sabato 14 aprile 2012

Ave Maria



INTRODUZIONE
La preghiera dell’Ave Maria è composta da due parti. La prima è formata dalle parole dell’angelo Gabriele nell’Annunciazione (Lc 1,28) e dalle parole di Elisabetta nella Visita di Maria (Lc 1,42).
La seconda parte è stata composta dalla fede e dalla devozione del popolo cristiano lungo i secoli e fu fissata nella formula che ancor oggi usiamo, dal papa Pio V, nel 1568.
Questa è la forma in lingua italiana ora in uso:

Ave, o Maria,
piena di grazia,
il Signore è con te.
Tu sei benedetta fra le donne
e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù.
Santa Maria, Madre di Dio,
prega per noi peccatori,
adesso e nell’ora della nostra morte.
Amen.
Ave:Ave è la traduzione della parola greca chaire, che vuol dire: "Rallegrati". Rallegrati, o piena di grazia, il Signore è con te (Lc 1,28). Questa parola rallegrati ha un significato messianico.
Luca infatti presenta Maria come la figlia di Sion e la personificazione del popolo eletto che attende il Messia.
Il profeta Zaccaria, annunciando la venuta del re Messia, aveva esclamato: Rallegrati, figlia di Sion, esulta, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re (Zc 9,9). E tre secoli prima il profeta Sofonia aveva usato identiche parole: Rallegrati, figlia di Sion, manda grida di gioia, Israele (Sof 3,14).
Ogni volta dunque che diciamo: Ave, Maria ci rallegriamo con lei ripetendo le stesse parole ispirate del vangelo.
Maria: Leggiamo nel vangelo di Luca: L’angelo Gabriele fu mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nazaret, a una vergine, promessa sposa di un uomo della casa di Davide, chiamato Giuseppe. La vergine si chiamava Maria (1,26-27).
Per gli antichi la scelta del nome aveva un significato di presagio, di augurio: voleva esprimere il destino e la missione della persona che lo portava.
Qual è il significato del nome Myriam, o Mariam, come scrive Luca?
Myriam, in aramaico (la lingua parlata ai tempi di Maria), significa principessa, grande signora. Ma è più probabile che il nome di Maria sia derivato dalla lingua egiziana. Difatti il nome di Maria appare nella Bibbia, per la prima volta, per indicare la sorella di Mosè e di Aronne, nata come loro durante la schiavitù in Egitto. Mosè e Aronne sono due nomi egiziani: è probabile che anche la sorella Maria avesse un nome egiziano. Myriam, in egiziano, significa: Amata da Dio.
Questo nome benedetto racchiude in sé tutto il mistero di colei che ha generato il Figlio di Dio e che è pure nostra madre.

Piena di grazia: Continuiamo la lettura del testo di Luca: Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te (1,28).
In ogni tempo Maria è stata invocata con i titoli più belli, ma nessuna parola eguaglierà mai quelle pronunciate dall’angelo: piena di grazia.
È Dio che l’ha chiamata così. È Dio che l’ha voluta così. Dio-amore che da sempre l’ha scelta per affidarle il sommo ufficio e dignità di madre di Dio, l’ha adornata, fin dal primo istante della sua concezione, degli splendori di una santità assolutamente unica (LG 56). Consacrata così ad essere tutta e solo del Signore, Maria era nella condizione ideale per rispondere con tutto l’animo e senza peso alcuno di peccato (LG 56), all’invito di colui che toglie i peccati del mondo.


Pio IX, l’otto dicembre 1854 proclamò il dogma di fede dell’Immacolata Concezione con queste parole: Maria è l’Immacolata Concezione, la tutta santa e immune da ogni peccato, anche originale, in quanto redenta in modo preventivo, in vista dei meriti di Gesù Cristo, suo Figlio. In Maria siamo davanti al capolavoro della grazia di Dio. Paolo VI, nel discorso di chiusura del Concilio ecumenico Vaticano II, l’8 dicembre 1965, così esclamava: Immacolata! Cioè Donna, la vera donna ideale e reale insieme; la creatura nella quale l’immagine di Dio si rispecchia con limpidezza assoluta, senza alcun turbamento, come avviene invece in ogni creatura umana.
Maria è la figlia prediletta del Padre e tempio dello Spirito Santo (LG 53): da sempre amata e prediletta da Dio e ricolmata della sua grazia: questo è il significato della parola greca kecharitomène, usata dall’evangelista Luca. E Maria amata infinitamente da Dio ha risposto sempre sì all’amore di Dio. Maria piena di grazia è la dimostrazione di ciò che Dio fa quando trova una persona disponibile. Lei è in anticipo quello che noi dobbiamo diventare: anche noi, infatti, siamo stati scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto (Ef 1,4).
Paolo VI ha scritto nella Marialis cultus: Ella che è libera dal peccato, a questo conduce i suoi figli: a debellare con energica risoluzione il peccato e a onorare in se stessi lo stato di grazia, cioè l’amicizia con Dio, la comunione con Lui, l’inabitazione dello Spirito (n° 57).

Il Signore è con tePiù di ogni altra creatura, Maria ha avuto Dio con sé, fin dal primo istante della sua esistenza. Ma dal momento dell’annunciazione è diventata l’Arca santa di Dio, la dimora fisica di Dio fatto uomo. Quando l’angelo le disse: Il Signore è con te, essa comprese che queste parole erano una chiamata al servizio del Signore per una missione che interessava i destini del suo popolo.
Così era iniziata la vocazione di Abramo: Non temere: io sono il tuo scudo (Gen 15,1), gli aveva detto il Signore. E a Mosè, mandato a liberare il suo popolo: Io sarò con te (Es 3,12). Così a Giosuè, a Gedeone, a Geremia, a Davide e a tutti coloro che chiama per una missione di salvezza, Dio ripete sempre: Non temere: Io sono con te.
Il momento in cui Dio realizza le sue promesse è giunto, e a collaborare al nuovo progetto del suo amore che salva, questa volta, Dio non chiama un re, un condottiero, un profeta: chiama una donna umile, Maria.
A lei viene assicurato l’aiuto di Dio per la realizzazione di questa grande missione: Il Signore è con te. Maria che primeggia tra gli umili e i poveri del Signore, i quali con fiducia attendono e ricevono da Lui la salvezza (LG 55), risponde con generosità alla proposta del Signore. Scrive san Bernardo: O Vergine, affrettati a rispondere. O Sovrana, dilla quella parola che il cielo e la terra attendono. L’attende il Signore stesso.
Maria crede e si offre a Dio in una donazione totale: Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38). Sono le parole della fede, della disponibilità, dell’amore: sono il riassunto della vita di Maria.
Dio oggi vuole avere bisogno di noi per continuare la sua storia di salvezza, e ci ripete: Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo (Mt 28,20).

Tu sei benedetta fra le donne  : In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo! (Lc 1,39-42).
Lo splendido annuncio che Dio si è fatto uomo nel grembo di una donna di Israele non si fermerà più: lo canteranno gli angeli a Betlemme e risuonerà nei secoli in ogni parte del mondo. Tutti coloro che hanno Gesù in sé sentono l’esigenza insopprimibile di portarlo agli altri, e questo annuncio è sempre motivo di gioia e fonte di salvezza.
Da duemila anni si ripete questo canto di benedizione a Maria. Nessun altro nome di donna è mai stato esaltato più del suo: Maria è certamente la donna e la mamma più amata, la creatura celebrata più di tutte nell’arte, la più pregata, la più benedetta.
Ma la Vergine non è beata per le nostre lodi, ma perché ha creduto. Elisabetta proclama: Beata colei che hai creduto nell’adempimento delle parole del Signore (Lc 1,45).
Veramente era necessaria una grande fede per credere alle grandi cose che Dio aveva operato in lei.
Maria, nell’incontro con Elisabetta, è inondata di gioia e intona il suo canto di lode: L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva. D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. Grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente e Santo è il suo nome: di generazione in generazione la sua misericordia si stende su quelli che lo temono... (Lc 1,46-50). Maria riconosce che ogni suo bene, ogni grazia, ogni sua grandezza è dono di Dio.
Ma la Vergine non si ferma ad esaltare quanto il Signore ha fatto in lei: annuncia profeticamente la misericordia di Dio per i secoli futuri. Dio sceglie gli umili, i deboli, gli oppressi per attuare i suoi progetti di salvezza e per disperdere i superbi, rovesciare i potenti dai troni e rimandare i ricchi a mani vuote. Questo cantico della Vergine è l’inno di ringraziamento che la Chiesa innalza tutti i giorni a Dio. La gioia di Maria è diventata la gioia di tutta la Chiesa che si sente salvata e mandata a portare a tutti la gioia della salvezza.
Nella fede, nella speranza e nell’amore Maria è figura della Chiesa. Ovunque la Chiesa ha annunciato Gesù, contemporaneamente ha sempre proclamato benedetta e beata colei che gli fu madre. La nostra pietà filiale verso di lei è un aspetto indispensabile della nostra vita in Cristo.
Maria non è solo la strada scelta da Dio per farsi uomo: è anche la via che conduce a Cristo (MC 32), il nostro punto di orientamento più sicuro per metterci al servizio del Signore. Ogni incontro con lei si risolve in un incontro con Cristo stesso: Mentre onoriamo la madre, il Figlio è debitamente conosciuto, amato, glorificato, e sono osservati i suoi comandamenti (cf LG 66; MC 36), infatti quando si predica e si onora Maria, ella rinvia i credenti al Figlio suo, al suo sacrificio e all’amore del Padre (cf LG 65).
Teniamo presente il forte richiamo del Concilio: I fedeli... si ricordino che la vera devozione non consiste né in uno sterile e passeggero sentimentalismo né in una certa qual vana credulità, ma bensì procede dalla fede vera, dalla quale siamo portati a riconoscere la preminenza della Madre di Dio e siamo spinti al filiale amore verso la Madre nostra e all’imitazione delle sue virtù (LG 67).

Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù: Giuseppe, che era della casa e della famiglia di Davide, dalla città di Nazaret e dalla Galilea salì in Giudea alla città di Davide, chiamata Betlemme, per farsi registrare insieme con Maria sua sposa, che era incinta. Ora mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo depose in una mangiatoia, perché non c’era posto per loro nell’albergo (Lc 2,4-7).
Il suo figlio primogenito non diminuì la sua verginale integrità, ma la consacrò (LG 57), perché nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37).
E nella grotta di Betlemme, l’amore materno divenne adorazione. Solo in Maria questi due sentimenti trovarono esatta coincidenza. Leggiamo quello che scrive con grande effusione Jean Paul Sartre: La Vergine è pallida e guarda il bimbo con meraviglia ansiosa. Perché il Cristo è suo figlio, la carne della sua carne e il frutto delle sue viscere... E sul momento la tentazione è così forte che dimentica che è Dio. Lo stringe fra le sue braccia e gli dice: "Piccolo mio. Ma in altri momenti, resta interdetta e pensa: Dio è là, ed è presa da un timore religioso per questo Dio che non parla, per questo bambino che incute timore... Ma io penso che vi sono anche degli altri momenti rapidi e fuggevoli in cui lei sente al tempo stesso che il Cristo è suo figlio, il suo piccolo, e che è Dio. Lo guarda e pensa: "Questo Dio è il mio bambino. Questa carne divina è la mia carne. Egli è fatto di me, ha i miei occhi, e questa forma della sua bocca è la forma della mia, mi assomiglia". "Egli è Dio e mi assomiglia". E nessuna donna ha avuto in tal modo il suo Dio per sé sola, un Dio piccolino che si può prendere tra le braccia e coprire di baci, un Dio tutto caldo che sorride e che respira, un Dio che si può toccare e che ride... (J.P. Sartre, Bariona).
Benedetto il frutto del tuo seno, Gesù. San Bernardo scrive che il nome di Gesù è miele per la bocca, melodia per l’orecchio, giubilo per il cuore, luce, cibo, medicina (Ct 15,5).
Quando concludiamo la prima parte dell’Ave Maria con questo nome soave risvegliamo in noi i sentimenti di una grande meraviglia, ammirazione e riconoscenza per Maria che ce l’ha dato, e rinnoviamo per mezzo di lei la nostra consacrazione a Gesù, Dio che salva: Nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra; e ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore, a gloria di Dio Padre (Fil 2,10). Non vi è infatti altro nome dato agli uomini sotto il cielo nel quale sia stabilito che possiamo essere salvati (At 4,12).

Santa Maria: La madre di Gesù ha dato al mondo la vita stessa, che tutto rinnova, e da Dio è stata arricchita di doni degni di una così grande carica. Nessuna meraviglia quindi se presso i santi Padri invalse l’uso di chiamare la madre di Dio la tutta santa, immune da ogni macchia di peccato, dallo Spirito Santo quasi plasmata e resa una nuova creatura. Adorna fin dal primo istante della sua concezione degli splendori di una santità del tutto singolare, la Vergine di Nazaret è, per ordine di Dio, salutata dall’angelo dell’annunciazione come "piena di grazia (Lc 1,38)" (LG 56).
La sua santità però non fu soltanto frutto dei doni di Dio, ma altresì il frutto della continua e generosa corrispondenza della sua libera volontà (SM 4).
La sua non fu una santità celeste, ma una santità umana che maturò in un aspro cammino di fede e in una carità sempre più generosa, attraverso il dono di tutta se stessa a Dio, fino all’offerta del suo unico Figlio sulla croce.
Santi sono coloro che ascoltano la Parola di Dio e la mettono in pratica, con amore, in ogni momento. Leggiamo nel vangelo di Luca: "Beato il ventre che ti ha portato e il seno da cui hai preso il latte!" Ma egli disse: "Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!" (Lc 11,27-28).
E san Marco ci racconta: Giunsero sua madre e i suoi fratelli e, stando fuori, lo mandarono a chiamare. Tutto intorno era seduta la folla e gli dissero: "Ecco tua madre, i tuoi fratelli e le tue sorelle sono fuori che ti cercano. Ma egli rispose loro: "Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?" Girando lo sguardo su quelli che gli stavano seduti attorno, disse: "Ecco mia madre e i miei fratelli! Chi compie la volontà di Dio, costui è mio fratello, sorella e madre" (Mc 3,31-35).
I vangeli ci presentano Maria sempre attenta alla parola di Dio e disposta a fare la sua volontà. Questo è stato l’atteggiamento costante della sua vita, fedele all’offerta che aveva fatto di se stessa a Dio: Eccomi, sono la serva del Signore: avvenga di me quello che hai detto (Lc 1,38).
Per lei non fu facile accettare e vivere la parola di Dio nella sua vita: il suo cammino nella fede fu lungo e sofferto. Quella di Maria fu la santità di una donna forte che conobbe povertà e sofferenza, fuga ed esilio di una donna che pur completamente abbandonata alla volontà del Signore, fu tutt’altro che donna passivamente remissiva o di una religiosità alienante, una donna che non dubitò di proclamare che Dio è giudice degli umili e degli oppressi e rovescia dai loro troni i potenti del mondo (MC 37).
Ora Maria, come un giorno con la sua azione favorì la fede della comunità apostolica (MC 37), è presente nella Chiesa e cammina innanzi al popolo di Dio e guida e stimola tutti noi alla santità.
Quando siamo con lei, crediamo, come gli apostoli a Cana, apriamo il cuore allo Spirito Santo, come gli apostoli nel giorno di Pentecoste. Il suo sì è per tutti i cristiani lezione ed esempio per fare dell’obbedienza alla volontà del Padre la via e il mezzo della propria santificazione.

Madre di Dio:Con questo titolo straordinario giungiamo al cuore dell’Ave Maria, alla sorgente da cui irradiano la grandezza e i privilegi di Maria; siamo al fondamento della nostra devozione per lei, della fiducia nel suo aiuto. Dio ha deciso di abitare in mezzo a noi non presentandosi improvvisamente come uomo adulto, ma scegliendo una madre da cui nascere; si è presentato come fratello dell’umanità, non come estraneo. Scrive san Paolo: Quando venne la pienezza dei tempi, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna... perché ricevessimo l’adozione a figli (Gal 4,4). Dio fatto uomo è nato da Maria che perciò si chiama ed è vera Madre di Dio. Questo è il senso del primo dogma mariano proclamato dal Concilio di Efeso, nell’anno 431: Maria è Theotòkos, Madre di Dio. Giustamente la liturgia canta: Hai generato il tuo Creatore; e Dante esprime la sua stupenda sintesi: Vergine Madre, figlia del tuo Figlio.
Maria, umile creatura, finita, nata nel tempo, può chiamare veramente Figlio mio, il Figlio di Dio, l’Amore eterno. Colui che è da sempre nel seno del Padre può chiamarla Mamma.
Generando Gesù di Nazaret, Maria genera il Salvatore, perfetto Dio e perfetto uomo, il Mediatore che riconcilia con il Padre l’uomo peccatore. Così Maria, fin dall’inizio cooperò in modo tutto speciale all’opera del Salvatore, con l’ubbidienza, la speranza e l’ardente carità, per rinnovare la vita soprannaturale delle anime. Per questo divenne per noi madre, nel piano della grazia (LG 61).
La liturgia ci dice che Maria venne data a noi come madre dolcissima presso la croce del Cristo. Leggiamo nel vangelo secondo Giovanni: Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Cleofa e Maria di Magdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: "Donna, ecco il tuo figlio!". Poi disse al discepolo: "Ecco la tua madre!". E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa (Gv 19,25-27).
Maria accoglie con amore il dono della nuova maternità che prolunga e porta a compimento la prima. Nella grotta di Betlemme ha partorito il capo, sul Calvario ha partorito le membra del Corpo mistico di Cristo. È la Madre del Cristo totale: Capo e membra. È la madre della Chiesa.
Acconsentendo al sacrificio del Figlio, dimostrò che essa non fu madre gelosamente ripiegata sul proprio Figlio divino, ma donna che con la sua azione favorì la fede della comunità apostolica in Cristo e la cui funzione materna si dilatò, assumendo sul Calvario dimensioni universali (MC 37).
Questa maternità di Maria, nell’economia della grazia, perdura senza soste (LG 62) ed essa coopera alla nascita in Cristo di una moltitudine immensa di figli perché egli sia il primogenito fra molti fratelli (Rm 8, 29) e li aiuta a crescere fino alla sua statura, finché egli sia tutto in tutti (Col 3,11).Madre di Dio e Madre della Chiesa, Maria è anche Madre di tutta l’umanità. Maria è la Madre di tutti gli uomini perché ci ha dato Gesù che è la vita del mondo (Gv 9,5). Se uno accoglie la vita eterna che è Gesù, diventa figlio di Maria. Nel progetto di Dio Maria da sempre è esistita per essere la Madre.

Prega per noi peccatori :Maria è la Vergine in preghiera: così ci appare nella visita a Elisabetta, alle nozze di Cana, con gli apostoli nell’attesa dello Spirito a Pentecoste.
Ciò che ha fatto allora, Maria continua a farlo lungo i secoli: prega per noi, intercede per i suoi figli. Dice il Concilio: Assunta in cielo ella non ha deposto questa missione di salvezza, ma con la sua molteplice intercessione continua a ottenerci i doni della salvezza eterna. Nella sua materna carità si prende cura dei fratelli del Figlio suo ancora pellegrinanti e posti in mezzo a pericoli e affanni, fino a che non siano condotti nella patria beata. Per questo la beata Vergine è invocata nella Chiesa con i titoli di avvocata, ausiliatrice, soccorritrice, mediatrice (LG 62).
Avvocata e ausiliatrice, Maria avvolge la nostra vita con il suo amore materno: anche se viviamo in anni difficili e inquieti, la fiducia nel suo aiuto continua ad alimentare le nostre speranze. Ancora oggi ripetiamo con fede l’antichissima preghiera giunta a noi su una frangia corrosa di un papiro egiziano del III secolo: Sotto la tua protezione ci rifugiamo, o Santa Madre di Dio. Ascolta le preghiere che ti rivolgiamo nelle nostre difficoltà, e liberaci sempre da ogni male, o Vergine gloriosa e benedetta.
La prima grazia da chiedere a Maria è la salvezza eterna. San Giovanni Bosco raccomandava con insistenza ai suoi ragazzi: Dite ogni sera tre Ave Maria con l’invocazione: Cara Madre, Vergine Maria, fate che io salvi l’anima mia!. È proprio questa la grazia che chiediamo con le parole prega per noi peccatori. Riconosciamo la nostra situazione di peccato e ci rivolgiamo a lei, l’Immacolata, che ha visto il terribile volto del peccato riflesso sul corpo insanguinato del suo Figlio sul Calvario. E lei che è il rifugio dei peccatori si rivolge al Figlio e lo supplica per noi: Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà degli uomini tuoi fratelli e miei figli.
È per la preghiera di Maria, speranza e aurora di salvezza al mondo intero, che possiamo essere certi di incontrare suo Figlio che è la salvezza di tutti.

Adesso e nell’ora della nostra morte. Amen: La preghiera dell’Ave Maria non chiede nulla di preciso e di specifico: preghiamo Maria perché preghi Dio per noi.
E Dio, il Padre nostro, sa di quali cose abbiamo bisogno prima ancora che gliele chiediamo (cf Mt 6,8). A Maria invece chiediamo di pregare sempre per noi, adesso, in ogni momento della nostra vita, e soprattutto nell’ora della nostra morte.
Fra tutte le ore della vita, non ce n’è una più preziosa di quella della morte. Con le ultime parole dell’Ave Maria noi mettiamo nelle mani della Madonna quell’ora decisiva.
Non ci deve essere paura o tristezza in noi quando pensiamo alla morte. Noi crediamo che Gesù ha vinto la morte e ha fatto risplendere la vita e l’immortalità per mezzo del vangelo... Certa è questa parola: Se moriamo con lui, vivremo anche con lui (2Tm 1,10; 2,11).
Anche in questo Maria è per noi segno di sicura speranza: quello che si è realizzato in lei si realizzerà anche in noi, il suo traguardo è anche il nostro. Maria è stata associata in corpo e anima al destino di Cristo risorto: il suo corpo non ha subìto la corruzione del sepolcro. È questo il dogma dell’Assunzione, proclamato dal papa Pio XII, il 1° novembre 1950: È verità di fede rivelata da Dio che l’Immacolata e sempre Vergine Maria, Madre di Dio, compiuto il corso della sua vita terrena, è stata assunta nella gloria celeste con l’anima e il corpo.
Gesù aveva pregato: Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria (Gv 17,24). Per questo ha voluto subito accanto a sé sua madre, in anima e corpo, come primizia del compimento del disegno divino di salvezza. Noi che siamo il raccolto, verremo dopo. Ma è fin d’ora per noi motivo di grande gioia guardare a Maria assunta in cielo come alla prova che il nostro destino è il cielo, che la nostra meta è lassù, che la strada sulla quale camminiamo, e spesso inciampiamo, porta al paradiso.
Maria assunta in cielo in anima e corpo è ancora una vera donna, come Gesù risorto è ancora veramente uomo. Questo non significa che essa viva su un astro lontano da cui si muove per apparire talvolta tra noi. Significa invece che è realmente viva, presente e operante fra noi nella nuova realtà pasquale della risurrezione, nella pienezza della sua umanità glorificata. L’assunzione dunque non l’ha allontanata da noi, anzi l’ha resa più vicina. Una madre non può stare lontana dai suoi figli: li cerca se si allontanano, li rialza se cadono, li sostiene quando sono incerti. Il cammino con lei diventa più facile e anche la sua meta diventa più raggiungibile e luminosa.
Nell’ora della nostra morte Maria ci verrà incontro insieme con Gesù e ci annunzierà l’inizio di quel giorno eterno che non conosce tramonto, nella dimora di cui sta scritto: Ecco la dimora di Dio con gli uomini! Egli dimorerà tra loro ed essi saranno suo popolo ed egli sarà il "Dio-con-loro". E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate (Ap 21,3-4).
L’inno di lode a colei che si è proclamata la serva del Signore si chiude nella contemplazione del suo destino di beatitudine eterna, esempio di ciò che avverrà per tutti quelli che sono del Signore. Anche questo ci dice che Maria non è il traguardo della nostra esistenza: il traguardo definitivo è il Padre, e la sola via al Padre è Cristo (Cf Gv 14,4-11). Dobbiamo essere afferrati da Cristo, conformare la nostra condotta alla sua, avere i suoi stessi sentimenti. Ma come potremo vivere della sua vita e possedere il suo Spirito? Il Papa Paolo VI ha detto: Se vogliamo essere di Cristo dobbiamo essere mariani, cioè dobbiamo riconoscere il rapporto essenziale, vitale, provvidenziale che unisce la Madonna a Gesù e che apre a noi la via che a lui conduce (Paolo VI, Bonaria 24.4.1970).
Quanto più, dunque, ci avvicineremo a lei, tanto più entreremo in stretto rapporto con Cristo. Da lei è nato il Cristo: ogni uomo che rinasce in Cristo non può avere altra madre, perché Maria è figura e madre della Chiesa che genera i nuovi figli di Dio.
Lei è la prima e la più perfetta seguace di Cristo (MC 35) e resta per noi il modello, l’esempio, la guida, l’aiuto insostituibile, la madre che ci prende per mano, ci conduce al suo Gesù e ci dice: Fate quello che vi dirà (Gv 2,5). Queste sono le ultime parole di Maria che il vangelo ci ha trasmesso come suo testamento: sono le parole del testamento di nostra Madre

 di Pedron Lino

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