo il discernimento stiamo nella Sua volontà. In tanti gruppi manca l'unità, perché manca il vero amore di Dio. Gesù Cristo dice: "Non c'è amore più grande di chi da la vita per i propri amici", e dice anche: "Da questo vi riconosceranno, se vi amate gli uni gli altri". A volte vedo l'esperienza di tante comunità, di tante Stelle di Maria, che non crescono, perché non si amano. Quando non ci si ama e non si è capaci di perdonarsi a vicenda, il maligno semina il suo veleno, e allora tutto il gruppo ne soffre. Dobbiamo costruire le nostre comunità, le Stelle di Maria, sopra il fondamento della Parola di Dio, nell'unzione dello Spirito Santo, perché siano comunità ardenti di amore. Ho assistito alla divisione e allo sfascio totale di molti gruppi, per via dello spirito di rivalità, di arrivismo, di vanagloria, del primeggiare. Per questo è importante compiere una rinuncia costante a questi attacchi del maligno. Nella prima lettera di S. Giovanni leggiamo: "Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli" (1 Gv 3,16). Fare comunione significa dare la vita per i fratelli, passare dall'io al tu. Il cancro di questa generazione è proprio l'egoismo, e il maligno gode nel vedere lo sfascio dei gruppi. Per questo S. Giovanni dice: "Chi non ama rimane nella morte; chiunque odia suo fratello è omicida, e voi sapete che nessun omicida possiede in se stesso la vita eterna" (1 Gv 3,15). Ho avuto l'occasione di predicare dei ritiri spirituali a molti gruppi e associazioni. Uno mi è sempre rimasto impresso. Mi invitarono a tenere due giorni di catechesi ad un gruppo di giovani. Mi preparai con molta attenzione a questi giorni, pregando veramente tanto e invocando con forza lo Spirito Santo. Questo gruppo era molto elitario, scartavano i giovani di categorie sociali più basse. Iniziai questo ritiro predicando la croce di Cristo, l'amore di Gesù per i peccatori, la potenza dello Spirito Santo. Ma vedevo che questa predicazione non entrava per nulla. Allora mi misi a pregare e chiesi al Signore: "Perché non entra la tua Parola nel cuore di questi giovani?". Gesù mi rispose: "Può forse l'acqua entrare nel cuore della pietra?". Capii che il loro cuore era indurito, dall'orgoglio, dall'arrivismo, dalla vanagloria dal perbenismo. In comunità del genere il Signore non viene accolto e non vi entra perché nessuno gli apre la porta. Seppi in seguito che questo gruppo si sfasciò in brevissimo tempo. La chiave del cammino nelle comunità è proprio l'amore, entrare nell'amore più profondo come quello di Gesù. Tante volte nelle Stelle di Maria, o negli altri gruppi nascono contese e rivalità, ci si comincia a guardare con la puzza sotto il naso, si cerca di emarginare il fratello che è scomodo, senza capire che quel fratello o quella sorella te lo ha messo Gesù Cristo a fianco per la tua conversione, perché tu possa vedere il tuo egoismo e il tuo peccato e perché lo possa amare con lo stesso amore di Gesù. Dice ancora S. Giovanni: "Se uno dicesse: 'io amo Dio', e odiasse suo fratello, è un mentitore. Chi infatti non ama il proprio fratello che vede, non può amare Dio che non vede. Questo è il comandamento che abbiamo da lui: chi ama Dio, ami anche il suo fratello" (1 Gv 4,20-21). Dunque l'amore è il cammino di perfezione vero. Tutto si basa sull'amore. Uno diventa santo camminando per l'amore a Dio e ai fratelli. C'è un raccontino curioso della vita di S. Filippo Neri. Nel periodo in cui è vissuto c'era una suora che aveva la fama di essere una santa. Allora, il Papa del tempo, che era amico intimo di S. Filippo, gli chiese di indagare su questa suora, per verificare se era davvero santa. Don Filippo era molto stravagante e per compiere questa indagine, si travestì da barbone. Nel cammino per andare a trovare questa santa cercava di passare per le pozzanghere per sporcarsi di più; prendeva le foglie secche che trovava e se le metteva sulla testa. Allora, arrivato alla casa di questa suora, cominciò a bussare violentemente e con insistenza. Aprì proprio lei: S. Filippo entrò e cominciò a rovistare la casa con fare invadente, e la suora cominciò a irritarsi. A quel punto, il nostro barbone si sedette e disse. "Ora puliscimi le scarpe". Non aveva ancora finito la frase che la suora prese un bastone e cerco di percuotere don Filippo, che fuggì a gambe levate. Quando poi si vide con il Papa gli disse: "Santità, quella suora di santo ha solo la fama!". Entrare nell'amore di Cristo significa davvero amare tutti con lo stesso amore di Gesù. Tante volte troviamo gli zingari nei semafori, o i tossici, o gli alcolizzati, e stiamo sempre lì a mormorare, a giudicare: "Ma perché non vanno a lavorare, perché non fanno questo o quest'altro". Perché parliamo così? Perché in quei momenti ci scontriamo con la nostra avarizia, e lì vediamo che ancora non siamo capace ad amare. Chiediamo al Signore il dono vero della carità, perché infiammi il nostro cuore di amore ai fratelli, proprio come Gesù, che ci ha amato senza misura. E proprio qui, fratello che leggi, voglio dirti di ricordarti sempre che Gesù Cristo ti ama varamente; non dimenticarlo mai. Se oggi leggi queste righe è perché Gesù ti sta amando, perché ti vuole guarire, ti vuole liberare, perché lui vuole spezzare ogni tua angoscia, tristezza e ansia. Lasciati amare da Gesù, e credi davvero che solo Lui ha potere di darti la pace.
Fermati un momento.
Prima di passare all'ultimo capitolo prega in silenzio con gli occhi chiusi per quindici minuti con questo versetto: "Noi amiamo, perché Egli ci ha amato per primo" (1 Gv 4,19).
LA PREGHIERA DI GUARIGIONE
"Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la Parola con i prodigi che l'accompagnavano" (Mc 16,20). Con questo capitolo voglio concludere il nostro cammino di riscoperta della fede. La cosa importante è credere veramente alla Parola di Gesù Cristo, che è via, verità e vita. Gesù ha potere di guarire le tue infermità, perché i prodigi che il Signore compiva duemila anni fa li compie anche oggi. La chiave di tutto è la fede che sposta le montagne. Tante volte noi non sperimentiamo la potenza di Dio per la poca fede. Allora è importante che tu, che stai leggendo questo libro, creda in questa Parola, affinché possa ricevere la tua guarigione. Senza dubbio, tutti quelli che stanno leggendo questo libro hanno necessità di una guarigione fisica o spirituale. Magari soffri di ansia, o hai problemi alle ossa, o alla testa, o hai un tumore, o non riesci a perdonare, o non ami tuo marito o tua moglie, o non vai d'accordo con i tuoi figli… ma è importante che tu creda oggi che Gesù può risanare le tue ferite e le tue malattie e ogni altra situazione della tua vita. Ricordiamoci che la via giusta è la fede. Un giorno venne da me una signora che soffriva di insonnia. Quando entrò in sacrestia avevo un po' di fretta perché dovevo visitare un malato. Lei mi disse: "Padre preghi per la mia insonnia". Io risposi: "Signora ho un po' di fretta, vada davanti al tabernacolo e chieda questa grazia con fede a Gesù". Dopo un mese ritornò felice, dicendomi che quella preghiera davanti a Gesù l'aveva guarita. Tutto è possibile per chi crede! Seguiranno due schemi di preghiere: una della guarigione fisica, e l'altra della guarigione spirituale. Credo sia importante che queste preghiere tu possa elevarle o davanti al Santissimo Sacramento esposto, oppure anche davanti al tabernacolo. La preghiera va recitata molto lentamente, perché si possa interiorizzarne il significato. Puoi ripetere tutte le volte che vuoi queste preghiere, non solo per te, ma anche per chiunque tu voglia pregare e intercedere. Se preghi in casa, cercati un luogo solitario, appartato, dove puoi stare tranquillamente alla presenza di Gesù. Sono certo che vedrai le meraviglie di Gesù nella tua vita.
di Don Massimo
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