In questo mondo globalizzato, dice don Rosini,
ogni cosa che succede nel mondo viene fruita in modo globale; ormai, in poche
ore, ciò che di rilevante accade dall’altra parte del mondo, è noto
dappertutto. “Sappiamo quello che i mezzi di comunicazione fanno sapere, e
siamo sottoposti ad una cascata, ad una inondazione di informazioni. Queste
informazioni sono in realtà selezionate, addomesticate, ma questo è un altro
argomento”.C’è una disperata mancanza di certezze quasi mai consapevole,
che lascia un senso di angoscia nel fondo del cuore delle persone di oggi. Dio
ci ha dato la Parola che è la via della pace, la via della sapienza. La Roccia
su cui costruire la nostra “casa”.Per conoscere questa “via” è fondamentale
l’annuncio della Parola di Dio, conoscere il messaggio di salvezza che viene
dalla Sapienza del Padre, un messaggio destinato ad ogni persona di ogni epoca.In
un mondo della comunicazione assoggettato al relativismo, abituato a bruciare
le informazioni, subito superate dal telegiornale successivo, a mettere in
discussione ogni cosa, non è facile essere ascoltati.Per ottenere l’attenzione,
oltre ad avere una buona dose di Spirito Santo, bisogna essere testimoni e
parlare da testimoni. Osserva Don Fabio Rosini: “La gente prima di
ascoltare il contenuto di quello che si dice, ascolta la musica delle parole. E
se la musica è noiosa, o, peggio, esigente, moralista, non ascolta. Molto
spesso quando si è nell’occasione di ascoltare tanti predicatori odierni, si
stacca l’audio e si pensa ai fatti propri.Per essere ascoltati bisogna prima
ascoltare quello spiffero di angoscia dentro di noi, saper parlare ai poveri da
poveri e non da teoreti. E, magari, parlare da innamorati. Non perché lo si
sappia fare. Perché lo si è.” Farsi poveri con i poveri come S.Paolo “Mi
sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a
tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno. Tutto io faccio per il vangelo, per
diventarne partecipe con loro”. (1 Corinzi 9,22-23).E tutto deve nascere
dal cercare il Padre , perché e’
Lui la via, la verità e la vita, perché
come non esiste gioia se non in lui, affinché l’amore sia fonte inesauribile
dobbiamo bere della sua acqua, perché e’ il solo che trasforma l’acqua in vino,
che rallegra le nostre giornate e ci riempie di quella gioia unica e non paragonabile con null’altro. La
gioia, inoltre, “è intimamente legata all’amore” e quest’ultimo comporta
“costanza, fedeltà, tener fede agli impegni” e la capacità di “essere generosi”
e non accontentarsi di “dare il minimo”, impegnandosi, in particolare, “per i
più bisognosi”. Una gioia speciale è “quella che si prova rispondendo alla
vocazione di donare tutta la propria vita al Signore”, attraverso la vita
monastica o missionaria, religiosa o sacerdotale.Gioiosa anche
l’esperienza del matrimonio in cui l’uomo e la donna si donano totalmente l’uno
all’altra, “per costituire una famiglia e diventare segno dell’amore di Cristo
per la sua Chiesa”.Il Santo Padre cita inoltre la gioia della conversione, in
particolare quando ci rendiamo conto che “costruire ignorando Dio e la sua
volontà porta delusione, tristezza, senso di sconfitta”. Mezzo fondamentale di
gioia ritrovata è infatti il Sacramento della Riconciliazione o Penitenza. Il
cammino verso la gioia, tuttavia, non è esente da prove. A tal proposito
Benedetto XVI ha ricordato il fulgido esempio di due beati laici nati al cielo
in giovanissima età. Secondo Piergiorgio Frassati (1901-1925) la vita “è
allegria anche attraverso i dolori”, mentre Chiara “Luce” Badano (1971-1990),
prima di morire di cancro a 18 anni, confidò che, pur soffrendo molto
fisicamente, la sua anima “cantava”. Questi due esempi ci dimostrano, quindi,
che, anche nelle prove più dure, “la gioia cristiana non è una fuga dalla realtà,
ma una forza soprannaturale per affrontare e vivere le difficoltà quotidiane”. L’invito
finale del Santo Padre ai giovani è quindi quello di essere “missionari della
gioia”. Perché la gioia “possa restare in noi, dobbiamo trasmetterla”. È
scorretta l’immagine di un cristianesimo “che opprime la nostra libertà”,
poiché i veri cristiani sanno bene di “non essere mai soli, ma di essere
sorretti sempre dalle mani di Dio”.
Tratto dai segni dei tempi.
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